28 Oct, 2025 - 11:50

Altro che riarmo, Europa vaso di coccio tra le potenze mondiali

Altro che riarmo, Europa vaso di coccio tra le potenze mondiali

L'Unione Europea sta per imbarcarsi in un massiccio piano di riarmo che vuole mobilitare fino a 800 miliardi di euro entro il 2030, con l'obiettivo di aumentare la spesa militare complessiva al 3,5% del PIL europeo.

Si tratta di una cifra colossale, che graverà pesantemente sulle tasche dei cittadini europei, mentre i problemi strutturali legati a questo programma rimangono evidenti e preoccupanti.

Dietro questa corsa agli armamenti si nasconde l'inevitabile subalternità politica e militare agli Stati Uniti, una rottura con la Russia che danneggia drammaticamente l'economia europea, e un rapporto ambiguo con la Cina, tutto a vantaggio di quest'ultima che, a differenza dell'UE, sa dove e come investire per accelerare la propria crescita.

Il fallimento dell’autonomia europea in Difesa

Nonostante i proclami di una nuova era della “Difesa europea”, il riarmo del Vecchio Continente resta politicamente e praticamente subordinato agli interessi statunitensi.

L’Europa non ha un proprio deterrente nucleare al di fuori di quello francese, che rimane sotto controllo nazionale e non condiviso all’interno dell’UE.

Inoltre, la capacità militare aggregata dell’Europa è ben lontana dal poter competere con quella della Russia, che mantiene un considerevole vantaggio nell’arsenale bellico e nucleare.

La guerra in Ucraina ha semplicemente spinto ad aumentare la spesa militare, ma senza cambiare l’assetto di fondo: l’Europa resta un “vaso di coccio” fragile e dipendente all’interno del sistema globale.

Gli armamenti europei hanno un destino segnato dalla dipendenza dall’industria americana, fonte primaria di armamenti e tecnologia bellica, complici anche accordi commerciali e finanziari che legano strettamente l’industria europea a gruppi e fondi statunitensi.

In Germania, ad esempio, l'industria dell'armamento è stata acquisita da gruppi finanziari americani, segnando una perdita di sovranità anche in tale settore strategico.

La frattura con la Russia: un costo economico altissimo

La tensione con la Russia, acuita dalla guerra in Ucraina, ha prodotto una rottura che si traduce in ingenti danni economici. L’UE ha adottato sanzioni che non solo non hanno piegato Mosca, ma hanno danneggiato gravemente le economie europee, creando problemi energetici e interruzioni nelle catene di approvvigionamento, nonché aumenti dei costi che ricadono direttamente sui consumatori europei.

Parallelamente, le velleità di fare guerra alla Russia appaiono fuori dalla realtà geopolitica: un conflitto diretto metterebbe l’Europa in una posizione di estrema vulnerabilità, vista la potenza militare russa e la vicinanza geografica.

Nonostante ciò, la retorica guerrafondaia non manca nelle cancellerie europee, mentre la capacità reale di opposizione autonoma all’espansionismo americano sulla scena mondiale rimane quasi inesistente.

La Cina: un partner ambivalente che sfrutta l’Europa

Sul fronte orientale, i rapporti UE-Cina rimangono tesi e segnati da interessi divergenti. La Cina ha approfittato delle divisioni e delle debolezze europee per rafforzare la sua posizione economica, mantenendo un deficit commerciale dell’UE che supera i 300 miliardi di euro e adottando contromisure commerciali che colpiscono prodotti europei chiave.

Bruxelles ha provato a opporsi con dazi e limitazioni, ma i negoziati per ridurre le tensioni sono fin qui falliti. Pechino si comporta come un attore abile e strategico, usando la sua forza economica e commerciale per sfilacciarne il potere politico di Bruxelles, trasformando le relazioni in un gioco a senso unico dove l’Europa fa concessioni continue senza ottenere una vera reciprocità.

Le sovrapposizioni tra interessi cinesi e statunitensi, soprattutto in tema di pressione sulla Russia, complicano ulteriormente la posizione europea, che resta schiacciata tra due giganti senza poter rivendicare un proprio spazio di autonomia.

Un investimento inutile e pericoloso

Il piano di riarmo europeo, così massiccio e ambizioso, appare quindi più come un gesto simbolico a favore di Washington e degli interessi americani, piuttosto che una strategia difensiva credibile.

L’Europa distrae risorse fondamentali dalle priorità sociali ed energetiche, alla vigilia di una crisi economica globale che potrebbe deteriorare ulteriormente le condizioni di vita dei cittadini. 

Investire miliardi in armi, senza sviluppare un'autentica politica estera comune, senza un’effettiva capacità di difesa indipendente e senza una strategia diplomatica costruttiva, significa alimentare un pericoloso gioco di potenze in cui l’Europa non è altro che un vaso di coccio tra giganti.

L’Europa ha bisogno di ripensare radicalmente le sue priorità e le sue strategie, abbandonando illusioni di potenza militare e subalternità cieca.

Serve un’Europa che sappia difendere i propri interessi con intelligenza, tornando a dialogare con Russia, Cina e tutti i suoi partner europei e globali su basi nuove, ponendo la pace, la cooperazione economica e la sovranità politica al centro del suo progetto. 

Il riarmo non sarà altro che un gigantesco spreco con l’unica funzione di mantenere l’Europa sotto l’ombrello degli Stati Uniti, perdendo definitivamente la sua vocazione autonoma e sovrana.

Le conseguenze per i cittadini europei saranno pesanti, in bilico tra aumenti di spesa militare, riduzioni di welfare e rischi crescenti di conflitti che non sono i loro. Altro che risveglio geopolitico: l’Europa rischia di diventare un vaso di coccio fragile e costoso, impotente di fronte ai reali scenari di potere mondiali.

 


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