25 Jul, 2025 - 17:04

Come è morto Donato Bilancia? La malattia durante la pandemia di Covid

Come è morto Donato Bilancia? La malattia durante la pandemia di Covid

Donato Bilancia è una delle figure più controverse e drammatiche della cronaca nera italiana.

Soprannominato il “mostro dei treni”, il “serial killer delle prostitute” o semplicemente il più spietato assassino seriale della storia recente d’Italia, Bilancia ha segnato un’epoca tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio con i suoi efferati delitti. 

Donato Bilancia: malattia e causa della morte

Donato Bilancia è morto il 17 dicembre 2020 all’età di 69 anni nel carcere Due Palazzi di Padova, dove stava scontando una lunga detenzione in seguito alla condanna a tredici ergastoli per diciassette omicidi, commessi tra il 1997 e il 1998 tra Liguria e Piemonte.

La causa della morte è tutt’altro che misteriosa: Bilancia è stato ucciso dal Covid-19, contratto durante la seconda ondata della pandemia che, soprattutto negli istituti di pena, ha mietuto numerose vittime a causa dell’impossibilità di rispettare pienamente le norme di distanziamento sociale e della presenza di numerosi detenuti con patologie pregresse.

Il coronavirus è penetrato all’interno del carcere Due Palazzi, contagiando vari detenuti. Bilancia non ha fatto eccezione: già provato dall’età e da una salute non ottimale, le complicanze respiratorie causate dal virus si sono rivelate fatali.

A nulla sono valsi i tentativi di cura: la malattia ha avuto un decorso rapido e letale, stroncando la vita di un uomo che, per più di vent’anni, aveva rappresentato un incubo per molte famiglie.

La salute di Donato Bilancia prima del Covid

Già da molti anni prima dell’arrivo del virus, le condizioni di salute di Bilancia erano piuttosto precarie.

Era un forte fumatore, soffriva di problemi respiratori e, a quanto riportano alcune testimonianze, risultava affetto da asma, una patologia che lo aveva accompagnato anche durante la detenzione.

Questo quadro clinico ha aggravato le conseguenze del contagio da coronavirus, contribuendo al decorso infausto della malattia.

Nonostante le difficoltà e l’isolamento del carcere, Bilancia aveva cercato una sorta di rieducazione personale: aveva ottenuto un diploma in ragioneria e, infine, si era laureato in Progettazione e gestione del turismo culturale. Un percorso di reinserimento incompleto, interrotto tragicamente dalla pandemia.

Il contesto della pandemia

Il 2020 è stato un anno drammatico per il sistema carcerario italiano: sovraffollamento, scarse risorse mediche, difficoltà di gestione dei focolai hanno reso le carceri uno degli ambienti a maggior rischio di contagio.

I detenuti più fragili, spesso affetti da malattie croniche, sono state tra le prime vittime del Covid-19. Il caso Bilancia è emblematico di questa situazione: il virus non ha guardato il curriculum criminale, la storia personale o le condanne, colpendo chiunque si trovasse in condizioni di vulnerabilità sanitaria all’interno degli istituti penali.

Un’uscita di scena inaspettata

Per molti osservatori, la scomparsa di Donato Bilancia per mano del Covid-19 è stata particolarmente significativa. Dopo una vita passata alla ribalta delle cronache per la sua ferocia, Bilancia ha trovato la morte per una causa che ha accomunato vittime “innocenti” e colpevoli, senza distinzioni.

Un’uscita di scena silenziosa, in un letto di ospedale penitenziario, lontano dai riflettori, senza funerali pubblici né commemorazioni. Resta la memoria delle sue vittime, il dolore dei familiari e una storia che continuerà a fare discutere ancora a lungo.

 

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