Una
resistenza meccanica superiore di ben 50 volte a quella dell’
acciaio, oltre il doppio della
conducibilità termica del diamante, una
densità pari alla metà dell’alluminio ma non solo:
conducibilità elettrica, trasparenza, leggerezza e flessibilità. Stiamo parlando del
grafene, un
materiale costituito da uno strato monoatomico di
atomi di
carbonio che, tra le altre cose, è duro come il diamante. In Italia la società tecnologica italiana
Directa Plus ha inaugurato il
Parco Scientifico Tecnologico ComoNext di Lomazzo e lo ha fatto grazie alla presenza del più grande impianto europeo per la generazione di fogli di
grafene.
Già le chiamano
Officine del grafene, hanno una capacità produttiva di 30 tonnellate annue e sono progettate per essere replicabili ed esportabili. La scelta di investire nella duttilità e nella versatilità di questo materiale non è casuale, tanto che l’Ue ha puntato sul materiale delle meraviglie come
tecnologia strategica dei prossimi 10 anni. Nelle
Officine del grafene, il
processo G+ (italo-americano il suo inventore,
Robert Angelo Mercury) presume differenti momenti, in ognuno dei quali si dà vita a un prodotto a base di
grafene che trova applicazione in uno specifico campo: dal ‘livello’ di
grafene che può essere utilizzato per la depurazione delle acque (assorbe gli idrocarburi) o dell’aria, a quello utile per la realizzazione di elastomeri e nelle applicazioni di tutto ciò che è gomma.
L’impianto del
Parco Scientifico Tecnologico ComoNext è stato pensato secondo a zero emissioni, zero scarti e limitato uso di energia. Gli effeti del
grafene sulla salute umana non sono ancora noti e per questo
Directa Plus adotta un approccio volto a minimizzare l’esposizione ai nanomateriali prodotti e a ridurre l’impatto ambientale.