L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, continua a dominare le cronache giudiziarie italiane. Dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, dichiarato colpevole nel 2015, l’inchiesta ha conosciuto negli ultimi anni nuovi sviluppi con la figura di Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima, finito al centro delle indagini a causa di possibili tracce genetiche rinvenute sui reperti.
Nel numero di Giallo in edicola dal 28 agosto, la giornalista Laura Marinaro firma una lunga intervista all’avvocato Massimo Lovati, che insieme alla collega Angela Taccia assiste Sempio nella sua difesa. Le parole del legale non lasciano spazio a interpretazioni: “Andrea Sempio verrà sicuramente rinviato a giudizio. Le porte del Tribunale per lui si apriranno di certo”.
Nel corso dell’intervista, Lovati racconta di aver vissuto attimi di sincera preoccupazione per il suo assistito. “Quando i carabinieri analizzarono la spazzatura – spiega – temevo non tanto di trovare tracce del suo DNA, visto che frequentava la casa dei Poggi, ma che potessero inserirlo di proposito per incastrarlo. Era il mio vero incubo”.
Lo stesso timore, aggiunge, lo spinse a consigliare a Sempio di prendersi una vacanza in quel periodo: “Ero terrorizzato e gli dissi di fare le valigie. Non so se poi lo fece davvero”.
Il legale torna anche sul tema della cosiddetta “impronta 33”, un reperto discusso perché inizialmente presentato come possibile prova chiave contro Sempio: “Quel giorno – racconta – gli dissi di non presentarsi in Procura. Poche ore dopo in televisione spuntarono le immagini dicendo che fosse l’impronta dell’assassino, e che appartenesse proprio a lui. Panico generale. Per fortuna poi venne chiarito che era solo una consulenza di parte”.
Il punto cruciale della vicenda resta la delicata questione del DNA sulle unghie di Chiara Poggi, al centro dell’incidente probatorio in corso. Secondo il professor De Stefano, spiegano i legali, i campioni sarebbero troppo scarsi e deteriorati per consentire un confronto affidabile.
Lovati contesta inoltre la consulenza del professor Previderè, affidata dalla Procura all’inizio del 2024, giudicandola priva di valore dal momento che faceva riferimento a un reperto ormai inesistente. “Le unghie non ci sono più – sottolinea – e non è possibile confrontare dati di questo tipo. Parlare di tracce certe è fuorviante”.
Nell’intervista emergono anche particolari sugli episodi che negli anni hanno alimentato i sospetti contro Sempio. Uno su tutti è il famoso scontrino del parcheggio di Vigevano, che il quarantenne presentò come presunto alibi.
“Non era necessario – dice Lovati – perché non era accusato di nulla. Mostrando quello scontrino, invece, ha dato l’impressione di volersi giustificare senza essere chiamato in causa. Una mossa ingenua che ha destato sospetti immotivati”.
Sul fronte delle telefonate effettuate da Sempio nei giorni precedenti al delitto, il legale resta scettico sulle ricostruzioni accusatorie. Secondo lui, non vi sono certezze sul fatto che Marco Poggi fosse realmente via da casa in quelle ore: “Chi stabilisce che non fosse rientrato? Non possiamo dare per scontato nulla”.
L’intervista mette in luce anche il rapporto delicato tra i difensori di Sempio e le indagini. Lovati non risparmia critiche alla gestione delle prove, parlando di “alchimisti” riferendosi ad alcune consulenze che, a suo dire, avrebbero fatto ipotesi prive di fondamento scientifico.
Nonostante ciò, il legale riconosce la gravità della posizione in cui si trova oggi il suo assistito. “Andrea finirà a processo – ribadisce – ma non significa che sia colpevole. Sarà l’aula di Tribunale a doversi pronunciare definitivamente”.
L’intervista completa, insieme a materiale inedito e approfondimenti tecnici sulle consulenze, sarà disponibile sul nuovo numero di Giallo in edicola dal 28 agosto. Albina Perri, direttrice del settimanale, ha presentato i contenuti in anteprima a Tag24.