Si fa presto a scattare una foto alla Fontana di Trevi o al Colosseo per pubblicarla su un blog di viaggi. Ma quanto è davvero legale scattare queste foto? Una delle domande più frequenti è: “Posso fotografare liberamente i monumenti in Italia?”. Nulla di sbagliato, anzi: immortalare qualcosa di unico che ha oltrepassato luogo e tempo è un desiderio naturale. Tuttavia, per rispondere con chiarezza alle domande più comuni sul diritto di panorama, occorre analizzare la normativa che intreccia diritto d’autore, turismo e libertà di espressione.
Non cambia l’ordine dei fattori: che tu sia fotografo, turista o content creator, il diritto di panorama ti riguarda. Si applica infatti a chi fotografa, filma o diffonde immagini di opere permanenti collocate in spazi pubblici.
La normativa di riferimento è la Legge 22 aprile 1941, n. 633 sul diritto d’autore, in particolare l’articolo 70, che stabilisce limiti e condizioni per l’uso delle opere.
A livello europeo, la materia è regolata dalla Direttiva 2001/29/CE e, più recentemente, dalla Direttiva UE 2019/790 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale.
Oggi, alcuni Paesi — come la Germania — hanno introdotto una vera “libertà di panorama”. Diversamente, nel nostro Paese la disciplina rimane più restrittiva. Non a caso, sono frequenti domande come: “Perché in Germania si possono pubblicare foto dei monumenti senza problemi e in Italia no?”.
In Italia non esiste una vera eccezione che liberalizzi l’uso delle immagini dei monumenti. Di conseguenza, se l’opera è protetta da copyright, l’autore o i suoi eredi conservano il diritto esclusivo di sfruttarne commercialmente l’immagine.
Una novità è stata introdotta con l’art. 70, comma 1-bis, che rappresenta un’eccezione alla regola: consente la pubblicazione di immagini a bassa risoluzione per fini didattici e senza scopo di lucro.
In pratica, pubblicare su Instagram una foto a uso personale non costituisce un problema. Diverso è se la stessa immagine viene utilizzata per campagne pubblicitarie o prodotti editoriali: in quel caso occorre un’autorizzazione.
Il dibattito non riguarda solo la legge scritta, ma anche la giurisprudenza. Con l’ordinanza n. 17922 del 22 giugno 2023, la Corte di Cassazione ha definito i requisiti per riconoscere la servitù di panorama:
Come spiegato in un’analisi dello studio Scuderi Motta & Avvocati (2023), questo orientamento rafforza l’idea che il diritto di panorama in Italia non sia una libertà assoluta, ma una facoltà da bilanciare con i diritti di proprietà e d’autore.
Il nodo centrale della questione riguarda l’equilibrio tra due esigenze:
Non sorprende che si moltiplichino domande come: “Serve un permesso per pubblicare foto dei monumenti su un sito web?” oppure “Posso vendere cartoline con immagini dei monumenti italiani?”.
La risposta, ad oggi, è: sì per gli usi personali e non commerciali; no senza autorizzazione se si tratta di sfruttamento economico, salvo che l’opera sia ormai in pubblico dominio (70 anni dopo la morte dell’autore, come previsto dalla Legge n. 633/1941).
Con l’esplosione del turismo digitale, delle piattaforme social e della realtà aumentata, il diritto di panorama è più attuale che mai. Le numerose domande che continuano a emergere potrebbero spingere a una revisione della normativa italiana. Un aggiornamento, in linea con altri Paesi UE, favorirebbe l’innovazione senza compromettere i diritti degli autori.