Salute nei luoghi di lavoro: la tutela del benessere fisico, ma soprattutto psicofisico, è la vera sfida da vincere. Negli ambienti di lavoro non si sta più bene, è una certezza. Con l'aumento dei disturbi da stress lavoro-correlati, comportamentali e dell'emotività, si parla di un incremento del 17,9%, e l'allungamento degli anni di lavoro in relazione alla longevità, è obbligatorio pensare a come migliorare lo stato delle cose. 8 italiani su 10 sono a rischio bornout, secondo i dati INAIL del primo trimestre 2024, 22.000 sono le denunce di malattie professionali.
La tutela della salute dei lavoratori, nei luoghi di lavoro, attiene a quella che tutti definiamo integrità psicofisica. Siamo maggiormente portati ad analizzarne l’aspetto fisico, quello della prestazione che, nella maggioranza dei casi, è causa di morte o infortunio. Naturalmente, se vogliamo fare un ragionamento olistico dobbiamo sapere che, accanto all’integrità fisica, c’è anche il tema della integrità psicologica della persona – ha sottolineato Cesare Damiano – . I fattori di stress nelle moderne organizzazioni del lavoro, anche in relazione all’impetuoso diffondersi della digitalizzazione, sono largamente presenti, anche se meno visibili.
In passato era già stata prevista la necessità di tutelare la salute dei lavori, oggi non solo non dovevamo avere problemi, ma avremmo pure la soluzione, il problema è che i tempi di osservazione delle leggi sono tardivi, e anche quando le leggi ci sono manca la volontà di rispettarle.
"Sono il padre del decreto legislativo 81, approvato l'8 aprile del 2008, una pietra miliare sui temi della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, come fu la legge 626 del 1994. Il decreto 81 è ancora oggi un importante riferimento normativo. Da un punto di vista legislativo, è tra i più avanzati al mondo. Il problema è che, in Italia, l'applicazione delle leggi non è osservata. Una parte dei decreti, di quell'atto normativo, a distanza di sedici anni sono ancora inattuati - ha aggiunto l'ex Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali - soltanto di recente si è realizzata la patente a crediti che è una versione diversa della patente a punti, che avevo inserito nel decreto 81: notevoli ritardi, resistenze, e passi indietro rispetto all'impianto originario non sono stati d'aiuto."
Quanto ai veri danni legati al mondo del lavoro, oltre al numero degli infortuni, quello dei decessi è peggiore e inaccettabile. "Fermiamoci ai morti sul lavoro, lei sa che l'INAIL censisce l'andamento delle morti dal lontano 1951, abbiamo perso la memoria di queste statistiche, che sono aride, perché sono numeri, ma dietro i numeri ci sono le persone. Nel pieno del boom dell'economia, nel 1963 morirono sul lavoro ben 4700 lavoratori, 12 persone al giorno - ha fatto notare Damiano - oggi siamo a 1041 che sono pur sempre una strage, cioè 3 morti al giorno. Di recente registriamo una serie di eventi seriali: Brandizzo, il cantiere Esselunga di Firenze, Suviana, Palermo Casteldaccia. Siamo ancora sui 1000 morti all'anno, non riusciamo a scendere."
"Il decreto 81 aveva tre parole d'ordine: prevenzione, formazione, sanzione, dei cattivi comportamenti. Ho sempre puntato sulla prevenzione, cioè controlli estesi. Bisogna però dire che il tessuto industriale del nostro Paese è costituito da 4milioni e mezzo di imprese, il 90% delle quali arriva ad una dimensione di dieci dipendenti. Considerato il numero esiguo degli ispettori, non sempre coordinati tra loro, l'ipotetico controllo sul rispetto delle regole può capitare, statisticamente, nel corso di un ventennio, ma non sempre si riesce."
Dovremmo fare un salto di qualità: con l’utilizzo delle nuove tecnologie, della digitalizzazione e dell’IA, potremmo tutelare meglio l’integrità psicofisica dei lavoratori. La mia proposta, sostenuta in varie occasioni e in seminari di studio con gli esperti, è quella di adottare il Cantiere Digitale: cominciamo dai luoghi dove si registrano i maggiori incidenti– ha fatto notare Damiano – partiamo dai grandi cantieri sospinti dal PNRR, quelli di ENI, ENEL, Ferrovie dello Stato e via discorrendo. Adottiamo, per ciascun lavoratore addetto a quel cantiere temporaneo, un badge che certifichi l’identità della persona, l’obbligo all’adozione del contratto dell’edilizia, che costa più caro perché c’è la formazione, mettendo fine, nella catena degli appalti, all’adozione dei contratti che costano meno: dal florovivaista al multiservizi, per non parlare di quelli in dumping e pirata. Il tutto per risparmiare sul costo della manodopera.
Quando si risparmia sulla manodopera si risparmia anche sulla tutela e sulla sicurezza delle persone – ha spiegato Cesare Damiano – . Propongo di adottare anche i microchip nei Dispositivi di Protezione Individuale, casco, guanti, scarpe, imbracatura, in modo tale che la loro mancata adozione, da parte di una squadra, venga segnalata digitalmente, e con un alert si blocchi il lavoro.
Per quanto riguarda il cantiere di Firenze la compresenza di più aziende in una catena di appalti relativamente lunga, la mancanza di comunicazione organizzativa, aggiunta al fatto che possano esserci lavoratori di diverse nazionalità: italiani, rumeni, pakistani, indiani, e via discorrendo, formati e non formati al mestiere, che non conoscono tutti la lingua italiana, rende evidente il rischio da interferenze. Come ministro ho voluto, nel Decreto 81 del 2008, il DUVRI, il Documento Unico di Valutazione del Rischio da Interferenza. Quello che è capitato a Firenze, vale a dire arrivare al punto di posizionare una trave, che è crollata, non curandosi di accertare che al di sotto di quella messa in opera non ci fosse nessuno, è di una gravità eccezionale. Se avessimo avuto una mappatura digitale del cantiere, avremmo avuto la segnalazione di un rischio da interferenza: sotto a quella trave non poteva esserci una squadra al lavoro. L’introduzione della tecnologia digitale può aiutare a limitare i danni e aiutarci a scendere al di sotto della soglia dei 1.000 morti all’anno.