Una partita a scacchi, resa ancora più complessa dal fatto che i giocatori sono molto più di due. È quella che si sta giocando in queste settimane per le nomine per i cosiddetti 'top jobs', le posizioni di vertice delle principali istituzioni dell'Ue, dopo le Europee dell'8 e 9 giugno 2024.
Se la conferma di Ursula von der Leyen appare più vicina, le altre posizioni sono ancora in bilico a causa dei nuovi equilibri all'interno dell'Unione scaturiti dalle elezioni di inizio giugno. I conservatori di Ecr premono, infatti, per far valere il loro status di terza forza in Europa, provocando qualche grattacapo al Ppe.
Fremono i lavori a Bruxelles per la definizione dei ruoli apicali dell'Unione europea per i prossimi cinque anni. Le elezioni dell'8 e 9 giugno hanno fatto emergere i conservatori di Ecr come nuova forza protagonista con cui i due partiti di maggioranza - i popolari del Ppe e i socialisti del Pse - devono ora fare i conti.
Se l'accordo sembra esser stato raggiunto sulla conferma di Ursula von der Leyen per il secondo mandato alla guida della Commissione europea, sulle altre posizioni c'è ancora una fase di stallo.
A provocarla sarebbero le tensioni che attraversano la prima forza politica e ago della bilancia delle decisioni in Europa, quel Partito Popolare Europeo che sembra spaccato in due. Da un lato, la posizione di Manfred Weber, che giudica inevitabile l'apertura ai conservatori di Ecr, sostenuta più volte da Antonio Tajani, intenzionato a replicare in Europa l'alleanza di centrodestra che guida l'Italia. Dall'altro, l'asse composto Donald Tusk e il greco greco Kyriakos Mittsotakis, più propensi a un dialogo con i Verdi.
Anche la nomina, fino a pochi giorni fa data quasi per scontata, del socialista portoghese António Costa come presidente del Consiglio europeo appare adesso incerta. Il Ppe si sarebbe opposto, facendo avanzare le quotazioni di Enrico Letta come possibile presidente. Da segnalare che anche Giorgia Meloni ha dichiarato che non si opporrebbe a un'eventuale nomina dell'ex presidente del Consiglio italiano.
Sulla questione, inoltre, Antonio Tajani ha aggiunto un ulteriore elemento di riflessione e di (possibile) incertezza. Arrivando al Consiglio Esteri previsto per oggi, 24 giugno 2024, in Lussemburgo, il vicepremier ha sostenuto l'idea di applicare la prassi della presidenza divisa (2 anni e mezzo a un esponente del Pse e i restanti 2 anni e mezzo a uno del Ppe), tipica del Parlamento europeo, anche al Consiglio.
Mentre sembra vicina la conferma di Roberta Metsola alla guida del Parlamento europeo per la prima metà della legislatura, qualche dubbio sembra circondare la nomina di Kaja Kallas, prima ministra dell'Estonia, come Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Ue. Il motivo è il suo esser stata inserita dalla Russia nella lista dei ricercati. In un quadro internazionale delicato come quello attuale, alcuni ritengono, infatti, che le sue posizioni possano aumentare le tensioni, rendendo più complesso il compito della diplomazia internazionale.
Infine, bisogna considerare le pressioni che arrivano dai singoli Stati membri, che chiamano in causa proprio il nostro Paese.
La presidente del Consiglio Meloni ha chiesto più volte, infatti, un ruolo 'di peso' dell'Italia nei futuri assetti europei. Questo potrebbe tradursi nel conferimento di un commissario importante, oltre che di una vicepresidenza.
A questo proposito, avanza nelle ultime ore l'ipotesi che l'attuale ministro agli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto possa ricoprire tale incarico. Una mossa che porterebbe anche un inevitabile rimpasto di governo in Italia.