Da qualche giorno a questa parte le cronache sul covid sono caratterizzate dalla parola "Centaurus": è infatti questo il modo in cui è stata ribattezzata l'ultima variante. Andiamo dunque a capire come si comporta, dalla diffusione fino al contagio e alla protezione vaccinale.
Si chiama Centaurus l'ultima partoriente della variante Omicron per il futuro: il covid si appresta a mutare forma verso una nuova sottovariante già sequenziata e studiata dagli esperti in campo medico.
L'Istituto Superiore di Sanità ha comunicato pochi giorni addietro di averla sequenziata nel primo caso in Italia e il suo campionamento risale al periodo compreso tra lo scorso 11 e 17 luglio. Il suo nome in codice? BA 2.75, dunque sempre ramo Omicron. Il primo riscontro risale allo scorso maggio in India, poi l'arrivo in Europa a cominciare dal Regno Unito, ma se ne sono trovate tracce anche in America, Australia, Germania e Canada.
Capitolo sintomi, non bisogna aspettarsi grandi differenze rispetto all'esperienza pregressa: febbre e mal di testa, uniti a spossatezza e dolori articolari rimangono il primo campanello d'allarme. Il campo è molto vasto, certamente un mix di tutti i fattori dovrebbe fungere da campanello d'allarme. Ciò che realmente sembra cambiare sono i tempi di negativizzazione e il tasso di contagiosità: i primi parlano di 8 giorni medi di cui la metà con sintomi, più rapidi anche i tempi di incubazione. Il secondo parrebbe ancor più elevato di Omicron BA.5 che rappresenta il riferimento estremo sotto questo punto di vista. Sia Ecdc che Oms non si sono tuttavia ancora pronunciate a riguardo. Tuttavia, la vera incognita rimane la tenuta della copertura vaccinale rispetto a una nuova variante che potrebbe diventare dominante nel giro di poco tempo.
Vediamo quali sono le ultime reazioni della comunità scientifica: