Una deriva violenta conseguenza dell'ostilità crescente alle forme di dissenso da parte dell'autorità: da più parti si commentano in questo modo le violenze delle forze dell'ordine a Pisa, con le cariche agli studenti da parte degli agenti. Una forma di repressione denunciata anche da Alessandro Volk, presidente e portavoce del sindacato CLPT (Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste), che nell'ottobre 2021 ricevette un trattamento analogo a quello dei manifestanti di Pisa, per uno sciopero indetto contro l'obbligo del 'green pass'.
Alessandro 'Sandi' Volk era tra quei portuali che, nell'ottobre del 2021, condussero una serie di manifestazioni per esprimere la propria contrarietà all'introduzione dell'obbligo del 'green pass' per poter lavorare.
La protesta esplose contro l'imposizione del vaccino e dei tamponi - con gli oneri attribuiti agli stessi lavoratori - dopo che, in pieno lockdown, i portuali avevano denunciato di aver lavorato senza alcun tipo di presidio sanitario o di sanificazione. Il 18 ottobre 2021, una manifestazione nel porto di Trieste venne sedata con la forza, tra cariche, lacrimogeni e l'utilizzo di idranti da parte degli agenti.
Una violenza ritenuta spropositata al pari di quella contro gli studenti a Pisa, oggi al centro delle cronache e che ha spinto anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a esprimere la propria critica sull'accaduto.
Raggiunto da TAG24, Alessandro Volk espone il suo punto di vista su questi fatti e su cosa dicono della società italiana di questi anni.
D. Lei ritiene che ci sia un'effettiva similitudine tra le due vicende, la vostra del 2021 e quella degli studenti di Pisa?
R. Penso, in realtà, che la situazione stia peggiorando. Perché se con noi le cariche delle forze dell'ordine erano considerate una cosa eccezionale, oggi mi sembra che stia diventando la regola.
D. La storia si ripete dunque...
R. Non si ripete mai allo stesso modo, purtroppo. Ora sembra stia peggiorando. Non siamo ai livelli degli anni' 70, quando la gente moriva per le strade. Una situazione tornata di nuovo all'inizio degli anni Duemila, con il G8 di Genova e la morte di Carlo Giuliani. Poi tutto si era un po' affievolito, ma adesso la situazione probabilmente sta tornando ad aggravarsi, anche per la situazione sociale ed economica. Quindi la mia visione è molto pessimistica.
Gli studenti, comunque, hanno tutta la mia solidarietà per quello che hanno subito. Sostengo le loro manifestazioni e i motivi per cui si sono svolte. Hanno assolutamente ragione ed è per questo che vengono caricati, come accadde alle persone che manifestarono contro l'imposizione del green pass: divennero una specie di diavoli, ai quali si poteva dire e fare di tutto e di più.
Dalle manganellate agli studenti a Pisa, Volk passa a ricostruire quanto accaduto a Trieste nell'ottobre del 2021 e, soprattutto, dopo. Una rappresaglia per gettare fango ed estromettere il sindacato CLPT (Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste), il più rappresentativo tra i lavoratori del porto.
D. Anche nei confronti degli studenti ritiene ci sia stata la volontà di criticare le ragioni della loro protesta, come accaduto a voi nel 2021?
R. Gli studenti, a differenza nostra, hanno avuto una parte dei media e della politica che li hanno sostenuti. Nel caso dello sciopero del 2021, c'è stata invece un'unanimità nel gettare fango su chi manifestava contro il green pass. Sono state dette cose incredibili, baggianate impressionanti. Ad esempio, venne attribuita a quelle manifestazioni la colpa dell'aumento dei contagiati a Trieste. Una menzogna assoluta.
D. Cosa è accaduto a Trieste e quali erano le ragioni della vostra protesta?
Io credo che qualcuno stia seriamente temendo per la propria posizione e di dover rispondere di quello che ha fatto all'epoca. Perché quello che è successo a Trieste durante la pandemia è una cosa che non ho paura a definire criminale. Noi eravamo il sindacato più rappresentativo del porto di Trieste, quello che aveva più iscritti, per questo lo sciopero ebbe un grosso successo. Ed eravamo un sindacato atipico, perché nato e costituito dai lavoratori, senza funzionari, e uno dei pochi sindacati che si schierò contro l'obbligo del 'green pass' per lavorare, chiedendo altri tipi di interventi sanitari che fossero più efficaci dell'imporre surrettiziamente una vaccinazione obbligatoria.
D. Crede che sia un modo che ha certa politica di fare polemiche per non affrontare i problemi e non ascoltare i cittadini?
La politica che era dentro le istituzioni ha completamente ignorato le nostre posizioni, nel migliore dei casi, o buttato fango sulla nostra mobilitazione, nel peggiore. Per scatenare una simile reazione, evidentemente andavano a contrastare degli interessi. Quel sindacato dava fastidio e quella mobilitazione è stata utilizzata per toglierselo di torno, attraverso licenziamenti e, addirittura, con l'uso di investigatori privati contro di noi, come accaduto a Stefano Puzzer [ex portavoce CLPT, n.d.r.]. Una sentenza fuori dal mondo perché il decreto stabiliva che chi non esibiva il green pass non poteva andare a lavorare ma non doveva subire conseguenze disciplinari. Invece la magistratura ha contravvenuto a questa indicazione.
Ai portuali di Trieste, l'unica strada rimasta per provare a ottenere nuovamente giustizia, fu quella giudiziaria. Un tentativo che, nell'ottobre 2023, portò a una sentenza che annullava i provvedimenti disciplinari e le sospensioni decise dalle aziende del porto. Un successo che, però, Volk ritiene "un contentino" a fronte di danni ben peggiori fatti alla rappresentanza sindacale del CLPT.
D. La magistratura, nell'ottobre del 2023, ha annullato una serie di provvedimenti presi nei vostri confronti dopo le proteste...
R. La magistratura ci ha dato ragione ma solo in quella causa, che forse era la meno importante. Quella sentenza, secondo me, è un 'contentino', che la magistratura ci ha dato per non essere accusata di essere schierata contro i lavoratori. Io, ovviamente, ne sono felice perché sono state annullate le sospensioni ai lavoratori per la partecipazione allo sciopero. Tuttavia, il nostro sindacato ha subito di peggio, dai licenziamenti fino all'essere totalmente esautorato, non convocandolo più ai tavoli, facendo 'orecchie da mercante' su ogni nostra richiesta, per permettere alle aziende di tornare a fare ciò che vogliono dei lavoratori, senza neanche rispettare i contratti di lavoro che loro stessi hanno sottoscritto.
D. Come è stato possibile?
R. Le aziende del porto hanno deciso di negarci le trattenute sindacali e la motivazione che hanno dato è che il nostro sindacato non era più rappresentativo, in base al numero di iscritti. La verità è che le schede di iscrizione sono 'a tempo indeterminato' e l'iscrizione può essere revocata solo dal lavoratore, scrivendo al sindacato. Noi non abbiamo avuto alcuna disdetta ma la magistratura ha considerato quelle iscrizioni non 'a tempo indeterminato', come vale per tutti, ma 'a tempo determinato' lasciando all'azienda la possibilità di giudicare 'vecchie' le iscrizioni e, di conseguenza, non convocando più il sindacato ai tavoli. Si tratta di un precedente gravissimo. Perché, in questo momento, questa cosa vale per noi, ma può valere per qualsiasi sindacato in futuro, con il datore di lavoro che può decidere di non convocarlo, dicendogli che non è più rappresentativo.
D. Com'è la situazione per i lavoratori del porto di Trieste, oggi?
R. I lavoratori, in questo momento, sono in estrema difficoltà perché vengono terrorizzati con la costante minaccia di licenziamento. Senza contare le morti sul lavoro, che non hanno portato a cambiare le condizioni lavorative quindi, di fatto, si continua a lavorare nello stesso modo, aspettando il prossimo morto. Però i sindacati rappresentativi continuano a essere Cgil, Cisl e Uil che non fanno assolutamente nulla e che non hanno il sostegno dei lavoratori.