01 Aug, 2025 - 10:19

Garlasco, il giudice Vitelli che assolse Stasi: "Ecco perché lo scontrino di Sempio mi insospettì"

Garlasco, il giudice Vitelli che assolse Stasi: "Ecco perché lo scontrino di Sempio mi insospettì"

Il delitto di Garlasco continua a suscitare attenzione, polemiche e nuovi interrogativi. A distanza di anni dalla tragica uccisione di Chiara Poggi, avvenuta il 13 agosto 2007, il caso vive una nuova stagione di confronti e revisioni, soprattutto dopo le dichiarazioni di Stefano Vitielli, il giudice che nel 2009 aveva assolto in primo grado Alberto Stasi. Al centro delle novità, lo scontrino di Andrea Sempio—un dettaglio apparentemente minore che si è trasformato in uno snodo cruciale nella narrazione giudiziaria.

L’omicidio di Chiara Poggi e il caso Garlasco

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi fu trovata senza vita nella villa di famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. La ricerca del colpevole scosse profondamente l’opinione pubblica italiana e aprì uno dei processi più mediatici della storia recente del Paese. Inizialmente, i sospetti si concentrarono su Alberto Stasi, fidanzato della vittima, che fu processato e assolto in primo grado per poi essere condannato in via definitiva nel 2015.

Ma il dibattito non si è mai del tutto sopito, e negli ultimi mesi nuovi elementi hanno portato la Procura di Pavia a riaprire l’inchiesta, questa volta con un diverso protagonista al centro delle attenzioni: Andrea Sempio.

Il giudice Vitielli e le lacune investigative

Durante una recente puntata di “Filorosso” su Rai 3, è stata riproposta un’intervista a Stefano Vitielli, il giudice che nel 2009 pronunciò la storica assoluzione di Stasi sulla base del “ragionevole dubbio” e delle evidenti lacune investigative. Vitielli ricorda l’episodio dello scontrino che sarebbe stato alla base dell’alibi di Andrea Sempio, all’epoca amico del fratello della vittima.

“Di Andrea Sempio ricordo che c’era una sommarie informazioni testimoniali di poche righe con un contenuto piuttosto curioso. Faceva riferimento a uno scontrino che avrebbe conservato. Come dire: ‘Guardate, ho tenuto lo scontrino e vi dimostro che io ero effettivamente andato a Vigevano’,” racconta Vitielli. L’aspetto che, secondo il magistrato, colpì maggiormente fu proprio la spontaneità con cui Sempio produsse lo scontrino, senza che gli fosse stato richiesto: “Sembrava fosse lui a dire che cosa aveva fatto, senza che gli venisse chiesto, e soprattutto che avesse conservato lo scontrino”.

Lo scontrino di Sempio: alibi o anomalia?

Su questo elemento si concentra oggi gran parte dell’attenzione. Lo scontrino rappresenterebbe per Sempio un alibi: il giovane avrebbe potuto dimostrare di trovarsi a Vigevano al momento del delitto. Nel corso di una recente intervista a “Quarto Grado”, lo stesso Sempio ha spiegato come si svolsero i fatti: “Per quanto riguarda lo scontrino, non è stato portato durante una pausa del verbale. Sono stato chiamato su a Vigevano, accompagnato da mio papà, mi hanno fatto domande e mi hanno rimandato a casa”.

Solo in seguito, dopo essere stato nuovamente convocato, il tema dello scontrino venne approfondito: Sempio specifica di aver chiamato la madre dalla caserma per chiedere se fosse ancora in possesso dello scontrino. Questi dettagli alimentano il sospetto, già emerso nel corso del nuovo processo, che la conservazione del documento fosse frutto di una preoccupazione ben precisa: dimostrare l’innocenza—quasi con un anticipo rispetto alle domande degli inquirenti.

Il giudice risponde all’accusa (pubblica)

Vitielli, nell’intervista, sottolinea come il ruolo del giudice non sia quello di avanzare proprie ipotesi, ma di rispondere ai quesiti posti dalla pubblica accusa. “Il giudice risponde alla domanda della pubblica accusa e la pubblica accusa era rivolta nei confronti di Stasi. Si chiedeva se gli elementi indiziari fossero sufficienti a provare la sua responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio”.

Questa precisazione è fondamentale: all’epoca, l’indagine era totalmente concentrata su Stasi, mentre Sempio e altri amici vennero ascoltati solo come persone informate sui fatti. Oggi, a distanza di diciotto anni dal delitto, la riapertura delle indagini e i nuovi accertamenti su Sempio mettono nuovamente in discussione la solidità delle vecchie certezze giudiziarie.

Nuovi interrogativi e dibattito pubblico

Quanto emerso nelle ultime settimane apre nuovi interrogativi: l’alibi di Sempio è davvero così solido? La consegna spontanea dello scontrino deve essere considerata un gesto di trasparenza o un tentativo ingenuo di precostituirsi una difesa? Resta certo che il caso Garlasco, tra errori investigativi, nuove perizie e ripensamenti giudiziari, continua a rappresentare un paradigma della difficoltà della ricerca della verità nella giustizia penale italiana.

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