Ibernazione umana come funziona e a cosa serve? L’adesione da parte di quattrocento persone al nuovo programma offerto dalla clinica svizzera Tomorrow Biostasis ha riportato in alto l’interesse per la procedura di ibernazione del proprio corpo dopo la morte.
Non è una tecnica nuova, ma è al momento l’unica struttura in Europa a proporre questo servizio. Il trattamento non solo ha cifre altissime ma è comunque legato all’incognita sulla sua efficacia.
L’ibernazione umana, anche nota come crionica, è una tecnica innovativa di abbassamento della temperatura corporea al fine di interrompere il processo di decomposizione di organi e tessuti in un soggetto appena deceduto.
Questa tecnologia deve essere messa in pratica entro mezz'ora dalla dichiarazione legale di morte. I medici dell’ospedale in cui è avvenuto il decesso iniziano il processo di conservazione con la riattivazione della respirazione con ventilazione meccanica e del flusso di sangue al cervello.
Il corpo viene quindi trasportato in un centro di criogenesi in acqua gelida. Qui, il primo passo è l’iniezione in endovena di un liquido "crioprotettivo" necessario per scongiurare il congelamento dei tessuti organici. Poi si immerge il soggetto in azoto liquido e lo si porta ad una temperatura di -125 °C. Dopo 3 ore il processo arriva all'ulteriore abbassamento alla temperatura finale di -196°C.
La tecnica prevede una notevole manutenzione in quanto il liquido criogeno deve essere cambiato ad intervalli precisi e finché non sarà previsto lo scongelamento.
Formalmente si descrive l’individuo sottoposto al trattamento come "paziente criopreservato" e quindi non realmente morto.
La tecnica di ibernazione umana risale agli anni Sessanta. Il 12 gennaio 1967 si completò infatti la procedura sul primo paziente, il professore di psicologia all’Università della California James Bedford, morto di tumore all’età di 73 anni. Il suo corpo è tuttora in stato di sospensione criogenica in attesa di essere riportato in vita.
Oltre ad essere una procedura davvero costosa e complicata, l'ibernazione post mortem è anche una questione molto controversa. Il suo obiettivo è dunque quello di prolungare le aspettative di vita e attendere che il progresso scientifico e medico abbia raggiunto livelli tali da riportare in vita il soggetto.
L’individuo pertanto non sarà risvegliato finché la medicina non troverà un modo per invertire il processo di morte.
Rimangono però forti dubbi sull’efficacia del trattamento poiché non ci sono prove scientifiche a supporto delle ipotesi teoriche. L’ibernazione post mortem infatti dà per scontato che tutte le funzioni cognitive, la memoria e la personalità dell’individuo non vengano alterate dal congelamento e dal successivo risveglio.
Chi ha studiato questa procedura sostiene che il risultato sarebbe più efficace se il soggetto fosse ancora in vita al momento del criocongelamento, in modo da arrestare l'evoluzione di una malattia terminale e attendere nuove scoperte in campo medico.
Tuttavia ad oggi in nessun luogo al mondo è legalmente consentita su pazienti vivi, nemmeno nei casi di patologie terminali e di grave sofferenza fisica e mentale.
Al mondo esistono pochissimi centri specializzati per il trattamento crionico. Due di essi si trovano negli Stati Uniti e più precisamente si tratta dell’Alcor Life Extension Foundation con sede a Scottsdale in Arizona e del Cryonics Institute situato a Detroit.
Il terzo centro gestito dalla CryoRus è stato aperto in Russia nel 2006. Sono poi centinaia le società che prestano servizio di trasporto in questi sedi da tutte le parti del mondo.
Fino al 2019 in Europa non c’era alcuna possibilità di sottoporsi all’ibernazione dopo la propria morte. La prima azienda a portare questa tecnologia nel Vecchio Continente è stata la Tomorrow Biostasis, con sede nel piccolo paesino svizzero di Rafz.
Il suo fondatore, il medico tedesco Emil Kendziorra, si è detto convinto di poter invertire il processo di morte e di costruire così una società in cui saranno le persone stesse a decidere fino a che età vivere.
In Italia non esistono cliniche crioniche ma allo stesso tempo nessuna norma vieta l’ibernazione. Il processo andrebbe però in conflitto con l’obbligo per legge di un periodo di osservazione di 24 ore dopo l’arresto cardiaco.
Per capire a cosa serve e come funziona l'ibernazione umana è importante anche conoscere il suo prezzo. La Tomorrow Biostasis offre non solo la possibilità di sottoporre al trattamento l’intero corpo ma anche la crioconservazione del solo cervello. Nel primo caso il costo è di 200 mila euro, mentre per il secondo si scende a 60 mila.
Ad oggi il programma ha raccolto un’adesione di circa 400 persone, nella maggior parte di genere maschile, comprese nella fascia di età dai 25 ai 45 anni e legati in qualche modo al mondo tecnico – scientifico per le loro attuali professioni.
Oltre al costo del trattamento alla loro morte, gli iscritti devono pagare una quota associativa mensile di 50 euro.
Negli Stati Uniti le cifre sono grossomodo le stesse e si aggirano infatti tra 160 e 200 mila dollari, mentre la Russia appare molto più conveniente con una tariffa di soli 26 mila dollari.
Nonostante i tanti dubbi legati al successo dell’operazione, il fenomeno dell’ibernazione post mortem sta aumentando notevolmente le adesioni. Ad oggi sono 500 i corpi criopreservati in tutto il mondo e la lista di attesa per partecipare al programma è di oltre 5mila persone.