Gli orsi mangiano gli uomini? Mai come negli ultimi anni si è registrato un numero così elevato di aggressioni da parte di un orso sul nostro territorio.
E le domande sorgono spontanee. Sono davvero degli animali aggressivi per natura? Rappresentano una vera minaccia per l’uomo? Ci vedono come prede o agiscono per altri motivi?
L’episodio avvenuto oggi, martedì 16 luglio 2024, è solo l’ultimo di una sempre più nutrita lista di casi violenti.
Il turista francese di 43 anni è stato aggredito da un orso mentre passeggiava in località Naroncolo, a pochissima distanza dal comune di Dro, in Trentino - Alto Adige.
Seppur i dettagli della vicenda siano ancora in corso di analisi, la prima ricostruzione descrive come il turista stesse attraversando un sentiero battuto di prima mattina, forse per un’attività di jogging.
Il 43enne ha riportato gravi ferite sia alle braccia che agli arti inferiori: trasportato d’urgenza all’ospedale di Trento, non sarebbe in pericolo di vita.
Il corpo forestale è ora alla ricerca di tracce biologiche che possano individuare l’esemplare e valutare se si tratti di un pericolo per la popolazione locale.
Il ferimento del turista francese arriva a pochi giorni da un altro incontro ravvicinato. Era infatti il 10 luglio quando una famiglia con bambini si è imbattuta in un’orsa e il suo piccolo lungo la sponda sud-occidentale del lago di Molveno.
Per fortuna in questo caso nessun essere umano è rimasto ferito.
Generalmente gli orsi si spingono fino ai centri abitati solo per cercare cibo nei residui organici della spazzatura.
Il loro habitat naturale rimane l’ambiente boschivo o forestale della zona montuosa.
Qui si cibano di bacche, frutta, invertebrati e carcasse di animali.
Gli orsi non vedono gli esseri umani come possibili prede, quindi nessuna aggressione agli uomini è causata dall’istinto di nutrimento.
Anche nei casi in cui si verificano attacchi brutali, l’orso si allontana quando il soggetto davanti a sé è ormai fuggito o reso completamente innocuo.
Anche quando l’uomo non sopravvive, non si è mai registrato che il cadavere fosse consumato dall’animale.
Allora perché un orso attacca un essere umano? Come qualsiasi altro animale, anche l’orso agisce puramente di istinto.
Se aggredito si difende e se si sente minacciato attacca per primo.
In determinati contesti questi esemplari possono essere molto aggressivi. È il caso di un’orsa in compagnia dei suoi cuccioli.
L’animale amplifica il suo senso di protezione nei confronti dei figli e al minimo pericolo può attaccare la minaccia.
Un altro fattore di rischio può essere la contemporanea presenza di un altro animale.
Se per esempio ci addentriamo nella natura con il nostro cane, senza però tenerlo al guinzaglio, e ci imbattiamo in un orso, il plantigrado potrebbe sentirsi minacciato.
Infine l’effetto sorpresa. Questa potrebbe essere la spiegazione per l’attacco di oggi e la vicenda che portò alla morte il 26enne Andrea Papi ucciso il 5 aprile 2023 nei pressi di Caldes
.L’orso infatti potrebbe sentirsi enormemente minacciato da un soggetto che si avvicina velocemente verso di lui, come nel caso di un runner.
L’animale non avrebbe così il tempo di elaborare il livello di rischio e agirebbe istintivamente attaccando la minaccia.
L’attitudine naturale degli orsi è abbastanza schiva. Quando nota un essere umano nella zona dove si trova, non ha l’istinto di attaccare bensì quello di allontanarsi.
Se ha dunque la possibilità, scappa ed evita così qualunque contatto diretto. Tutti gli animali, infatti, tendono ad evitare possibili pericoli e non cercano un confronto fisico se non strettamente necessario.
Ben diverso è invece l’atteggiamento se l’orso sente in repentaglio la sua vita o quella dei suoi cuccioli.
A quel punto il suo istinto di sopravvivenza innesca una reazione di combattimento, finché il pericolo non è neutralizzato.
Il carattere di questo tipo di animali dunque non è definibile come aggressivo in senso generale, ma può manifestare questa propensione solo in determinate circostanze.
Non si può sapere con certezza quanti orsi ci siano sul nostro territorio, ma il numero è in forte diminuzione. La loro presenza è fortemente a rischio per le attività umane, per la scarsità di cibo, per i cambiamenti climatici e non ultimo per le ancora diffuse attività di bracconaggio.
Gli ultimi dati stimano che in tutta la nostra penisola vivano poco più di 200 esemplari. La maggior parte, circa 100, predilige proprio il Trentino – Alto Adige come proprio habitat, anche grazie alla vasta disponibilità di cibo e di zone indisturbate dalle attività umane.