L'ondata di casi di polmonite registrati di recente in Cina - e in questi giorni anche in Francia - ha spinto l'OMS (l'Organizzazione Mondiale della Sanità) a chiedere chiarimenti allo Stato, per capire se effettivamente si tratta di un nuovo virus o di un'influenza.
Dopo i noti avvenimenti legati alla pandemia e al Covid, la preoccupazione sulla diffusone di un nuovo virus arriva anche in Europa. A creare panico tra la popolazione è stato soprattutto il fatto che questo batterio, il Mycoplasma, stia colpendo in particolare i bambini, con una polmonite che ha registrato un aumento di casi negli ospedali in Cina.
Per capire meglio quello sta succedendo in Cina e per avere chiarimenti in merito alla portata del Mycoplasma pneumoniae, Tag24 ha intervistato il Professore e Ricercatore Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico di San Martino di Genova.
D: I numerosi casi di polmonite che di recente hanno colpito la Cina stanno creando scompiglio anche nel resto del mondo. Si parla di un aumento anomalo. Quanto è grave la situazione?
R: Abbiamo informazioni dalla Cina che ci dicono che c'è un aumento di infezioni alle vie respiratorie nei bambini, non solo causate dal Mycoplasma pneumoniae (un batterio responsabile di patologie che interessano l'apparato respiratorio, ndr) di cui si parla tanto ultimamente, ma anche dall'influenza e dal altri virus respiratori.
Ciò è probabilmente legato al fatto che questo è primo vero e proprio inverno rigido che affrontiamo senza alcun tipo di restrizione, perché ancora la Cina l'anno scorso ancora aveva la politica dello "zero covid", iniziando ad alleggerire le misure dopo i primi mesi del 2023. Quindi fondamentalmente la diffusione potrebbe essere legata al fatto che per tre anni questi microrganismi sono stati limitati nella loro diffusione dall'utilizzo delle mascherine e dal distanziamento.
Bisogna considerare il fatto che in Cina non esiste la medicina territoriale, non ci sono i medici di base o comunque sono molto pochi rispetto alla popolazione, quindi appena si verifica un problema di entità importante, quando non basta l'antibiotico da somministrare a casa, si tende ad andare in ospedale e di conseguenza c'è un affollamento.
D: La Cina secondo lei sta dicendo tutta la verità sulla diffusione della polmonite o cerca di non creare allarmismo?
R: Io non lo so con certezza, sicuramente siamo rimasti tutti scottati quattro anni fa dalle falsità che ci hanno raccontato. Io mi auguro che i cinesi abbiano imparato la lezione, anche perché l'OMS questa volta ha chiesto maggiori informazioni in merito e loro hanno risposto nel giro di 24 ore dicendo che non si tratta di un virus nuovo.
L'unico modo per verificare se stanno affermando il vero è che l'OMS vada sul posto a controllare se queste infezioni di cui si parla sono legate al germe del Mycoplasma. Alternative purtroppo non ne abbiamo: o crediamo alla Cina - sperando che abbiano imparato dagli errori precedenti - o l'OMS deve farsi forte della sua posizione dominante sulla salute. Non c'è un piano c, o ci fidiamo o verifichiamo i fatti. Non esiste che domani magari ci mettiamo a chiudere voli, tamponare tutti quelli che vengono dalla Cina. Mi pare evidente che non sia una soluzione sostenibile.
D: Perché questa polmonite colpisce maggiormente i bambini?
D: Questi batteri ora trovano la loro strada in una popolazione - soprattutto quella pediatrica - che non è attrezzata con le giuste difese: sostanzialmente non avendo fatto ginnastica per tre anni non si sono formati nei bambini quegli anticorpi che invece per noi adulti sono abituali. I bambini non hanno avuto la capacità di sviluppare le difese immunitarie in questi anni successivi al Covid.
I cinesi hanno detto che non si tratta di un nuovo virus misterioso, che non è una situazione di cui preoccuparsi.
