Gli Usa devono fronteggiare un duplice pericolo nelle relazioni internazionali: da un lato Taiwan, in cui è giornata chiave per la visita di Nancy Pelosi, dall'altro l'Iran e le sanzioni economiche imposte sul petrolio. Una mossa che a Teheran non è affatto piaciuta.
Nasser Kenani, portavoce del ministro degli Esteri dell'Iran, ha commentato le sanzioni Usa imposte di recente sul petrolio in uscita da Teheran:
Non siamo ai livelli dell'annuncio sul nucleare di qualche settimana fa (su cui Eslami ha ribadito che "non è in programma a breve"), tuttavia Washington non intende cedere nella personale dimostrazione di forza nei confronti di due Stati rivali come ribadito dal segretario Difesa Antony Blinken e dal Ministero del Tesoro. Nel dettaglio, sono state colpite da sanzioni la Pioneer Ship Management e la Golden Warrior Shipping, società degli Emirati Arabi, per aver coordinato il trasporto del petrolio iraniano.
Tra i Paesi è inoltre in discussione l'ipotesi di uno scambio di prigionieri, accolta favorevolmente su Teheran. Conferma infine dall'Aiea circa la dotazione iraniana di uranio arricchito al 60%, ampiamente sopra le richieste di un'arma nucleare (si parla di circa 43 kg, ne servirebbero 25):
Colpite dai feroci provvedimenti americani ci sono altre aziende con sede in Cina, Singapore e Hong Kong: tutte società che avrebbero aiutato un potente broker con sede a Teheran a vendere petrolio iraniano all'Asia orientale.