L’Unione Europea si prepara a compiere un passo senza precedenti: utilizzare i beni congelati russi per finanziare un prestito miliardario all’Ucraina. Il meccanismo proposto per garantire sostegno economico a Kiev solleva interrogativi giuridici e politici.
Al di là della retorica ufficiale, il confine tra prestito e confisca si fa sempre più sottile. Il principale interessato, il Belgio, chiede garanzie per evitare di essere esposto a rischi legali o economici in caso di ritorsioni future.
I leader europei cercano un accordo per l'utilizzo di 140 miliardi di euro di beni congelati della Russia per finanziare un prestito all'Ucraina. I paesi dell’Ue mirano a trovare un accordo per concretizzare un prestito senza interessi, visto come una mossa cruciale per supportare l'Ucraina nello sforzo bellico.
In sostanza, la proposta prevede di usare 175 miliardi di euro derivanti dai beni russi congelati per finanziare un prestito di 140 miliardi di euro all'Ucraina. L'Unione Europea sta cercando di fornire un forte aiuto economico. I 140 miliardi di euro, che rappresentano una parte significativa del finanziamento necessario per la ricostruzione e il sostegno alle operazioni militari, verrebbero garantiti dai fondi russi congelati.
L'obiettivo principale del piano è quello di fornire un supporto diretto all'Ucraina per le sue esigenze economiche e militari.
La Commissione europea ha delineato un piano in cui i beni russi congelati presso la banca belga Euroclear, dove è conservata la maggior parte dei fondi russi, sarebbero la base per il prestito. Il Belgio ha chiesto garanzie dettagliate per evitare di essere lasciato a pagare eventuali fallimenti del sistema.
Mentre i leader dell'Unione Europea si preparano al vertice del 23 ottobre 2025, gli alleati europei cercano di affrontare i timori del Belgio per spianare la strada a un accordo.
Il governo belga solleva preoccupazioni riguardo ai rischi legali e finanziari derivanti dall'uso dei beni russi congelati per finanziare il prestito a Kiev. Il paese ha chiesto che tutti i paesi dell'UE garantiscano il prestito, per evitare che il Belgio si ritrovi a dover affrontare eventuali costi o azioni legali da parte di Mosca.
Il Belgio non vuole che il piano venga interpretato come una confisca dei beni russi, ma piuttosto come un prestito garantito da asset sotto sequestro.
È necessaria una garanzia giuridicamente vincolante che i paesi europei si assumeranno tutti i rischi legali e finanziari, attuali e futuri, per evitare che il Belgio debba affrontare problematiche legali o perdite economiche.
L'accordo dovrebbe prevedere che, se i beni venissero restituiti alla Russia, ad esempio a seguito di un accordo di pace, i paesi europei siano pronti a sborsare immediatamente denaro per coprire i rischi finanziari.
Non si parla, quindi, di confisca esplicita, ma il prestito è basato su fondi di cui la Russia resta formalmente proprietaria. Tuttavia, l’insistenza del Belgio sulle garanzie mostra quanto il piano poggia su fondamenta giuridiche fragili.
L'approccio cauto del Belgio mette nero su bianco un conflitto di interessi interno al blocco europeo.
I rischi legali e finanziari derivanti dall'uso di questi beni congelati sono un punto critico per alcuni paesi, in particolare per il Belgio, che cerca di salvaguardare i propri interessi, mentre altri paesi, come la Polonia, restano fermi sull'utilizzo dei fondi congelati per sostenere l’Ucraina.
L'Ue ha dovuto risolvere i disaccordi anche riguardo al 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia.
All'inizio di ottobre, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che consente la nazionalizzazione e la vendita dei beni di proprietà straniera. Questo nuovo meccanismo di privatizzazione è stato ampiamente discusso come ritorsione in caso di una mossa dell'Unione Europea di utilizzare i beni statali russi congelati per finanziare un mega prestito all'Ucraina.