16 Sep, 2025 - 20:51

Anche i luoghi di culto devono pagare la TARI: cosa è cambiato e quando è prevista l’esenzione

Anche i luoghi di culto devono pagare la TARI: cosa è cambiato e quando è prevista l’esenzione

Anche i luoghi di culto devono pagare la TARI. A stabilirlo è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che con una Risoluzione pubblicata il 15 settembre 2025 ha chiarito i limiti delle esenzioni previste per la tassa sui rifiuti.

Secondo il documento, la normativa attuale non prevede alcuna esenzione automatica per chiese, moschee, templi o altri edifici religiosi.

TARI e luoghi di culto: nessuna esenzione nella normativa nazionale

Il MEF ha precisato che nella disciplina vigente sulla TARI non è presente alcuna disposizione che escluda esplicitamente dal pagamento gli immobili destinati al culto.

Pertanto, anche questi luoghi sono tenuti al versamento del tributo, a meno che il Comune non stabilisca diversamente attraverso apposito regolamento.

Quali sono le agevolazioni previste dalla legge TARI

La normativa di riferimento è la Legge n. 147 del 27 dicembre 2013, che all’articolo 1, comma 659, elenca le situazioni in cui i Comuni possono concedere riduzioni tariffarie.

Tra queste rientrano:

  • Abitazioni occupate da un solo residente;
  • Case utilizzate in modo saltuario o stagionale;
  • Locali non abitativi adibiti a uso stagionale o discontinuo;
  • Abitazioni di cittadini residenti all’estero per più di 6 mesi l’anno;
  • Fabbricati rurali a uso abitativo;
  • Comportamenti virtuosi che riducono la produzione di rifiuti.

I luoghi di culto non sono inclusi in questo elenco, e dunque non beneficiano automaticamente di alcuna riduzione o esenzione. In tema di esenzioni ricordiamo l'esistenza del bonus TARI.

Tornando al discorso, si tratta di esenzioni aggiuntive? Solo se deliberate dal Comune e con copertura finanziaria. L’articolo 1, comma 650, della stessa legge consente ai Comuni di prevedere ulteriori riduzioni o esenzioni, ma a due condizioni fondamentali:

  • Devono essere deliberate attraverso un apposito regolamento comunale;
  • Devono avere una copertura economica garantita tramite fondi del bilancio comunale, ovvero la fiscalità generale.

In altre parole, i Comuni possono decidere autonomamente se esentare parzialmente o totalmente alcune categorie - compresi gli edifici religiosi - ma devono assumersi la responsabilità finanziaria di tale scelta. Il principio "chi inquina paga" si applica anche ai luoghi di culto.

TARI: quando si paga la tassa sui rifiuti e cosa dice la Cassazione

La TARI (Tassa sui Rifiuti) è il tributo comunale destinato a finanziare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani. Deve essere corrisposta da chiunque possegga o detenga, a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte che siano anche solo potenzialmente in grado di generare rifiuti.

Il principio alla base dell’obbligo, definito dall’articolo 1, comma 641, della Legge n. 147/2013, si fonda proprio su questo presupposto: non conta l’utilizzo effettivo dello spazio, ma la sua idoneità oggettiva a produrre rifiuti.

Su questo punto è intervenuta più volte anche la Corte di Cassazione, chiarendo che il tributo è dovuto anche quando l’immobile non viene utilizzato di fatto, se tale inattività è frutto di una scelta personale del proprietario o dell’occupante. In altre parole, la mancata occupazione o l’uso saltuario degli spazi non esonera dal pagamento della TARI.

L’unica circostanza che può giustificare l’esenzione è la dimostrata inidoneità oggettiva del locale o dell’area a produrre rifiuti. Questo significa che il contribuente, per essere escluso dal tributo, deve fornire prove concrete dello stato di inutilizzabilità degli spazi (ad esempio per mancanza di allacci, inagibilità, o altre condizioni strutturali oggettive).

La posizione della giurisprudenza è chiara: ciò che rileva non è se i rifiuti vengono effettivamente prodotti, ma se potrebbero esserlo. Per questo motivo, il solo fatto di non usare un immobile non basta a evitare il pagamento della TARI.

Anche i luoghi di culto devono pagare la TARI: il chiarimento del MEF

  • Nessuna esenzione automatica per gli edifici religiosi: con la Risoluzione del 15 settembre 2025, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha chiarito che chiese, moschee, templi e altri luoghi di culto non sono esclusi automaticamente dal pagamento della TARI. La normativa nazionale non prevede esenzioni specifiche per questi immobili, che quindi rientrano tra i soggetti obbligati al tributo;
  • Agevolazioni solo in casi specifici e con regolamento comunale: le uniche riduzioni previste per legge riguardano situazioni particolari, come abitazioni con unico occupante o usi stagionali. I luoghi di culto non rientrano tra queste categorie. Tuttavia, i Comuni possono stabilire esenzioni aggiuntive, ma solo tramite regolamento e con copertura economica garantita dalle risorse comunali;
  • Vale il principio “chi inquina paga”: il MEF richiama il principio europeo secondo cui chi è potenzialmente in grado di produrre rifiuti è tenuto a pagare. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’uso effettivo dello spazio è irrilevante: ciò che conta è la potenzialità dell’immobile a generare rifiuti. Solo in caso di inidoneità oggettiva e dimostrabile, come l’inutilizzabilità strutturale dei locali, si può ottenere l’esenzione.
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