Creare immaginari non basta. Per sottrarli alle nicchie e riscattare l'intero territorio che le esprime bisogna unirsi in gruppi e forzare quella livellatura che globalizza la poesia, la letteratura, l'arte, riducendo al minimo le differenze linguistiche e stilistiche per facilitare l'emersione di un mondo che stia nei ranghi mainstream. Lo aveva capito e lo sottolineava con la sua militanza poetico-visiva Francesco Saverio Dodaro (1930-2018) che da buon saggista, filosofo, teorico dell'arte e narratore, ha dedicato la vita agli innovatori che incontrava mentre sperimentava le prime combustioni pittoriche, le ricerche poetiche, le idee sul rinnovamento dell'oggetto-libro, l'internet poetry e la letteratura mediatrice di pace o quei romanzi da cento parole, antenati dei post sui social, per le vetrine dei negozi.
Alla scoperta di Dòdaro, il grande assente
Chi era Dodaro? Uno dei grandi assenti dalle antologie ufficiali, promotore instancabile della pratica collettiva a garanzia dello sconfinamento dei generi per innescare continue trame capaci di rinnovare il mondo attraverso un'opera firmata a più mani. Oggi la sua voce riemerge dalle profondità del Novecento italiano per riscrivere una pagina importante delle avanguardie artistiche grazie al libro “Khorale” a cura dello studioso Francesco Aprile che per celebrare il genio dimenticato, ha radunato diversi autori.
Nel '54, in un falò rituale, Dòdaro bruciò tutte le sue opere insieme a un altro outsider della sua generazione, il pittore Edoardo De Candia. Questo gesto di rottura fu solo l'inizio. Nello stesso anno, sperimentò le «combustioni» pittoriche, in diretta e inconsapevole competizione con Alberto Burri. Nel '76 fondò a Lecce il Movimento di Arte, partito dal battito del cuore materno che genera ogni linguaggio artistico.
Ha dimostrato, insomma, che si può operare dalla provincia e tessere rapporti col mondo. Il libro è un invito a riscoprire una figura che ha anteposto la poesia e la crescita dei giovani a ogni tornaconto personale.
Il Sud Italia nella visione di Dòdaro
“Il Mezzogiorno produce immaginario”: questa è una delle “conseguenze” della lezione dòdariana. L'immaginario del Mezzogiorno rimane sommerso, Dodaro infatti credeva nell'editoria come sperimentazione e quindi ha affidato i suoi testi all'editoria sperimentale. Fatica ad uscire da quel circuito, i grandi musei e le retrospettive che indagano la poesia visiva di quegli anni, del resto, rimuovono tutti i poeti del Sud.
L'intento dell’elaborato è anche politico, strappa all'oblio un battitore libero di cui oggi, alla luce delle manifestazioni di massa che da troppo tempo non si vedevano nelle piazze italiane, la Generazione Z avrebbe bisogno. Il percorso poetico ed estetico di Dodaro, nell'ambito della storia della poesia visiva, è un tassello fondamentale non solo come espressione della Puglia, ma d'Italia. La pubblicazione non è solo una rievocazione corale, ma è un vero e proprio approfondimento saggistico e scientifico che intende indagare a fondo senza lasciare nulla al caso, alla scoperta di un mondo fin troppo nascosto che, invece, merita di essere conosciuto.
A cura di Sabino Del Latte