26 Nov, 2025 - 19:00

Finanziamenti Ue all'Ucraina: spunta il piano B per garantire il sostegno economico a Kiev

Finanziamenti Ue all'Ucraina: spunta il piano B per garantire il sostegno economico a Kiev

L’Unione Europea è alle prese con una delle decisioni più delicate degli ultimi tempi: trovare una soluzione stabile e politicamente sostenibile per garantire i finanziamenti all’Ucraina. Tra pressioni geopolitiche e divergenze interne, Bruxelles cerca di evitare un vuoto di risorse che rischierebbe di indebolire Kiev.

Ue: il piano B per finanziare l’Ucraina

I paesi dell'Unione Europea stanno lavorando ad un piano B per garantire i finanziamenti all'Ucraina nel caso in cui non riuscissero a raggiungere un accordo sull'utilizzo dei beni russi congelati.

Gli alleati europei continuano a dimostrare un sostegno solido nei confronti di Kiev e cercano soluzioni alternative per evitare vuoti di finanziamento.

Sul tavolo c’è un accordo che prevede l’utilizzo degli asset congelati appartenenti alla Russia come “prestito di riparazione” all'Ucraina: si tratta di circa 140 miliardi di euro depositati presso l’istituto belga Euroclear.

Secondo quanto riportato da Politico, citando un funzionario dell'UE, la questione del finanziamento a Kiev ha acquisito nuova rilevanza alla luce delle discussioni sul piano di pace presentato dagli Stati Uniti.

In questo contesto, alcuni funzionari europei ritengono che la trattativa sul piano di pace proposto da Trump possa addirittura rafforzare l’orientamento europeo verso l’utilizzo degli asset russi congelati.

Necessità di liquidità e piani alternativi per Kiev

Non è un segreto che Kiev abbia urgente bisogno di liquidità per il biennio 2026-2027, motivo per cui gli alleati dell’UE stanno cercando di convergere sul piano che prevede l’utilizzo dei beni russi congelati.

Secondo questo schema, Kiev dovrebbe rimborsare il prestito in uno scenario in cui la Russia avrebbe accettato di pagare i danni di guerra, una prospettiva che, seppur incerta, fornirebbe una giustificazione politica al meccanismo.

Parallelamente, rimangono in discussione altre ipotesi: l’erogazione diretta di sovvenzioni da parte degli Stati membri e l’emissione di un prestito congiunto garantito.

Tuttavia, entrambe le opzioni implicherebbero nuovo indebitamento e potenziali ricadute economiche per i cittadini europei.

Alla luce di ciò, l’utilizzo dei beni russi congelati viene considerato come l’alternativa “meno peggiore”, poiché permetterebbe di reperire fondi senza gravare direttamente sui bilanci nazionali.

Dibattito politico e prospettive future

In un discorso del 26 novembre 2025, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lasciato intendere che la Commissione è pronta a presentare una bozza legislativa sull’utilizzo degli asset congelati. Si tratta di un segnale politico di rilievo, volto a imprimere un’accelerazione al processo decisionale.

Nonostante ciò, l’ostacolo principale arriva dal Belgio, che ha già espresso forti perplessità sui rischi legali e finanziari che un simile meccanismo potrebbe comportare. Le resistenze belghe rappresentano un nodo centrale, poiché una parte significativa degli asset coinvolti è custodita proprio nel paese.

La proposta del prestito di riparazione sarà discussa nel vertice dei leader UE del 18 dicembre, momento decisivo per capire se potrà esserci un accordo.

Nel frattempo, prende forma anche l’idea di un prestito “ponte” per sostenere l’Ucraina nei primi mesi del 2026. Tale soluzione consentirebbe agli stati membri di guadagnare tempo per negoziare un prestito di riparazione completo, garantendo al contempo sostenibilità giuridica e finanziaria anche per il Belgio.

Secondo il piano potrebbe essere chiesto a Kiev di rimborsare il prestito ponte una volta ottenuto il finanziamento definitivo, creando così un meccanismo transitorio per evitare interruzioni critiche nel supporto europeo.

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