Ansia, ansia da prestazione, depressione, attacchi di panico, sono disagi diffusi, stigmatizzati e non riconosciuti correttamente. Tant'è che termini simili vengono abusati in un'epoca dominata dalla voglia di perfezione o da un estro nel comportamento che sovente trova definizioni pressapochiste, superficiali o sbagliate. Una recente ricerca condotta da Gallup, storico e prestigioso istituto di sondaggi, fa sapere che il 25% degli italiani detesta quello che fa al lavoro; mentre secondo l'INAIL 8 italiani su 10 potrebbero essere a rischio burnout. Senza tralasciare i numeri legati agli abusi, alla violenza e ai femminicidi: un chiaro campanello d'allarme che denota una condizione di fragilità emotiva più diffusa di quanto si pensi.
"La parola ansia è una di quelle più usate, e abusate, dei nostri tempi - ha spiegato la psicoterapeuta e scrittrice, Maria Tinto, a TAG24.IT - persino i bambini ne fanno un uso improprio, ogni volta che devono affrontare anche una piccola difficoltà, o gli adulti non sapendo di cosa si tratta fanno confusione, alimentando, ingigantendo e talvolta creando il problema ansia, anche quando il problema non sussiste."
"L’ansia generalizzata viene confusa con l’attacco di panico, ma la sintomatologia è molto diversa. L’ansia generalizzata è caratterizzata da un continuo stato di allerta, è come se il soggetto avesse una paura inspiegabile di qualcosa che potrebbe accadere da un momento all’altro - ha sottolineato l'esperta - in questo stato, i parametri fisiologici come il battito cardiaco, la respirazione e la sudorazione subiscono una attivazione smisurata. Si tratta di uno stato che perdura, spesso, anche per tutto il giorno."
"A differenza dell’attacco di panico che ha un’insorgenza immediata, e una durata brevissima, anche la sintomatologia è più accentuata, con una caratteristica abbastanza discriminante, determinata dalla sensazione di morte imminente, o della perdita di controllo, sensazioni che il soggetto prova nel momento in cui viene sopraffatto dal panico. Si tratta di uno stato mentale in cui il cervello va letteralmente in 'tilt', perdendo il controllo e la lucidità. L’ansia da prestazione è una modalità particolare con cui si esprime l’ansia - ha aggiunto Maria Tinto - ed è importante precisare che alla base di tutta la sintomatologia e dell’escalation ansiogeno fino al panico, c’è la paura."
"E’ la paura l’attivatore primario dei disturbi d’ansia. Più specificamente si tratta della paura della paura. Poiché si manifesta anche se non è presente un pericolo reale, ma è piuttosto il pensiero di qualcosa che potrebbe accadere a determinare lo stato di paura profonda che si trasforma in angoscia. Ad esempio, in molti casi è la paura di non essere all’altezza del compito da svolgere o della prestazione da sostenere, che genera nel soggetto un’ansia incontrollabile. L’ansia da prestazione non a caso si riscontra in molti disagi psicologici legati alla sessualità - specifica Tinto - e paradossalmente più il soggetto cerca di controllare la situazione ansiogena che sta vivendo, per cercare di portare a termine l’azione e maggiormente si attivano le reazioni psicofisiologiche, che ne determinano il fallimento."
"Il ricorso ai farmaci è la soluzione più immediata, ma non quella risolutiva, senza considerare il rischio che l’uso e anche l’abuso di questa tipologia di farmaci può determinare, con una conseguente dipendenza. La Psicoterapia Strategica ha predisposto dei protocolli di intervento ad hoc, per questi tipi di disagi psicologici - spiega la scrittrice e psicoterapeuta - con una risoluzione attraverso la costruzione di un nuovo equilibrio funzionale della persona, stabile nel tempo."
"La paura è un’emozione primaria, che va considerata come un attivatore di risorse. E’ la paura, infatti, che ci permette di riconoscere situazioni di pericolo, aiutandoci a trovare la soluzione più idonea e immediata alla nostra sopravvivenza. Ed è da considerarsi un’emozione salvifica, ma disfunzionale quando ci impedisce di svolgere le attività ordinarie e ci costringe a rinunciare. Alla rinuncia si ricorre tutte le volte in cui si viene sopraffatti dalla paura e dalla conseguente ansia. Noi terapeuti sappiamo bene come la 'rinuncia' possa condurre ad una 'non vita'."
"Una delle conseguenze peggiori dell’ansia infatti, è la conduzione di una 'vita depressa', che non va confusa con la depressione, ma che può generare nel soggetto coinvolto, una mancanza di interesse e di energica vitalità. In questi casi bisogna aiutare la persona ad affrontare la paura, a guardarla in volto, solo così è possibile trasformare la paura da limite a proficua risorsa. E’ sovente, nel corso della propria vita, trovarsi a vivere momenti di ansia incontrollabile o di panico, per cui possiamo dire che è abbastanza comune soffrire di questi disagi. Specialmente nella società odierna, dove la performance, l’ideale di 'una vita perfetta' e/o di 'un’immagine perfetta' di sé, sembrano essere le caratteristiche salienti della vita, a discapito del contatto con sé stessi e con le proprie sane fragilità."
"La relazione tra il disturbo di panico, l’ansia da prestazione e il trauma, spesso si può presentare, specialmente quando ci troviamo in presenza del disturbo post traumatico da stress, che è un’altra tipologia con cui si manifesta l’ansia, ovvero la paura. In questo caso bisogna affrontare il trauma, risolverlo con opportuni protocolli di intervento psicoterapeutici - si è congedata Maria Tinto - cosicché risolto il trauma, in maniera del tutto naturale sparirà anche la paura e l’ansia."