La seconda ragione per cui il Mycoplasma si è diffuso così rapidamente di recente in Cina risiede nel fatto che nella maggior parte dei casi esso sia resistente all'azitromicina, l'antibiotico principe usato per trattare queste infezioni nei bambini. L'azitromicina sul Mycoplasma non funziona praticamente più perché è stata utilizzata a dismisura durante il periodo del Covid, un po' in tutto il mondo, compresa la Cina.
Era il cocktail che veniva suggerito da no vax e negazionisti. E' uno scenario che mi preoccupa abbastanza perché se l'antibiotico con cui dobbiamo trattare il Mycoplasma funziona poco o addirittura per niente, questo potrebbe aver aumentato il numero dei casi nei bambini. E tra l'altro non avendo cure da somministrare a casa, i genitori li portano in ospedale.
D: In Francia si sta verificando la stessa situazione?
R: La Francia sta riportando la stessa infezione da Mycoplasma. Ma la domanda che dobbiamo porci è perché in quel paese l'aumento dei casi è stato riscontrato? Perché la Francia ha un sistema di sorveglianza che funziona.
D: E in Italia invece? Dobbiamo preoccuparci?
R: Io credo che l'aumento di infezioni da Mycoplasma non riguardi solo la Cina o la Francia ma probabilmente anche l'Italia: il fatto che noi non abbiamo dati dipende dal sistema di sorveglianza che non funziona. Non è una novità che nel nostro Paese i sistemi di sorveglianza delle malattie infettive non funzionano. Quell'aumento che abbiamo visto in Francia potrebbe esserci già stato - o magari ci sarà - anche in Italia.
Il problema vero è che buona parte degli effetti che stiamo vedendo oggi sono quasi fisiologici: l'aumento di infezioni respiratorie dal momento in cui non ci sono più restrizioni era prevedibile. Direi che non dobbiamo preoccuparci. E' chiaro che un'infezione da Mycoplaasma in un bambino può essere più impegnativa perché potrebbe portare alla polmonite, ad un ricovero in ospedale. Non avere la possibilità di usare l'antibiotico sui bambini perché il Mycoplasma è diventato resistente è sicuramente una questione da non sottovalutare.
Ciò rientra nella problematica delle infezioni da batterio resistenti, che sono oggi la vera pandemia silenziosa, anzi nemmeno più tanto silenziosa, perché al momento c'è il Mycoplasma ma domani ci sarà un altro germe che purtroppo è diventato resistente agli antibiotici.
Il messaggio importante da dare al riguardo è che gli antibiotici non sono caramelle: vanno utilizzati quando serve e purtroppo nel mondo sono troppo usati. E questo deve essere ricordato ai pediatri, ai medici, alle mamme, alle famiglie.
D: Quale potrebbe essere un altro metodo efficace per curare questa patologia oltre agli antibiotici?
R: Un altro metodo efficace è quello di prevenire il più possibile le infezioni. Il Mycoplasma non ha un vaccino ma è previsto per tanti altri germi. Se si effettua prevenzione ci si ammala di meno e d conseguenza si usano in minor numero anche gli antibiotici. I vaccini non solo hanno lo scopo di ridurre le forme gravi ma anche quello di ridurre la circolazione virale. E' tutto collegato: i vaccini sono oggi un fondamentale strumento per la diminuzione e il risparmio dell'uso degli antibiotici.
Quello che sta accadendo oggi sulla questione del Mycoplasma è una conseguenza delle scelte di una parte che ha sostenuto un pensiero antiscientifico. Quando alcuni raccontavano 'Non vaccinatevi perché tanto ci sono le cure' e tra le più usate c'era l'azitromicina, questo è il risultato, perché oggi avremmo meno problemi con il Mycoplasma. E sarà così anche per tanti altri batteri. Usare tanti antibiotici comporta il cambiamento dell'ecosistema dei batteria che circolano nel mondo, che oggi sono molto più resistenti. Durante il Covid abbiamo usato troppi antibiotici e male.