10 Aug, 2025 - 13:53

Abdou Ngom scomparso a 13 anni nel fiume Tanaro, cos'è successo davvero? Svolta nelle indagini

Abdou Ngom scomparso a 13 anni nel fiume Tanaro, cos'è successo davvero? Svolta nelle indagini

Abdou Ngom aveva 13 anni quando, lo scorso 22 aprile, giorno di Pasquetta, è scomparso nelle acque del fiume Tanaro a Verduno, nel Cuneese, dove si trovava con un gruppo di amici. Si era pensato subito a una tragica fatalità: una scivolata dopo la quale il giovane non era più riuscito a riemergere. Ora, a quasi quattro mesi di distanza, la svolta, con l'arresto di un 15enne per omicidio volontario con dolo eventuale.

Chi era Abdou Ngom, il 13enne scomparso nel fiume Tanaro a Verduno

Nato a Bra da genitori di origini senegalesi, Abdou Ngom frequentava la terza media alla scuola "Giovanni Piumati". Secondo di quattro fratelli, era un ragazzo vivace ma gentile, ben inserito nella comunità. Era iscritto al Centro di formazione professionale dei Salesiani: voleva diventare termoidraulico.

Nel tempo libero, amava uscire con gli amici. Come ha fatto anche il 22 aprile scorso, giorno di Pasquetta, prendendo parte a una gita organizzata tramite una chat di gruppo. I giovani - tutti provenienti da famiglie immigrate, nati e cresciuti nel Cuneese - si erano dati appuntamento alla "spiaggia dei cristalli".

Uno spazio verde lungo il Tanaro, noto per i cristalli che vi si trovano (da cui il nome), storicamente meta di molti giovani del posto durante la primavera e l'estate. Nella tarda mattinata, all'improvviso, la tragedia.

Cos'è successo davvero il giorno di Pasquetta? Arrestato un 15enne

La scomparsa di Adbou era stata inizialmente attribuita a una fatalità: si pensava, in pratica, che il 13enne fosse scivolato accidentalmente nelle acque del fiume - piene e agitate a causa della recente ondata di maltempo - e che fosse stato trascinato via dalla corrente. Gli amici avevano dichiarato di non essere riusciti a fare nulla per salvarlo.

Un servizio sulla vicenda di Abdou Ngom mandato in onda dalla trasmissione Rai "La Vita in Diretta" lo scorso 24 aprile.  

Le ricerche erano state immediate e serrate: sommozzatori dei vigili del fuoco, elicotteri, droni e volontari si erano messi subito al lavoro, senza però riuscire a ritrovare il corpo, tuttora disperso. A quasi quattro mesi di distanza, le indagini coordinate dalla Procura dei minori di Torino hanno portato alla luce una nuova, diversa ricostruzione dei fatti. 

Ad avere un ruolo, in particolare, le intercettazioni ambientali e telefoniche, dalle quali è emerso che Abdou sarebbe stato spinto deliberatamente in acqua da un suo amico di 15 anni, ora arrestato per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale. Secondo l'accusa, il ragazzo avrebbe accettato il rischio di causare la morte di Abdou perché consapevole che non sapesse nuotare.

Il presunto movente dell'omicidio: un debito contratto dalla vittima

I messaggi scambiati tra i presenti dopo quel giorno indicherebbero un tentativo di concordare una comune versione dei fatti. Ora il 15enne si trova agli arresti domiciliari in una comunità.

L'ipotesi è che la vittima avesse contratto nei suoi confronti un debito di circa 50 euro. Questo il motivo per cui - a un certo punto della giornata - avrebbe deciso di spingere Abdou in acqua.

Un atto consapevole, anche se probabilmente non premeditato. Negato però dai suoi legali, gli avvocati Giuseppe Vitello e Piermario Morra.

Il giovane sostiene di aver lasciato l'amico sull'arenile, dove sarebbe poi stato travolto dalla corrente. Non ci sarebbe stata, da parte sua, nessuna spinta, nessun gesto volontario. 

Una circostanza, questa, che solo in fase processuale potrà essere chiarita. Restano intanto il dolore e lo sgomento della comunità di Bra, che mai si sarebbe aspettata un simile epilogo.

E resta il senso di ingiustizia per i familiari di Abdou, che finora non hanno neanche avuto la possibilità di piangere sul suo corpo. Di dargli un ultimo, sofferto, saluto. 

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