Almeno Aldo Cazzullo lo ha scritto a chiare lettere che è stato "uno dei tanti italiani a cui Craxi, quando era Craxi, non piaceva" ma tanti altri dovrebbero ammetterlo di essersi pentiti. Non lo faranno e forse verseranno lacrime, tardive, sulla tomba di Hammamet. Il giornalista del Corriere della Sera ha fatto l'ammissione nel libro "Craxi/l'ultimo vero politico" pubblicato da Rizzoli, e scrive che "a molti che - come me - non erano comunisti, Craxi non piaceva per via di quella che appariva arroganza. Chi lo conosceva bene la definiva timidezza. Ma a noi che lo guardavamo da lontano, in tv, sembrava alterigia, senso di superiorità, sete di potere".
Cazzullo ricorda il Bettino della Tunisia che chiamava dall'altra sponda del Mediterraneo, "che non aveva nulla in comune con il personaggio che mi ero figurato. O forse era lui a essere cambiato, rispetto agli anni del potere. Di sicuro doveva essere un uomo molto solo. Abbandonato anche da molti tra coloro che gli dovevano tutto". Il giornalista ammette che "la ruota del destino diede un giro, la vicenda Craxi entrò nella fase finale, quella della vita e della morte. In poche settimane la situazione sarebbe precipitata, in modo insieme epico e grottesco, sino a un epilogo che ancora oggi - comunque si valuti il personaggio - pesa sulla coscienza della nazione". E' un po' troppo facile dire ora che "pesa", è un modo per pulirsi la coscienza.