A distanza di anni dal delitto di Garlasco, l’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto è tornato a parlare pubblicamente nel programma Incidente probatorio – Cronache d’estate, in onda sul canale 122, sollevando dubbi importanti sulla gestione delle indagini e sulla sua posizione nel caso.
Durante la trasmissione, Marchetto ha ribadito il sentimento di essere stato una “figura scomoda” nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. Secondo l’ex comandante, questo giudizio proveniva sia dal suo superiore, il capitano Gennaro Cassese, sia dall’avvocato Tizzoni, parte civile nel processo.
Marchetto ha raccontato di essere stato invitato dai “piani alti” dell’Arma ad abbandonare le indagini pochi giorni dopo il delitto: “Se te ne vai da Garlasco non ti succede nulla”, gli sarebbe stato detto, un avvertimento che secondo l’ex maresciallo non era una minaccia, ma un chiaro segnale che la sua presenza era ormai indesiderata.
Uno dei punti salienti della sua testimonianza riguarda la bicicletta nera da donna, segnalata dalla testimone Franca Bermani la mattina dell’omicidio. Marchetto ha ammesso di aver visto quella bicicletta, ma di non averla sequestrata perché “non corrispondeva alla descrizione data nei verbali”. Con il senno di poi, Marchetto ha dichiarato: “Oggi l’avrei sequestrata”.
Tuttavia, ha anche sollevato una questione cruciale: “Perché nessuno è tornato a controllare la bicicletta dopo che la testimone ha fornito nuovi dettagli il 25 agosto 2007?” Un interrogativo che resta senza risposta ancora oggi.
Marchetto si è sentito spesso addossare la responsabilità di alcune omissioni nell’indagine: “Mi sembra che alla fine, in tutto questo, la colpa ricada sempre su Marchetto…”, ha sottolineato con amarezza, lanciando una riflessione su come la gestione delle prove sia ricaduta, troppo spesso, sulle sue scelte personali.
L’ex comandante non si è limitato alle critiche sui dettagli della bici. Marchetto ha denunciato la confusione presente nei primi giorni delle indagini, raccontando che “c’erano troppe persone nella villetta”, una situazione che secondo lui ha contribuito a contaminare la scena del crimine e reso complicate le operazioni di accertamento.
Solleva inoltre il sospetto che fin dall’inizio si sia voluto indirizzare le indagini verso una sola pista, ignorando altre possibili strade che avrebbero potuto portare a chiarimenti importanti, come nel caso delle gemelle Cappa, sulle quali – a suo dire – non ci sarebbe stato reale interesse a indagare.
Nel suo intervento, Marchetto ha rimarcato di essere stato esautorato dalle indagini appena ha cercato di ampliare la visuale investigativa. Il maresciallo ha, infine, manifestato profondo rammarico per come sono state gestite le indagini e per il clima di sospetto che lo ha accompagnato: “Quando ho cercato di indagare a 360 gradi, sono stato allontanato”.
Le sue parole lanciano un nuovo interrogativo sulle vecchie e nuove indagini di Garlasco: ci sono ancora zone d’ombra che meritano chiarezza, e la figura di Marchetto resta testimonianza di una fase controversa e tuttora dibattuta nella storia giudiziaria italiana.