Dura lo spazio di pochi giorni la tregua nella guerra civile in Sudan, localizzata intorno alla capitale Khartoum. Oggi si entra ufficialmente nella terza settimana di conflitto, che segna al contempo il fallimento dei negoziati tra le Forze Armate governative e l'esercito ribelle del RSF. Entrambe le fazioni, infatti, avevano dichiarato di essere disposte a sedersi sul tavolo dei negoziati solo dopo che la controparte avesse rinunciato definitivamente ai propri propositi bellici. Se non altro, questa apparente tranquillità ha permesso a molti civili o stranieri di lasciare il Paese.
Ufficialmente, la tregua si è interrotta nel pomeriggio di sabato (la scadenza naturale era fissata per mezzanotte) quando attacchi aerei e di artiglieria pesante hanno "risuonato" tra i palazzi di Khartoum. Il contesto più difficile rimane quello degli ospedali, presidiati dalle forze nemiche, oltre alla minaccia diretta al palazzo presidenziale di Omar al-Burhan.
Fonti dell'Esercito a sostegno del presidente hanno aggiunto di aver distrutto circa 25 mezzi militari dell'RSF, e di aver documentato razzie e saccheggi in molti negozi della città. Dal canto suo, i ribelli sostengono di aver abbattuto un aereo da guerra delle Forze Armate.
Guerra in Sudan, le ultime notizie
Questo il bollettino aggiornato dal 15 aprile, data che segna l'inizio del conflitto.
I governi stranieri proseguono la maxi evacuazione di connazionali, quasi tutti via terra e via aerea. L'Italia, come sappiamo, ha riportato in patria una fetta di connazionali lo scorso 21 aprile e sta trasferendo l'ambasciata in Sudan ad Addis Abeba, in Etiopia. Gli Usa hanno la rappresentanza maggiore, soprattutto militare, seguiti dalla Gran Bretagna e dall'India. La Nigeria ha speso oltre un milione di dollari per acquistare bus in direzione del confine sudanese
Parlando a livello internazionale, Abdalla Hamdok ha avvertito delle ripercussioni globali che il conflitto in Sudan assumerà se non si dovesse arrivare a una soluzione pacifica in breve tempo