David Robert Jones, in arte David Bowie, avrebbe compiuto 77 anni oggi. Cantante, attore, mimo ed esoterista. Queste sono soltanto alcune delle molteplici sfumature di un uomo che ha trasformato la sua intera vita in un'opera d'arte. Un viaggio dell'eroe conclusosi con la sua dipartita nel 2016, a causa di un cancro al fegato.
Ogni volta che i fan erano convinti che il cantante avesse trovato una propria dimensione, ritornava a sorpresa sul palco con un nuovo alter-ego, un personaggio differente da presentare al pubblico.
Come riassunto perfettamente da Jim Henson, papà dei Muppets: Suppongo che Kermit la rana sia il mio alter ego. Ma è più irriverente di me e anche un po' saggio. Lui dice le cose che io mi trattengo dal dire. Stesso ragionamento espresso da Bowie nelle sue numerose incarnazioni, tra cui la rockstar bisessuale ultraterrena Ziggy Stardust, il Duca Bianco che ha interpretato nel film The Man Who Fell to Earth/L’uomo che cadde sulla Terra del 1976 e Jareth, Il re dei Goblin in Labyrinth – Dove tutto è possibile. Con Ziggy Stardust, Bowie ha demolito il muro tra le identità sessuali e portato in auge il concetto di androginia.
Negli anni ‘70 ha più volte raccontato pubblicamente della sua bisessualità e mai nascosta in alcun modo. Il suo vero successo non risiede nel guadagno monetario derivante dalle sue hit, ma nella capacità di entrare e fissarsi definitivamente nell’immaginario collettivo. Ha ispirato future rockstar tra cui Marilyn Manson, che è stato anche l'ultimo vero trasformista tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni zero.
Oltre lo studio psicologico e sociologico che tanto attrae fan e ricercatori, un altro aspetto molto
singolare è l’interesse di David Bowie per il mondo dell’esoterismo e dell’occulto.
Lo studioso Peter R. Koening ha paragonato Bowie ad un Dio gnostico:
David Bowie era fortemente influenzato dai principi della Kaballah e da Aleister Crowley, celebre occultista, filosofo, mago di origine britannica e membro dell’Ordo Templi Orientis, una confraternita di magia cerimoniale e dalla Golden Dawn che cita nel testo Quicksand.
Station to Station, titolo del decimo album del cantante, è un chiaro riferimento alle 14 stazioni della Via Crucis, il cammino di Gesù Cristo tra caduta, crocifissione e sepoltura. Nell’omonima canzone vengono menzionati indirettamente i tattwas, delle forme geometriche di vario colore utilizzati dalla Golden Dawn per indurre la mente a concentrarsi su un solo oggetto per allenare la mente ad entrare in un sogno lucido o per le proiezioni astrali.
Nel marzo del 1920, in Italia, l'occultista prese in affitto una villa a Cefalù dove fondò l’Abbazia di Thélema e nella quale insegnò le regole del culto ai propri adepti.
Ma non solo Bowie: anche i Beatles, Jimmy Page, Ozzy Osbourne, i Red Hot Chili Peppers, i The Mars Volta e tantissimi altri artisti del mondo del rock e del pop sono attratti da questa enigmatica figura. Il rapper Jay-Z ha più volte nominato Crowley in interviste o omaggiato nei suoi videoclip.
La dottrina di Crowley si basava sul motto «Fa ciò che vuoi e tutto sarà legge». Nei testi delle sue canzoni, negli shooting degli anni’70, nei videoclip e sulle copertine degli album, i riferimenti a Crowley e al mondo gnostico sono ricorrenti. Nel corso degli anni, il cantante si è difeso più volte dall’accusa di essere un adoratore del diavolo, in quanto l’aspetto da cui era fortemente attratto è sempre stato la magia.
Oltre Crowley, altre 2 figure sono state fondamentali alla sua forma-mentis: Dion Fortune e Arthur Edward Waite, il secondo studioso di esoterismo, mistico, mago ed inventore del mazzo di tarocchi Rider-Waite. Nel suo libro Autodifesa psichica, una salvaguardia per proteggersi dalla malevolenza del
paranormale, Fortune racconta al lettore come riuscire a difendersi da altri maghi e stregoni e come attraversare portali verso nuovi mondi.
Bowie ha confermato le parole di Fortune, raccontando che egli stesso disegnando dei cerchi e altri simboli su un muro, sia stato in grado di scoprire nuove dimensioni e camminare in altri universi. Ma un altro modo in cui Bowie sfruttò le conoscenze contenute nel libro fu quando, in preda ad una forte paranoia da assunzione di cocaina.
L’artista era convinto di essere vittima di strani fenomeni all’interno della sua casa, in particolare nella piscina. È Angie, l’ex moglie di Bowie a raccontare e confermare che Bowie disegnava pentagrammi protettivi per la casa per proteggersi da entità paranormali e chiamò in aiuto la strega bianca Walli Elmark, insegnante di magia alla scuola di occulto di New York sulla 14esima strada. La strega esorcizzò la casa e la piscina, la cui acqua cominciò a bollire e gorgogliare in modo anomalo.
Blackstar è l’ultimo album prima della sua dipartita che Bowie unisce la sua carriera musicale alla sua identità di David Robert Jones, creando un’opera meta-musicale a metà tra la vita reale e il mondo del sogno prima dell’oscurità. Ciò che ha reso così influente Crowley nel mondo della musica era la vena ribelle e la contrapposizione alle idee della società.
Ed è a suo modo ciò che hanno fatto in altri modi personaggi appunto come David Bowie e Alejandro Jodorowsky. La magia è stata sempre parte della vita del cantautore e con Blackstar, l’artista riapre e chiude il cerchio legato all’occulto e ad Aleister Crowley. Un progetto pianificato nei minimi dettagli dal cantante, in cui Bowie riflette sull’arrivo imminente della morte e si interroga su cosa accadrà una volta attraversata la soglia.
È la storia di un uomo e del suo percorso alchemico per divenire un Dio. Non è di certo un caso la correlazione tra la canzone Black Star di Elvis (suo idolo di infanzia) e l’omonima di Bowie in cui tra i tanti significati si parla anche dell’imminente arrivo della morte:
Il contributo di David Bowie al mondo della musica e dell’arte prende ancora più senso in questo periodo di atrofizzazione dei media, in ciò che è definibile un riciclo di una musica senz’anima che risponde soltanto alle mere logiche del mercato odierno.
Probabilmente è vero: non ci sono più gli artisti di una volta perché i cantanti contemporanei hanno paura di reinventarsi, perché il timore di cadere e fallire è sempre dietro l’angolo, un salto nel vuoto che David Bowie non ha mai temuto di compiere.
A distanza di otto anni dalla sua morte, è stata intitolata a Parigi una strada in onore di David Bowie.
La via è "Rue David Bowie" inaugurata ufficialmente nel tredicesimo distretto della capitale sulla riva sinistra della città.
Il primo ed unico dignitario è l'artista, in quanto la strada la strada è stata creata recentemente come parte di un grande cambiamento del quartiere che include anche la biblioteca universitaria modernista Bibliotheque Francois Mitterrand.