28 Jan, 2025 - 15:05

59 anni fa il disastro di Brema, dove perse la vita l'intera nazionale di nuoto

59 anni fa il disastro di Brema, dove perse la vita l'intera nazionale di nuoto

Sono passati 59 anni da quel maledetto giorno: il 28 gennaio 1966 è una data che rimane impressa nella memoria dello sport non solo italiano, ma internazionale. Il disastro di Brema. In quella giornata un volo charter diretto a Brema si schiantò poco prima di atterrare, per problemi tecnici mai appurati completamente, decretando la morte di ben 46 passeggeri.

Il destino ha voluto che in quel volo ci fosse l'intera nazionale italiana di nuoto, insieme al suo allenatore, Paolo Costoli.

Disastro di Brema: corre l'anniversario

La nazionale italiana di nuoto si trovava in viaggio per partecipare a un meeting internazionale in Germania, a Brema. L'evento in programma nella città tedesca era una buona opportunità per i giovani atleti di dimostrare il loro talento sulla scena europea. Il volo Lufthansa partì da Francoforte senza che ci fosse alcun problema tecnico.

È probabile che l'aereo avesse incontrato, però, durante il tragitto, condizioni meteorologiche avverse, soprattutto alla fine del volo, nella fase di avvicinamento all'aeroporto di Brema. Tra le cause scatenanti una probabile combinazione di nebbia fitta e i problemi tecnici legati alle avversità climatiche, che complicarono ulteriormente l'atterraggio.

Furono poi le indagini successive a dimostrare che l'equipaggio ebbe difficoltà a mantenere la corretta altitudine durante la procedura di atterraggio. Le ricostruzioni indicano che l'aereo colpì il terreno a circa 500 metri dalla pista: l'impatto fu così forte che il mezzo esplose immediatamente, non lasciando alcun superstite.

Chi erano le vittime del disastro

Lo sport nazionale fu scioccato dalla perdita dell'intera squadra di nuoto, che lasciò un vuoto incolmabile. Gli atleti che viaggiavano su quel volo erano considerati tra i più promettenti del panorama internazionale, con ambizioni che non si fermavano solo a competizioni interne, ma che spaziavano anche a trofei internazionali, come le Olimpiadi e altre gare europee.

La figura dell'allenatore era già molto conosciuta e rispettata, quella di Paolo Costoli: si trattava di un uomo carismatico e professionale, e tutti erano certi che avrebbe dato un ottimo impatto alla nazionale, soprattutto grazie al suo approccio innovativo agli allenamenti e il suo impegno sociale nel promuovere questo sport all'interno dei confini italiani.

Nella squadra che avrebbe potuto avere un futuro roseo davanti a sé, si ricordano Daniela Samuele, giovanissima promessa dello stile libero, Carmen Longo, che aveva ottime referenze in rana, Bruno Bianchi, che oltre a essere un'ottima promessa era anche il capitano del team. Oltre a questi nomi anche Sergio De Gregorio, che avrebbe gareggiato in stile farfalla, Luigi Mannelli, un atleta versatile in varie discipline, Amedeo Chimisso, specialista nelle lunghe distanze e Franco Gallina, che stava pian piano affermandosi come uno dei più forti nel dorso.

Il lutto nazionale e l'eredita della squadra

L'incidente in Germania fece così tanto clamore, che la memoria della squadra non fu mai dimenticata: subito dopo il triste accaduto, infatti, oltre alla cerimonia di cordoglio, furono istituite decine di iniziative per ricordare le giovani promesse. Da tornei a premi volti a celebrare il loro contributo allo sport; tutt'ora, inoltre, numerose strutture e piscine in Italia portano il nome di questi atleti.

Oltre al ricordo di queste preziose figure sportive, l'incidente servì anche come punto di svolta nella sicurezza aerea in generale, e ne derivò un impegno per migliorare i protocolli di volo in condizioni meteorologiche difficili.

Rimane comunque una ferita aperta, anche a distanza di 59 anni dall'accaduto, un po' come l'incidente di Superga. Tutti eventi che non possono non turbare chi li ha vissuti indirettamente, e che lasciano sempre senza parole quando costano la vita a dei giovani ragazzi e a individui che stavano semplicemente svolgendo la propria routine.

La loro eredità è immortale, un monito per vivere ogni momento con passione e determinazione.

 

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Luca Liaci
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