Il Codice Ateco serve a distinguere i professionisti dagli amatori, facilitare l’accesso al credito e la formazione specifica, semplificare la dichiarazione dei redditi e applicare il regime fiscale corretto.
Negli ultimi mesi, l’Agenzia delle Entrate ha avviato una campagna conoscitiva rivolta a influencer, content creator e agenzie di comunicazione per approfondire la dimensione economica delle attività digitali in Italia.
Sono stati inviati questionari dettagliati, principalmente relativi agli anni 2020, 2021 e 2022, con l’obiettivo di raccogliere informazioni precise su guadagni, collaborazioni e flussi finanziari.
I soggetti coinvolti hanno 15 giorni di tempo per rispondere e inviare la documentazione richiesta. Sebbene questa fase sia ancora di natura esplorativa e non abbia finalità di accertamento fiscale, è fondamentale non sottovalutare la comunicazione, perché la mancata risposta può comportare sanzioni amministrative e altre conseguenze.
Il questionario dell’Agenzia delle Entrate è strutturato in modo molto dettagliato e richiede diverse informazioni. In particolare, i contribuenti devono indicare le piattaforme social su cui operano, i nomi utente dei loro profili, gli indirizzi email e i link ai canali o pagine ufficiali.
Viene inoltre chiesto di descrivere la natura dei contenuti prodotti, così come l’entità dei compensi percepiti, che comprendono sia pagamenti in denaro sia compensi ricevuti in beni o servizi, quest’ultimi considerati reddito e quindi tassabili.
Oltre ai dati anagrafici e ai compensi, i questionari richiedono la produzione di documenti giustificativi, come copie dei contratti stipulati con brand o agenzie, fatture emesse anche a clienti esteri e gli estratti conto bancari che dimostrano i movimenti economici legati all’attività online.
Questa raccolta di informazioni mira a fornire un quadro dettagliato dell’attività economica svolta, permettendo al Fisco di avere maggiore trasparenza su un settore in rapida crescita.
Non rispondere al questionario inviato dall’Agenzia delle Entrate può comportare conseguenze economiche e legali rilevanti. Le sanzioni amministrative previste vanno da un minimo di 250 euro fino a un massimo di 2.000 euro.
Oltre alla multa, l’Amministrazione Finanziaria può procedere con la cosiddetta “ricostruzione induttiva” del reddito: in pratica, quando i dati dichiarati sono incompleti, errati o mancanti, il Fisco può stimare in modo forfettario i guadagni dell’influencer o creator, spesso applicando criteri che portano a una tassazione più elevata rispetto a quella effettiva.
Inoltre, nel caso vengano forniti dati non veritieri o informazioni ingannevoli, si possono configurare reati fiscali con conseguenze penali, che includono multe più severe e persino procedimenti giudiziari.
Particolare attenzione è riservata ai compensi ricevuti sotto forma di beni o servizi, che non sono considerati “regali” ma reddito da dichiarare e tassare.
Dal punto di vista normativo, la situazione è in evoluzione: da aprile 2025 è entrato in vigore il codice ATECO dedicato agli influencer (73.11.03), una novità che contribuisce a regolamentare meglio questa categoria professionale.