Plusvalenze Juventus dimissioni Sandulli. Il vicepresidente della seconda sezione del Collegio di Garanzia dello Sport del Coni si è dimesso alcuni giorni fa e torna a parlare della sua decisione senza sbilanciarsi, a margine del convegno ‘La riforma dell’ordinamento sportivo’ andato in scena a Roma presso l’università La Sapienza, ai microfoni di Calciomercato.it: Lo scoprirete vivendo. Comunque adesso ho un po’ paura, dice la canzone di Battisti, ma a me tutto sommato in questo tema interessa meno.
Pietro Sandulli aveva deciso di autosospendersi a seguito di alcune sue dichiarazioni in merito all’indagine che ha visto coinvolto il club bianconero. La revocazione delle sentenze sul caso plusvalenze non mi ha sorpreso perché da tempo sostengo che il contenitore delle società quotate in Borsa mal si sposi con le società sportive. E la fattispecie attuale della Juventus, una volta di più, lo testimonia. La revocazione prima e la sentenza poi si sono basati sugli elementi emersi nel corso degli accertamenti prodotti dalla Consob, che per definizione può naturalmente vigilare sui soli club presenti a Piazza Affari. Possibili vizi di forma che potrebbero essere sottoposto al Collegio di Garanzia? Il campo è quello dei tecnicismi, sui quali non ho modo di esprimermi. Tutt’al più è singolare che non ci sia una sola riga sulla quantificazione della richiesta di punti di penalizzazione e sulla diversa metratura adottata dalla Corte.
Il Coni quindi era intervenuto con una nota per discostarsi dalle parole di Sandulli e assicurare l’imparzialità in sede di giudizio: In merito ad alcune dichiarazioni sulla sentenza della Corte Federale d’Appello della Figc, rilasciate dal Professor Piero Sandulli e riportate dalla stampa, si rappresenta e si rileva che tali dichiarazioni sono state rilasciate a titolo esclusivamente personale e non impegnano in alcun modo né il Collegio di Garanzia dello Sport né i suoi componenti".
In attesa del giudizio sulla vicenda Juventus, rimane comunque la difficoltà nel riuscire a stabilire un valore oggettivo ad un calciatore per evitare nuove plusvalenze fittizie che servono a sistemare i bilanci dei club. È difficilissimo per i beni immateriali dare una misura. Questo non vale solo per lo sport, ma per tutto ciò che è quotato in Borsa. Quindi è molto difficile stabilire in un bene immateriale quale sia la materialità, quindi il valore ha spiegato Sandulli.
C’è una legge dalla quale appunto parleremo anche nel convegno, la legge del 2019 numero 86, ci sono una serie di deleghe previste da questa legge. Una di queste deleghe non è stata espletata ed era proprio la delega ‘struttura dello sport’. Nell’ambito della ‘struttura dello sport’ in qualche modo va guardato con attenzione il tema della giustizia sportiva. Le due sentenze della Corte Costituzionale intervenute nel 2011 e nel 2019 di fatto sono sostanzialmente sentenze che devono lasciarci interrogare sotto il profilo scientifico, perché questa materia – come tutte le altre – cresce se l’università, la scienza e l’accademia si fermano su di esse e imparano a riflettere. A riflettere sugli accadimenti quotidiani, ma anche portando da quelli la possibilità di modificare e operare delle riforme spiega Sandulli sulla necessità di una riforma della giustizia sportiva in Italia.
Conclude poi commentando la bocciatura dell'emendamento presentato dal Claudio Lotito in merito al prolungamento dei diritti televisivi nel calcio da tre a cinque anni: "Ci vuole chiarezza nell’intero settore, perché purtroppo partiamo da una magagna originaria, ovvero l’assenza dello sport nella Costituzione, che si occupa di sport solo nel 2001 e lo colloca tra le materie concorrenti Stato e Regione. Ma quell’assenza iniziale ha fatto sì che tutte le leggi sullo sport siano dettate per inseguire un’emergenza, pensiamo agli illeciti sportivi o alla stessa normativa del lavoro. E quando si tende a mettere una pezza a colore spesso lo si fa male.