Al via definitivamente la stretta sulla pirateria TV, con l’approvazione di due emendamenti anti-pezzotto che prevedono anche un anno di carcere, oltre ai 5000 euro di multa già previsti per chi fruisce di servizi illegali o ne è a conoscenza, ma non ne sporge denuncia.
La tolleranza è ai minimi storici per un’azione che dà ad Agcom la facoltà di ordinare ai prestatori di servizi di disabilitare l’accesso ai contenuti diffusi abusivamente.
Molto dipenderà anche dall’efficacia del controllo tra Procure e Guardia di Finanza. Le pene le conosciamo, ma come funzionano i controlli?
La pirateria TV rappresenta da sempre un problema non di poco conto per l’intrattenimento. Un fenomeno fortemente marcato soprattutto per il mondo dello sport.
Quindi, le istituzioni si sono viste costrette a operare un giro di vita sul cosiddetto pezzotto. Termine preso in prestito dall’uso quotidiano, con cui ci si riferisce a tutti quei sistemi che consentono di guardare le partite, senza abbonamenti ufficiali. Si pensi bene a quali possano essere le perdite per le piattaforme che forniscono questi servizi.
Dal mese di settembre 2024, è entrata in funziona la piattaforma Piracy Shield. Una piattaforma messa a punto dallo Studio Previti e donata dalla Lega Serie A all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM). È stata pensata per intervenire su due fronti: intercettare chi sta diffondendo il segnale pirata e chi ne sta usufruendo.
Sono state annunciate, inoltre, multe da 150 euro a 5000 euro e fino a un anno di carcere per la pirateria TV.
La pirateria viaggia prevalentemente attraverso internet. Ci sono molti siti web che diffondono illegalmente contenuti protetti da copyright. Ma come funziona? Il tutto passa attraverso appositi decoder con i quali i cosiddetti pirati informatici riescono ad accedere ai contenuti a pagamento e trasmetterli gratuitamente. Si tratta, in sostanza, di un modo per aggirare gli abbonamenti.
L’obiettivo dei controlli è, sintetizzando, quello di identificare gli indirizzi IP di chi diffonde il segnale e, al contempo, degli utenti finali.
In questo modo, si rintracciano, si bloccano e, infine, si multano. Per questo motivo, il Governo ha consentito all’Agcom di bloccare l’accesso ai siti pirata e ai domini e sotto domini che oggi (o in futuro) sono associati a tali attività illecite.
Come abbiamo anticipato, tra gli strumenti a disposizione c’è la piattaforma Piracy Shield, che permette agli operatori a pagamento di segnalare chi sta trasmettendo senza autorizzazione. Inoltre, questi possono anche fornire l’indirizzo IP del sito illegale e le motivazioni per cui si sta chiedendo l’oscuramento del contenuto.
Entro massimo 30 minuti dalla richiesta, si genera un ticket e lo si invia agli operatori delle telecomunicazioni. Successivamente, entro altri 30 minuti dalla segnalazione, questi dovranno provvedere a bloccare il sito illegale. Il blocco avviene automaticamente. Proprio per via dell’assenza del controllo umano, è stata creata una whitelist di siti che non possono essere interessati dalle segnalazioni.
Il primo dei due emendamenti al decreto Omnibus modifica la normativa attualmente in vigore sui provvedimenti urgenti e cautelari dell’Agcom per la disabilitazione dell'accesso a contenuti diffusi illegalmente.
In particolar modo, è prevista l’estensione anche ai fornitori di servizi Vpn e Dns dell’obbligo di bloccare l'accesso ai contenuti diffusi abusivamente entro il termine massimo di 30 minuti dalla notificazione del provvedimento
Il secondo emendamento agisce direttamente sulla legge anti pirateria. Stabilisce l’obbligo della segnalazione immediata all’autorità giudiziaria o alla polizia, anche coloro che forniscono servizi di accesso alla rete e sono a conoscenza di condotte penalmente rilevanti. Stabilita anche la pena con la reclusione a un anno, oltre alle sanzioni pecuniarie previste.