Sono 49 i richiedenti asilo trasferiti sulla nave Cassiopea, il pattugliatore della Marina Militare italiana che nelle prossime ore partirà da Lampedusa in direzione Albania.
Dopo due mesi di attesa, il Governo Meloni ha deciso di riattivare il protocollo sull'immigrazione tra Italia e Albania e si prepara ad affrontare il terzo trasferimento, dopo il fallimento dei due precedenti.
Sulla questione pende il giudizio della Corte di Giustizia Europea, che dovrà chiarire quale sia la legge di riferimento in caso di rimpatri e richieste di asilo, tra quella italiana e quella europea. L'esecutivo ha, però, deciso di riprendere comunque i trasferimenti senza attendere la decisione della Corte UE, correndo il rischio di un nuovo stop da parte dei giudici italiani.
Ecco perché la mossa del Governo potrebbe essere decisiva.
Nella mattinata di oggi il Viminale ha fatto sapere che dopo le “operazioni di valutazione delle condizioni delle persone intercettate”, sono 49 i cittadini stranieri imbarcati a bordo della nave Cassiopea per il trasferimento nei centri in Albania, dove saranno avviate le procedure di accoglienza, trattenimento e valutazione dei singoli casi.
Secondo quanto riferito dal Viminale, un dato significativo riguarda 53 ulteriori migranti che hanno presentato spontaneamente il proprio passaporto per evitare il trasferimento.
La nave - incaricata di trasferire i richiedenti asilo a Gjader e Shenjin, gli hotspot italiani in Albania - da 48 ore ormai staziona in rada in attesa di poter prendere il largo. Nelle ultime ore sono continuati gli sbarchi a Lampedusa e non si esclude che la nave della Marina Militare sia in attesa di imbarcare altri migranti. La partenza sarebbe comunque prevista per le prossime ore.
Molti dei migranti a bordo della nave provengono dall'Egitto e dal Bangladesh, un dato rilevante, poiché si tratta di due nazioni incluse nella lista dei "Paesi Sicuri" stilata dal Governo finita al centro del conflitto con i giudici. I magistrati della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, infatti, considerando i due paesi "pericolosi", avevano annullato i due precedenti trasferimenti, applicando le disposizioni della sentenza del 4 ottobre 2024 della Corte di Giustizia Europea.
La predominanza delle fonti giurisprudenziali rappresenta il nodo principale nel braccio di ferro tra Governo e Magistratura sull'operazione Albania. In linea generale, le leggi europee sono "superiori" a quelle dei singoli Stati, motivo per cui i giudici italiani avevano deciso di applicare la norma europea, bypassando quella italiana. Sentenze che il Governo italiano ha naturalmente contestato.
In primavera, la Corte di Giustizia Ue dovrà chiarire proprio questo aspetto.
Dal momento che la pronuncia della Corte di Giustizia Ue non è ancora arrivata, perché il Governo ha deciso di riprendere i trasferimenti, rischiando un nuovo stop?
Perché rispetto a due mesi fa molte cose sono cambiate, e l'esito di questa nuova operazione potrebbe segnare in maniera determinante il futuro dell'intera operazione Albania. Ma procediamo per gradi.
Negli ultimi due mesi sono accaduti diversi eventi significativi. Il primo è stato l'approvazione del Dl Flussi, contenente una norma che trasferisce ai giudici delle Corti di Appello le competenze a decidere in tema di immigrazione, sottraendole alle sezioni speciali dei Tribunali ordinari. A decidere, quindi, non saranno più i giudici del Tribunale di Roma.
La seconda novità è rappresentata dalle due sentenze della Corte di Cassazione che hanno affermato la competenza del Governo a decidere sui cosiddetti "Paesi Sicuri" per i rimpatri dei migranti richiedenti asilo. Tuttavia, la Corte ha stabilito anche che i giudici avranno la possibilità di disattendere le disposizioni governative qualora dovessero riscontrare rischi per l'incolumità del singolo migrante in caso di rimpatrio. Non più sentenze fotocopia, quindi, ma una valutazione caso per caso.
Due novità su cui il Governo potrebbe aver deciso di puntare, rischiando tutto.
I giudici delle Corti di Appello, infatti, potrebbero decidere di seguire la strada tracciata dai collegi di primo grado e riportare i migranti in Italia in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia Ue. Oppure potrebbero tener conto delle nuove indicazioni arrivate dalla Cassazione e convalidare il trasferimento.
Il Governo naturalmente spera nella seconda ipotesi, che gli permetterebbe di passare alla fase successiva del protocollo, ovvero il rimpatrio dei migranti coinvolti, segnando un importante punto a favore e forse cambiando il destino dell'intera operazione.
Potrebbe essere questa la scommessa di Giorgia Meloni?
Per saperlo, bisognerà aspettare, ma ciò che è innegabile è che con il terzo trasferimento in gioco, è il futuro dell'intera operazione Albania.
La parola passa quindi alle Corti di Appello, che si sono trovate con una patata bollente da gestire. Della questione si è discusso anche ieri durante la movimentata inaugurazione dell'anno giudiziario, dove sono state evidenziate le difficoltà legate all'aumento delle pendenze per i procedimenti di protezione internazionale.
Un allarme lanciato dal presidente facente funzione della Corte d'Appello di Bologna, Giuseppe De Rosa, e dal presidente della Corte di Appello di Milano, Giuseppe Ondei, che ha sottolineato:
La decisione del Governo di trasferire ai tribunali di secondo grado le competenze in materia non è stata concordata con la magistratura, ma è stata inserita in extremis con un emendamento nel Decreto Flussi, durante i giorni caldi dello scontro tra Governo e Magistratura.
Ecco una sintesi in 5 punti della vicenda: