Negli ultimi anni, la voce dei giovani italiani sembra riecheggiare più forte, ma resta spesso inascoltata. I dati di un recente sondaggio BiDiMedia, condotto tra i ragazzi e le ragazze dai 18 ai 24 anni, dipingono un quadro complesso: da una parte il desiderio di cambiamento, dall’altra la sensazione diffusa di esclusione dai processi decisionali del Paese.
Politica, diritti e visione del futuro si intrecciano in un racconto che parla di sfiducia, ma anche di un desiderio di protagonismo che chiede di essere riconosciuto.
Alla domanda “Quale leader politico ritieni più vicino alle esigenze e istanze delle nuove generazioni?”, la risposta non lascia spazio a dubbi: Giorgia Meloni guida la classifica con il 30%, seguita da Elly Schlein con il 20% e Giuseppe Conte al 14%. Dietro, a distanza, si trovano Carlo Calenda (7%), Nicola Fratoianni e Matteo Salvini (entrambi al 6%), mentre Bonelli, Renzi e Magi oscillano tra il 4 e il 5%. In fondo alla lista, Antonio Tajani (2%) e Marco Rizzo (1%).
Il dato più interessante non è solo la distribuzione dei consensi, ma il fatto che nessun leader riesce a superare davvero la soglia della rappresentatività piena. Meloni, pur essendo la più citata, convince meno di un giovane su tre.
È il segno di una generazione che guarda ai politici con un misto di distanza e pragmatismo, scegliendo chi appare più solido o più autentico, ma senza un vero slancio emotivo.
Schlein raccoglie un consenso importante, ma parziale, segno che la sinistra fatica ancora a diventare punto di riferimento stabile per le nuove generazioni. Conte, invece, si mantiene su un terreno intermedio, complice la sua immagine moderata e meno polarizzante.
Il dato forse più eloquente del sondaggio è quello che misura la percezione di considerazione nelle decisioni del Paese.
Solo il 6% dei giovani ritiene che la propria generazione venga tenuta in conto (“molto” o “abbastanza”), contro un impressionante 93% che dice “poco” o “per nulla”.
È una cifra che racconta una distanza profonda, quasi strutturale, tra chi decide e chi subirà le conseguenze di quelle decisioni.
Dietro questi numeri c’è la frustrazione di una generazione che si sente marginale, nonostante sia quella più esposta ai cambiamenti epocali — crisi climatica, precarietà lavorativa, transizione digitale.
È come se i giovani avessero perso fiducia nella possibilità di incidere, anche attraverso la partecipazione politica.
La sensazione è quella di vivere in un Paese che parla molto di futuro, ma poco con chi il futuro lo dovrà costruire davvero. E questa disillusione rischia di tradursi in disimpegno, astensione o fuga all’estero.
Se i giovani si sentono esclusi, non significa che non abbiano idee chiare. Alla domanda sui temi più condivisi, emergono due priorità forti e inattese: lo Ius Soli e la reintroduzione dell’energia nucleare, entrambi al 53% di favorevoli.
Due temi che, a prima vista, sembrano lontanissimi, ma che in realtà rivelano un comune desiderio di pragmatismo e di futuro.
Da un lato l’apertura, l’inclusione e la cittadinanza come diritto; dall’altro la volontà di affrontare la crisi energetica senza tabù ideologici.
Seguono ReArm Europe (39%), il premierato (31%) e l’autonomia differenziata (29%), a dimostrazione di una certa curiosità verso le riforme istituzionali, ma anche di una frammentazione nelle opinioni.
Solo l’8% dichiara di non sentirsi rappresentato da nessuno di questi temi, segno che l’interesse per la politica esiste, anche se spesso resta sottotraccia.
???? SONDAGGIO BIDIMEDIA - SOLO GIOVANI 18-24 ANNI
— Sondaggi Bidimedia (@SBidimedia) October 1, 2025
????PD primo partito
????AVS al 13%
????Fratelli d'Italia in seconda posizione al 20%
???? Lega dietro ad Azione
sondaggio completo sul nostro sito ufficiale ????????https://t.co/ljys6M6DUj pic.twitter.com/fXoDWE5XTB