Il 23 luglio 2025 la Corte d’Assise di Modena ha emesso la sentenza di primo grado nei confronti di Mohamed Gaaloul, riconoscendolo colpevole dell’omicidio di Alice Neri. La vicenda, che ha profondamente scosso l’opinione pubblica italiana, conclude il suo primo atto processuale con una condanna pesantissima: trent’anni di carcere per l’unico imputato di uno dei casi di cronaca più seguiti degli ultimi anni.
La famiglia Neri, presente in aula insieme a numerose associazioni in difesa delle donne, ha accolto la decisione con dignità ma senza alcuna sensazione di giustizia vera, come sottolineato dalle loro stesse dichiarazioni.
La giovane Alice Neri era stata trovata senza vita il 18 novembre 2022 nelle campagne di Concordia, provincia di Modena, il suo corpo carbonizzato nel bagagliaio dell’auto. Dopo un percorso giudiziario durato oltre un anno e mezzo, il processo ha ricostruito i tragici eventi che hanno portato all’omicidio, stabilendo la responsabilità di Gaaloul nonostante la sua dichiarazione di innocenza e le forti contestazioni della difesa.
Mohamed Gaaloul è nato in Tunisia e attualmente ha 30 anni. Era residente in Italia, precisamente a Vallalta, una frazione di Concordia, dove viveva con la moglie che aveva sposato da poco. Giunto da giovane nel nostro Paese, si era integrato nel tessuto sociale ed economico locale, pur mantenendo forti legami con la sua terra d’origine.
Le sue radici tunisine sono ben note sia alle autorità sia alla comunità locale, dove Gaaloul era conosciuto come un uomo dal carattere complesso, con precedenti rapporti personali e lavorativi nella zona di Modena. L’accusa, durante il processo, ha ricostruito frammenti della sua vita privata, tracciando un profilo di una persona in cerca di riscatto ma anche capace di comportamenti contraddittori.
Il percorso lavorativo di Mohamed Gaaloul è stato segnato da una serie di impieghi precari, tipici di molti immigrati nella bassa modenese. Alcune testimonianze hanno parlato di lavori saltuari in ambito agricolo e di collaborazioni nelle filiere locali; altre fonti evidenziano la sua permanenza anche all’estero per ragioni di lavoro, in particolare in Francia.
Infatti, nelle settimane successive all’omicidio di Alice Neri, Gaaloul è stato arrestato proprio in territorio francese, dove secondo la sua versione si era recato per motivi professionali, anche se per la Procura quella fuga aveva il sapore di una vera e propria latitanza.
Nonostante la descrizione di una vita lavorativa in condizioni di fragilità, nel processo non sono emersi dettagli di grande rilievo su un’occupazione stabile o qualificata, rafforzando l’immagine di un’esistenza segnata dalla necessità di arrangiarsi, come molti nella sua condizione.
La domanda su cosa abbia spinto Mohamed Gaaloul a compiere un gesto così efferato rappresenta ancora oggi uno dei punti più dolorosi e discussi. Secondo l’accusa e la sentenza, la notte tra il 17 e il 18 novembre 2022, Gaaloul e Alice Neri si sono incontrati all’uscita di un locale.
La ricostruzione basata su testimonianze, filmati di telecamere e perizie ha indicato che i due si sono appartati nelle campagne di Concordia, dove successivamente è stato ritrovato il corpo della giovane donna. Per l’accusa, il movente principale sarebbe stato un tentativo di violenza sessuale, sfociato poi nell’aggressione mortale quando Alice si sarebbe ribellata.
L’autopsia ha rilevato numerose coltellate dirette agli organi vitali, segnale di una feroce violenza. Secondo la procura, dopo il delitto Gaaloul avrebbe dato fuoco al corpo e all’autovettura per cercare di cancellare ogni traccia, aggravando così la sua posizione processuale.
Gli inquirenti hanno sottolineato diversi elementi che inchiodano il tunisino: le immagini che lo ritraggono con la vittima, le macchie di olio compatibili con il combustibile usato nell’incendio rinvenute su suoi abiti, e i suoi comportamenti immediatamente successivi al delitto, come le chiamate sospette a conoscenti e soprattutto la fuga improvvisa in Francia.
Nonostante le continue dichiarazioni di innocenza di Mohamed Gaaloul – che in aula ha ribadito di non avere mai avuto motivi per fare del male ad Alice Neri – la Corte d’Assise ha sancito la sua colpevolezza, infliggendogli la pesante condanna a trent’anni di reclusione.
Il caso, con le sue drammatiche sfaccettature, continua comunque a far discutere e a dividere l'opinione pubblica.