26 Sep, 2025 - 16:50

Federico Marcaccini sul nuovo ciclo del Sud Europa con rigenerazione urbana al centro

In collaborazione con
Federico Marcaccini
Federico Marcaccini sul nuovo ciclo del Sud Europa con rigenerazione urbana al centro

Il primo semestre 2025 consegna un segnale netto: il Sud Europa torna a correre sul fronte degli investimenti immobiliari. I volumi regionali superano i 12 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 30% anno su anno. Il baricentro si sposta verso i settori più resilienti della domanda reale: hospitality e retail. In parallelo, si consolida una strategia industriale che ha preso ritmo negli ultimi anni – la rigenerazione urbana – con la riconversione di edifici obsoleti, soprattutto uffici, in hotel e residenze. In questo contesto, la bussola per investitori e operatori è distinguere ciò che scala (standard, processi, governance) da ciò che resta locale (micro-location e permessi), facendo leva su un deal flow che sta tornando a essere selettivo ma più profondo.

Volumi in crescita e traiettorie per Paese

Nel perimetro Sud Europa, il semestre chiude oltre 12 miliardi di euro di volumi, spinti da hospitality e retail.

L’Italia contribuisce con 5,1 miliardi di euro, in crescita del 46%: la domanda turistica nelle principali destinazioni urbane e leisure ha consolidato il recupero dell’alberghiero, mentre il retail ha catalizzato capitali su asset ben posizionati e resilienti.

La Spagna raggiunge 5,7 miliardi di euro (+16%), con hospitality a circa 1,6 miliardi e retail in ulteriore espansione su fondamentali solidi; il living mantiene un buon ritmo, mentre la logistica mostra segnali di maggiore criticità. Il Portogallo registra 1,257 miliardi di euro (+70%): qui il protagonista assoluto è il retail, con 587 milioni di euro e volumi più che triplicati rispetto al 2024, seguito da hospitality (circa 341 milioni).

Gli uffici lusitani crescono a 163 milioni (circa 13% del totale), l’industriale-logistico aumenta pur restando limitato dall’offerta, mentre il living (incluso lo student housing) rallenta nell’immediato ma può recuperare entro fine anno. Un investitore attento leggerà due messaggi operativi. Primo: le geografie si muovono in sincrono sui driver principali (turismo e retail selettivo), ma divergenze settoriali emergono a breve distanza: la logistica iberica è sotto pressione, mentre il living portoghese vive una pausa tattica. Secondo: i volumi italiani dimostrano che, quando la tesi industriale è chiara, il capitale istituzionale torna sul mercato.

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“La liquidità non è mai scomparsa: si è solo spostata dove trova domanda reale e gestione credibile”,

commenta Federico Marcaccini.

Hospitality e retail al comando

Il settore alberghiero ha superato la fase di sola “riapertura”: oggi poggia su domanda internazionale e pricing power nelle destinazioni top, spingendo soprattutto l’hôtellerie di fascia alta dove la frammentazione proprietaria lascia spazio a operazioni di consolidamento.

La crescita italiana è emblematica: il recupero post-pandemia si traduce in pipeline più liquide per città d’arte e mete leisure, con attenzione a brand, standard e gestione. In Spagna, la combinazione tra flussi turistici e rafforzamento dei marchi ha generato volumi record nell’hospitality; in Portogallo, l’attrattività leisure garantisce continuità di interesse.

Sul retail, la narrativa è di selezione: capitali in ingresso su centri commerciali e high street con fondamentali robusti, vacancy controllata e capacità di tenere il passo dell’e-commerce con tenant mix evoluto. Il caso portoghese – volumi triplicati e focus sui centri commerciali – segnala che, laddove gli asset sono ben posizionati, la categoria torna a essere portatrice di rendimento in portafoglio. Per gli operatori, la traccia è chiara: hospitality e retail di qualità funzionano quando la gestione è scalabile e i contratti sono chiari.

