25 Jul, 2025 - 17:29

Come è morto il fratello di Donato Bilancia, Michele? Il suicidio con il figlio sotto al treno

Come è morto il fratello di Donato Bilancia, Michele? Il suicidio con il figlio sotto al treno

La storia di Donato Bilancia, tristemente noto come il “mostro dei treni”, è profondamente segnata da un evento traumatico che ha avuto un ruolo centrale nella sua formazione psicologica: la morte del fratello maggiore, Michele.

Questo episodio, per violenza e disperazione, ha rappresentato una cesura drammatica sia nella vita di Donato che in quella di tutta la sua famiglia, contribuendo ad alimentare il disagio che avrebbe poi caratterizzato la parabola criminale dell’assassino.

Una tragedia familiare: il suicidio di Michele Bilancia

Il 19 marzo 1987, Michele Bilancia compì un gesto estremo che sconvolse definitivamente l’equilibrio già precario della famiglia.

Sofferente da tempo di una profonda depressione, aggravata da una recente separazione coniugale e soprattutto dalla prospettiva di perdere l’affidamento dell’amato figlio di quattro anni, Michele decise di porre fine alla sua vita in modo tragicamente eclatante.

Quel pomeriggio, intorno alle 14.39, portò con sé il bambino su una piazzola di cemento vicino ai binari della stazione di Pegli, alle porte di Genova.

Secondo le cronache dell’epoca, i macchinisti di un treno espresso, diretto a Genova, si accorsero della presenza di quell’uomo appartato vicino ai binari. Non appena il treno si avvicinò, Michele prese in braccio il figlioletto e, davanti agli occhi attoniti dei presenti, si gettò con il bambino contro la motrice del convoglio in corsa.

L’impatto fu devastante e per entrambi non ci fu scampo: i corpi furono trascinati per diversi metri lungo i binari, offrendo una scena di rara e dolorosa crudeltà.

Perché Michele Bilancia si è suicidato?

Le motivazioni che spinsero Michele al suicidio emergono con chiarezza dalle testimonianze e dai dettagli biografici.

L’uomo era reduce da una difficile separazione dalla moglie, che proprio la mattina di quel tragico giorno aveva avviato le procedure per ottenere l’affidamento esclusivo del bambino.

Michele, devastato all’idea di perdere il figlio, visse la prospettiva della solitudine come un dolore intollerabile.

La decisione di trascinare con sé anche il piccolo fu l’espressione più disperata e distruttiva di un amore paterno che non riusciva a immaginare separato dal figlio.

L’impatto sulla psiche di Donato Bilancia

Il suicidio del fratello, con modalità tanto drammatiche e pubbliche, rappresentò un trauma irrisolto e devastante per Donato Bilancia. I due fratelli, molto legati, avevano condiviso un’infanzia segnata da durezza e mancanza di affetto familiare.

La perdita violenta di Michele acutizzò la già instabile fragilità emotiva di Donato, facendo emergere sentimenti di rabbia, risentimento e un crescente senso di isolamento.

In particolare, fonti biografiche e successivi racconti suggeriscono come questo lutto abbia contribuito a plasmare in Donato una visione cupa e vendicativa della vita, rafforzando il suo odio verso la cognata, ritenuta colpevole della tragedia, e verso le donne in generale.

Il trauma divenne una sorta di detonatore psicologico, influenzando (direttamente o indirettamente) la deriva violenta e la misoginia che avrebbero segnato la sua carriera di serial killer.

Dall’elaborazione del dolore alla follia criminale

Dopo la morte del fratello, la già fragile struttura psichica di Donato iniziò a mostrare segni evidenti di disgregazione. Il suicidio di Michele, vissuto come un dolore senza possibilità di consolazione, accentuò la tendenza di Donato all’isolamento e al rancore.

Le sue stesse dichiarazioni nei processi lasciano intendere il peso ingombrante di quel lutto irrisolto: l’odio contro la cognata, la diffidenza verso le donne, il cinismo nei confronti della vita e il ricorso ad azioni criminali furono, nel racconto del killer, una sorta di risposta istintiva e autodistruttiva allo strappo familiare.

Un capitolo oscuro che ha segnato una generazione

La morte di Michele Bilancia, con il trascinamento nella morte anche del figlioletto di quattro anni, rimane uno degli episodi più dolorosi della cronaca nera italiana. Non solo per la spaventosa brutalità del gesto, ma anche – e soprattutto – per il suo ruolo di detonatore emotivo nella storia personale di Donato Bilancia.

L’assassino dei treni, la cui furia ha segnato profondamente l’Italia di fine anni '90, affonda parte delle sue radici nell’abisso di questo lutto familiare, che ha trasformato un dolore privato in una tragedia che avrebbe finito per coinvolgere decine di vittime innocenti.

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