Adriana Asti è stata una delle figure più carismatiche e versatili del teatro e del cinema italiano, una vera “Signora delle scene” capace di attraversare generazioni lasciando un segno indelebile nella cultura del Novecento e oltre. La sua vita, costellata di successi artistici e di amori eccentrici, si è conclusa nel 2025, chiudendo un capitolo importante dell’arte e dello spettacolo italiano.
Adriana Asti si è spenta serenamente nel sonno, a Roma, la notte del 31 luglio 2025. Aveva da poco compiuto 94 anni. La notizia è stata accolta con grande cordoglio dall’intero mondo teatrale e cinematografico, che ha perso una delle sue interpreti più apprezzate e iconiche. Non risultano circostanze drammatiche o improvvise: la morte dell’attrice è stata naturale, segno di una lunga esistenza vissuta intensamente fino all’ultimo.
Adriana Asti nacque a Milano il 30 aprile 1931. Il suo nome di battesimo era Adriana Ast, ma alcuni fonti indicano anche il nome Adelaide Aste. Fin da giovanissima, la città meneghina plasmò il suo carattere ironico e raffinato, ma anche una certa vitalità e leggerezza dello spirito che l’avrebbero accompagnata per tutta la vita. Esordì sul palcoscenico nel 1951, recitando Plauto nello spettacolo “Miles gloriosus” con la compagnia stabile di Bolzano. Il primo vero successo personale arrivò poco dopo, sotto la regia di Luchino Visconti ne “Il crogiuolo” di Arthur Miller.
Sul versante della vita privata, Adriana Asti ebbe relazioni importanti che si intrecciarono spesso con la sua carriera professionale. Da giovanissima sposò il pittore Fabio Mauri, con Pier Paolo Pasolini come testimone di nozze, ma il matrimonio fu di breve durata. Successivamente ebbe una relazione e poi un matrimonio anche con il regista Bernardo Bertolucci, di cui fu musa e protagonista in “Prima della rivoluzione” (1964).
Più avanti nella vita, si legò al regista Giorgio Ferrara, con cui rimase sposata decenni ed ebbe un legame molto duraturo e complice. Non risultano figli nel suo vissuto personale, ma il suo amore per l’arte e per le nuove generazioni di interpreti ha rappresentato per lei una vera forma di “maternità” creativa e spirituale.
La carriera di Adriana Asti è una delle più brillanti e articolate del panorama culturale italiano. Lanciata da Luchino Visconti sia in teatro che in cinema (“Rocco e i suoi fratelli”), fu interprete prediletta di registi come Giorgio Strehler e Pier Paolo Pasolini, con cui lavorò ne “Accattone” (1961). Conquistò la platea internazionale grazie a ruoli decisivi in “Prima della rivoluzione” di Bertolucci, “Il fantasma della libertà” di Buñuel, e soprattutto nei numerosi spettacoli teatrali scritti o adattati per lei, come “Ti ho sposato per allegria” di Natalia Ginzburg.
Sperimentò tutti i generi artistici: dall’erotico con Tinto Brass (“Caligola”, “Action”) ai ruoli pirandelliani e beckettiani, passando per il cinema d’autore e quello di massa. Recitò per Giorgio Albertazzi, Paolo Poli, Glauco Mauri e fu anche doppiatrice di grandi attrici come Claudia Cardinale e Stefania Sandrelli. Tra i suoi premi, vanno ricordati i Nastri d’Argento, il David di Donatello e il Ciak d’Oro.
Negli ultimi anni tornò alla ribalta con “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana (2003), ricevendo il suo terzo Nastro d’Argento, e fu un punto di riferimento e mentore per giovani registi e attori.
Adriana Asti lascia un’eredità immensa, non solo per il valore delle sue interpretazioni ma per quel mix unico di profondità e leggerezza che era diventato il suo tratto distintivo, ammirato da colleghi e pubblico di ogni età.