Undici anni dopo, la politica scende di nuovo in piazza contro la magistratura. Nel 2013, lo fece il Pdl per difendere Silvio Berlusconi dalle "grinfie" della Procura di Milano. Oggi, 18 ottobre 2024, lo ha fatto la Lega per difendere Matteo Salvini dalle toghe di Palermo che lo processano per la vicenda Open Arms. È la dimostrazione plastica di uno scontro ormai ultra trentennale tra due poteri dello Stato che dal 1992, annus domini di Mani Pulite che terremotò la Prima Repubblica, mette l'una contro l'altra la politica e la giustizia. Tag24.it ne ha parlato con due parlamentari del Carroccio, Riccardo Augusto Marchetti e Claudio Borghi.
Quando la politica scende in piazza contro la magistratura: dal Palazzo di giustizia di Milano a Palermo, da Berlusconi a Salvini
Il primo a profetizzare la politica in piazza contro la magistratura fu Nanni Moretti. La scena finale del suo Caimano, film del 2006 ispirato a Berlusconi, con lui che si allontana dopo una sentenza di condanna e i suoi che lanciano molotov e danno fuoco al tribunale è iconica
Nel 2013, in effetti, qualcosa di simile accadde davvero. L'11 marzo, l'allora Pdl organizzò un sit-in presso il Tribunale di Milano per difendere il suo leader dai pm che indagavano sul caso Ruby. Dopo l'ennesimo rinvio di una udienza per legittimo impedimento, vari parlamentari prima sfilarono verso il palazzo di giustizia del capoluogo lombardo e poi sostarono nei pressi del suo ingresso. Angelino Alfano, all'epoca delfino del Cav, parlava apertamente di "emergenza democratica" mentre i reporter ebbero l'opportunità di scattare una delle foto più emblematiche della nostra storia recente: con i parlamentari schierati sulla scalinata del Tribunale a manifestare contro i magistrati. Tra gli altri, in quella foto, si riconoscono Denis Verdini, Giancarlo Galan - che poi avranno le loro belle grane con la giustizia - Mariastella Gelmini, Laura Ravetto, Alessandra Mussolini, Michela Vittoria Brambilla, Daniele Capezzone, Lucio Malan, la ministra Daniela Santanchè, ma anche Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Michaela Biancofiore, Renata Polverini e, vedere per credere, colei la quale (nel 2018) sarebbe diventata la presidente del Senato, e oggi è ministra delle riforme, Elisabetta Alberti Casellati e, last but not least, il neo commissario italiano a Bruxelles, Raffaele Fitto.
E insomma: quel giorno, la politica tornava sul luogo del delitto: quattordici anni prima, molti suoi esponenti salirono quelle scale col tintinnio delle manette nelle orecchie e con il pool Mani Pulite del Procuratore capo Francesco Saverio Borrelli e dei suoi super sostituti Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Ilda Boccassini ad attenderli.
E in ogni caso: le cronache dell'11 marzo 2013 ebbero l'accortezza di sottolineare che Berlusconi, già da due anni ex premier, tra un certificato di malattia e l'altro, quella manifestazione di solidarietà non l'avrebbe proprio voluta. Però, davanti a tanto affetto, poteva mai impedirla?
A ben vedere, un pò lo stesso copione che si è svolto oggi: a Tag24.it, sia Marchetti che Borghi hanno tenuto a specificare che la manifestazione del Carroccio nel capoluogo siciliano certo, rispetto a quella del 2013 del Pdl, è stata partecipata anche da quattro ministri in carica (Roberto Calderoli, Affari regionali; Giancarlo Giorgetti, Economia; Francesco Valditara, Istruzione e Alessandra Locatelli, Disabilità) ma è da intendersi di semplice solidarietà a Matteo Salvini: niente contro i magistrati chiamati a giudicare il caso Open Arms. Anche perché si fa intendere che lui, il Capitano, ha le spalle larghe. E, soprattutto, le carte a posto per uscire indenne da quest'impaccio.
Riccardo Augusto Marchetti l'ha messa così:
E comunque, detto questo:
Venendo al sodo: è un processo politico?
Claudio Borghi si accorda sulle stesse note. Ma una cosa ha tenuto a evidenziarla:
Quella volta, invece...