23 Jul, 2025 - 14:38

La febbre del Nilo è contagiosa e mortale? Ecco come si trasmette e qual è il tasso di mortalità

La febbre del Nilo è contagiosa e mortale? Ecco come si trasmette e qual è il tasso di mortalità

Negli ultimi anni, il virus West Nile – comunemente noto come febbre del Nilo – ha destato crescente attenzione in Italia e in Europa a causa dell’aumento dei casi legati al cambiamento climatico e alla diffusione delle zanzare portatrici. Ma quanto è realmente pericoloso questo virus? È contagioso tra le persone?

Cos’è la febbre del Nilo e come si trasmette?

La febbre del Nilo Occidentale è una malattia infettiva virale causata dal West Nile Virus (WNV), appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, la stessa di altri virus noti come dengue e febbre gialla. Il principale vettore del virus sono le zanzare del genere Culex, particolarmente diffuse anche nel nostro Paese, soprattutto nelle aree temperate e umide.

Il ciclo del virus coinvolge principalmente gli uccelli selvatici, che fungono da serbatoio naturale, e le zanzare che, pungendoli, si infettano e successivamente possono trasmettere il virus a esseri umani e altri animali quando si nutrono di sangue.

Il virus è contagioso?

Una delle principali domande riguarda la contagiosità della febbre del Nilo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità e gli esperti di virologia, la risposta è chiara: il virus NON si trasmette da persona a persona attraverso il contatto, la saliva, l’aria o altre vie simili:

  • Non ci si può contagiare stando vicino a una persona infetta.
  • Non si trasmette tramite abbracci, baci o uso condiviso di oggetti.
  • Le rare eccezioni riguardano solo il trapianto di organi, la trasfusione di sangue e la trasmissione da madre a feto.

Di conseguenza, non è necessario isolare i pazienti o preoccuparsi di un contagio diretto tra esseri umani.

Sintomi e decorso della malattia

  • Nella maggior parte dei casi (circa 80%), l’infezione decorre senza sintomi o con sintomi molto lievi e simil-influenzali: febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, talvolta sfoghi cutanei.

Il quadro cambia in una piccola percentuale di casi:

  • Circa il 20% dei casi manifesta sintomi di media intensità.
  • Meno dell’1% degli infetti può sviluppare forme gravi, in particolare danni al sistema nervoso centrale come encefalite, meningite o paralisi flaccida, che possono talvolta portare a conseguenze permanenti o, nei casi estremi, al decesso.
  • Le persone anziane e i soggetti fragili (immunodepressi, con patologie croniche o altre comorbidità) sono più esposti al rischio di sviluppare complicanze severe.

Tasso di mortalità della febbre del Nilo

Negli ultimi anni, l’andamento epidemiologico in Italia mostra come il WNV possa effettivamente causare decessi, ma in una quota molto limitata rispetto al numero totale di infettati:

Nel 2023, si sono registrati 27 decessi legati al virus West Nile contro 37 del 2022.

Nel 2025, il primo caso fatale ha riguardato una donna di 82 anni, mentre i casi gravi restano comunque pochi rispetto alla diffusione nazionale della malattia.

Secondo i bollettini ufficiali, solo 1 caso su 1.000 arriva alle conseguenze più gravi e fatali, tipicamente tra i soggetti più vulnerabili.

Non esiste un vaccino: cosa raccomandano gli esperti per la prevenzione

Ad oggi, non è disponibile un vaccino per la febbre del Nilo, né una terapia specifica. I trattamenti sono esclusivamente sintomatici, e nei casi gravi è necessario il ricovero ospedaliero per stabilizzare le funzioni vitali. Per questo motivo, la prevenzione rimane la strategia più efficace:

  • Protezione dalle punture di zanzare: uso di repellenti e zanzariere, indossare abiti chiari e a maniche lunghe, evitare l’esposizione all’aperto nelle ore serali e notturne.
  • Eliminazione dei ristagni d’acqua: svuotare regolarmente i sottovasi, tenere pulite le grondaie e cambiare spesso l’acqua delle ciotole per animali domestici.
  • Seguire le indicazioni dei bollettini epidemiologici dell’ISS e dei dipartimenti regionali di sanità, specialmente nelle aree endemiche.

Cosa fare in caso di sintomi?

Chi presente sintomi compatibili (febbre alta, forti mal di testa, debolezza, torpore, disturbi neurologici) deve contattare il medico, che valuterà la necessità di approfondimenti diagnostici e, se necessario, del ricovero.

Nei casi lievi, i sintomi regrediscono spontaneamente in pochi giorni con riposo, idratazione e farmaci sintomatici (antipiretici, antidolorifici). Nei casi severi viene offerto supporto ospedaliero (idratazione endovenosa, assistenza neurologica).

Gli esperti raccomandano una prudente vigilanza, il rispetto delle regole di prevenzione e l’attenzione ai sintomi, ricordando che la stragrande maggioranza delle infezioni decorre in modo benigno e senza complicazioni.

Consultare i bollettini ufficiali e rivolgersi sempre a un medico in caso di sintomi sospetti è il modo migliore per proteggersi e informarsi correttamente.

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