Dopo tanto parlare, forse senza mai convincere veramente gli italiani sulla concretezza dei rischi che si stanno correndo, è attraverso una
circolare segreta del ministero della Salute che si manifesta e si prova a fronteggiare il pericolo rappresentato dal
virus ebola all’interno dei nostri confini nazionali. Le prime indicazioni giunte dal dicastero del
ministro Lorenzin sono state indirizzate all’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana e parlano, tra l’altro, di procedure che prevedono controlli sugli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio degli italiani presenti nei paesi colpiti dall’
epidemia. Il tempo di incubazione del
virus che varia dai 2 a i 21 giorni per la
trasmissione a contatto con
sangue e secrezioni, ed arriva sino ai 49 giorni per contagio derivante dallo sperma.
Il primo pensiero non può non riguardare l’isola di
Lampedusa, destinazione inflazionata di massicce ondate migratorie: I
migranti arrivati in questi giorni – racconta all’Espresso, Pietro Bartolo, coordinatore sanitario dell’isola – provengono in gran parte dalla
Libia e questo dovrebbe escludere la presenza di portatori del
virus ebola. Ma in ogni caso è meglio stare con gli occhi aperti perché la situazione è drammatica e non è possibile procedere all’identificazione dei migranti che arrivano.
Il focolaio principale del
virus ebola è la
Guinea dove, dallo scorso 7 di aprile, sono stati registrati 151 casi con 95 decessi.
Ebola sta già camminando nel centro Africa e ha colpito in Sierra Leone, Mali e Liberia. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha classificato questa ondata di
virus ebola come serious public health impact, come evento raro, insolito o inaspettato ed a rischio, seppure basso, di diffusione internazionale.