Uno studio italiano in fase di pubblicazione su 'Pathogen and Global Health’, condotto da alcuni scienziati, ha riscontrato l'assenza di un salto di specie su tre casi umani di influenza aviaria H5N1. Al momento infatti, "manca ancora la firma genetica di un evento di spillover".
Il salto di specie, spiegano gli studiosi, può verificarsi quando una popolazione patogena ad alta prevalenza (serbatoio) entra in contatto con soggetti appartenenti a specie diverse e il patogeno si diffonde in una nuova popolazione.
Evidenziano i ricercatori, aggiungendo che i cambiamenti nei virus influenzali sono veicolati dalla cosiddetta deriva antigenica, che consiste in piccole mutazioni nei geni Ha (emoagglutinina) e Na (neuraminidasi), che provocano cambiamenti in queste due proteine di superficie del virus. Questi cambiamenti sono continui nel tempo man mano che i virus influenzali si replicano, generando ceppi diversi, ma strettamente correlati tra loro.
Quando c'è il salto di specie "il cambiamento è brusco e dovuto ad uno spostamento antigenico, ovvero a cambiamenti causati da eventi di ricombinazione che generano nuove proteine Ha e Na che acquisiscono la capacità di infettare l'uomo. Questo cambiamento può portare a un nuovo sottotipo che infetta le persone per la prima volta".
Assicurano i ricercatori.
Lo studio, racconta Massimo Ciccozzi, responsabile Unità di Statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, è stato condotto su tre casi umani di influenza aviaria. Nel caso della bambina cambogiana deceduta, è stato analizzato l'Rna della piccola e del padre positivo asintomatico.
Gl scienziati hanno osservato che i due Rna sono identici tranne una sola mutazione che non ha però significato perché non è su delle parti di Rna che sono determinanti. Quindi l'origine del virus è da fonte comune e non è accaduto il passaggio del virus tra padre e figlia o viceversa.
Ha concluso Ciccozzi.