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“I flussi turistici e la tenuta dei consumi non bastano se non c’è disciplina operativa”,

 osserva Federico Marcaccini; il vantaggio competitivo sta in processi, KPI e governance che consentono di difendere margini nel ciclo completo, dal go-to-market alla gestione day-by-day.

Riconversioni e rigenerazione urbana come motore industriale

La rigenerazione urbana si conferma un pilastro della nuova fase del ciclo. La trasformazione di uffici obsoleti in residenze o hotel contribuisce a riallineare l’offerta alle traiettorie di domanda, abbattendo lo sfitto strutturale e attivando capitali “pazienti” su operazioni di capex mirato. Il segnale più evidente arriva da Madrid, dove tra 2024 e prima metà del 2025 sono stati movimentati 795 milioni di euro (di cui 475 milioni nel 2024 e 320 milioni nel 2025) in interventi di riconversione. È un laboratorio che mette in fila pianificazione, permitting e execution, con benefici sull’assorbimento e sulla resilienza dei valori.

Il messaggio per i developer è pragmatico: la catena del valore premia chi costruisce il business plan partendo dall’uso finale e dalla domanda misurabile, non dalla tecnologia o dall’estetica fine a sé stessa.

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“Le recognitions contabili arrivano se gli spazi tornano utili e vivibili: la trasformazione non è un esercizio di stile, è un mestiere”,

 sottolinea Federico Marcaccini. Nei dossier più efficaci, il rischio autorizzativo viene de-rischizzato a monte, gli SLA della gestione sono scritti a chiare lettere e gli spazi “back-of-house” (logistica, servizi, manutenzioni) sono progettati ex ante.

Implicazioni settoriali

Living: in Spagna mantiene ritmo; in Portogallo rallenta ma con potenziale di rimbalzo entro fine anno. La chiave è la coerenza locale tra canoni, potere d’acquisto e regole.

Uffici: il valore si crea con conversioni selettive e con capitoli ESG che riducono obsolescenza funzionale; dove l’uso direzionale regge, servono capex mirati anziché trasformazioni massive.

Logistica: nel breve presenta criticità in Penisola Iberica; lo shortage di offerta rimane un tema, ma la tesi d’investimento richiede disciplina sui rendimenti attesi.

Retail: torna centrale in contesti con footfall stabile e tenant mix adattivo; il pricing riflette la qualità dell’asset più che la categoria in sé.

Come leggere i fondamentali nel 2025

Che cosa sta davvero cambiando?

Primo, il capitale torna a preferire asset “a prova di servizio”, dove la componente gestionale è un moltiplicatore di rendimento più che un costo.

Secondo, la frammentazione proprietaria in hospitality crea spazio a piattaforme in grado di aggregare e standardizzare.

Terzo, i mercati premiano resilienza e adattabilità: il retail che ascolta i consumi e integra funzioni, l’hotellerie che presidia il revenue management, la residenza che risponde a nuovi pattern d’uso.

 All’investitore che guarda l’area con orizzonte pluriennale, il suggerimento è di usare una matrice di coerenza: geografia (appeal, accessibilità), prodotto (qualità e servizio), gestione (KPI, SLA, penali).

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“Le tesi che funzionano combinano domanda reale, execution e governance; il resto è rumore di fondo”,

sintetizza Federico Marcaccini. Il differenziale di performance, nei prossimi 12–24 mesi, dipenderà dalla capacità di leggere i micro-fondamentali, più che da scommesse top-down. 

Conclusioni

Il semestre dimostra che l’Europa del Sud sa attrarre capitale quando l’asset è utile e la gestione è disciplinata. Hospitality e retail restano i motori, mentre la rigenerazione urbana riallinea il costruito alle esigenze della domanda. La sfida, adesso, è eseguire con rigore: standard, governance, progettazione dei back-of-house e chiarezza nei contratti. “Il mercato premia la qualità replicabile: è lì che si costruisce valore, non nell’eccezione irripetibile”, conclude Federico Marcaccini. Nel 2025, la differenza tra una buona operazione e una grande operazione starà nella coerenza tra destinazione d’uso, micro-fundamentals e capacità gestionale.

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