Gli interventi edilizi sulle parti comuni dei condomini possono beneficiare di importanti detrazioni fiscali, pensate per promuovere la riqualificazione degli edifici e migliorare la qualità della vita.
Le agevolazioni riguardano principalmente i lavori di ristrutturazione, l’efficientamento energetico e l’eliminazione delle barriere architettoniche nelle aree comuni. Ovviamente, ci stiamo riferendo al più che noto bonus ristrutturazioni.
Ma quali sono le regole e le condizioni per poter usufruire di questi vantaggi? In questo articolo, vedremo come funzionano le detrazioni, chi può usufruirne e tutti gli interventi ammessi sulle parti comuni dei condomini.
Dal 1° gennaio 2025, le regole del bonus ristrutturazione si articolano in base alla destinazione dell’immobile:
Ciò significa che conta se si tratta di prima o seconda casa, con una differenza tangibile, in termini di detrazione fiscale e di tetto massimo. In soldoni, stiamo parlando della questione della residenza per beneficiare del bonus ristrutturazioni.
Il bonus ristrutturazioni, in linea generale, ha valenza, rispettando le condizioni previste dalla normativa, anche per i lavori eseguiti sulle parti comuni di condominio.
Prima di addentrarci meglio nelle spiegazioni sul funzionamento della misura, è utile chiarire cosa sono le parti comuni. Si tratta, in linea di massima, di quegli elementi, beni e spazi dell’edificio utilizzati da tutti i condomini, a prescindere dal numero di proprietari. Sono definiti dall’articolo 1117 del Codice Civile e comprendono, tra gli altri:
Le detrazioni per i lavori sulle parti comuni del condominio spettano a ciascun condomino in base alla quota millesimale di proprietà, come previsto dagli articoli 1123 e seguenti del Codice Civile.
Il beneficio si applica all’anno in cui l’amministratore effettua il bonifico per il pagamento delle spese. Ogni condomino può usufruire della detrazione nella misura corrispondente alla propria quota, a condizione che abbia effettivamente versato la somma al condominio entro la scadenza per la dichiarazione dei redditi.
Per facilitare la ripartizione, l’amministratore rilascia una certificazione che indica:
Se nella certificazione figura un solo proprietario, ma le spese sono state sostenute anche da altri, questi ultimi possono comunque beneficiare della detrazione, a patto di attestare sul documento dell’amministratore la loro effettiva partecipazione e la quota di spesa a loro carico.
Lo stesso vale per familiari conviventi, partner in unione civile o conviventi more uxorio, che possono detrarre le spese sostenute per lavori condominiali, indicando sul documento gli estremi anagrafici e la quota di spesa.
Nei cosiddetti condomini minimi, ovvero quelli con non più di otto proprietari, dove non è obbligatoria la nomina dell’amministratore e manca il codice fiscale condominiale, le detrazioni sono comunque accessibili.
Secondo la circolare n. 3/E del 2 marzo 2016 dell’Agenzia delle Entrate:
Gli interventi realizzati sulle parti comuni degli edifici residenziali, per i quali ogni condomino può richiedere le detrazioni fiscali, sono definiti dal Testo Unico dell’edilizia.
Nello specifico, si tratta di tre categorie principali di lavori:
Le agevolazioni fiscali per lavori sulle parti comuni dei condomini, come ristrutturazioni, efficientamento energetico ed eliminazione delle barriere architettoniche, permettono di detrarre fino al 50% delle spese, con limiti variabili a seconda del periodo e della tipologia di immobile.
Le detrazioni spettano a ciascun condomino in base alla quota millesimale di proprietà, e gli interventi ammessi includono manutenzioni ordinarie e straordinarie, restauro conservativo e ristrutturazioni edilizie.
Anche i piccoli condomini senza amministratore possono accedere ai benefici seguendo precise modalità di pagamento e documentazione.