05 Feb, 2025 - 17:13

Nordio e Piantedosi in Aula sul caso Almasri: "Non siamo i passacarte della Cpi, da loro un gran pasticcio"

Nordio e Piantedosi in Aula sul caso Almasri: "Non siamo i passacarte della Cpi, da loro un gran pasticcio"

Calorosi apprezzamenti dai banchi della maggioranza, interruzioni e insoddisfazione da parte delle opposizioni. Le comunicazioni di Carlo Nordio e Matteo Piantedosi in Aula, alla gran presenza del governo con l'eccezione della premier Giorgia Meloni, hanno cercato di chiarire i punti più controversi sulla vicenda del generale libico Almasri.

Anche se le opposizioni avevano chiesto di poter ascoltare il presidente del Consiglio, oggi 5 febbraio 2025 hanno potuto ascoltare la difesa del Guardasigilli e del titolare del Viminale, incentrata su un unico punto: la difesa della sicurezza dello stato italiano al di sopra di tutto, tanto da consigliare di organizzare un volo di stato per la "pericolosità del soggetto" (Piantedosi dixit).

C'è tempo anche per uno spaccato della presunta faciloneria della politica italiana, con Nordio che si è lamentato che l'atto della Corte penale internazionale (Cpi) sia consistito in 40 pagine non tradotte dall'inglese...

Nordio parla in Aula: "L'atto del Cpi è nullo"

Era tutto pronto per la diretta televisiva, prima messa in pausa e poi accettata a malincuore dai capigruppo della maggioranza, e alla fine si potrebbe dire anche che lo spettacolo ha riservato qualche sorpresa. I ministri della Giustizia e dell'Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, sono stati "tirati per la giacchetta" abbastanza a lungo dalle opposizioni da consigliare alla premier Giorgia Meloni un loro intervento in Aula.

Prima è stato il turno della Camera, e a seguire toccherà al Senato. Fra i deputati, però, gli stati d'animo sono molto diversi. Leghisti, forzisti e meloniani sono compatti nel ringraziare Nordio e Piantedosi per aver espulso dall'Italia un soggetto pericolo come il generale libico Osama Almasri Najeem, mentre nel centrosinistra si parla di "vergogna" per l'assenza del presidente del Consiglio a quest'importante evento.

Resta ben impressa nella mente l'immagine di Piantedosi e Nordio seduti ai loro posti, con al centro un posto vuoto: quello riservato a Meloni, che continua nella sua strategia di mandare avanti gli altri membri di governo e di accusare i giudici della Corte penale internazionale (Cpi) di aver combinato un "grosso pasticcio" nel loro mandato d'arresto.

Dal canto loro, il ministro della Giustizia e il capo del Viminale continuano a ripetere quanto detto nei giorni scorsi. Nordio però aggiunge alcuni particolari che sono subito balzati all'occhio dei suoi critici: innanzitutto, lui come ministro non è un passacarte e il suo silenzio è stato dovuto al ritenere le carte della Cpi piene di errori e inesattezze.

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La comunicazione della questura di Torino è arrivata al ministero ad arresto già effettuato. Il ruolo del ministro non è quello di passacarte. Non è un organo di transito delle richieste della Cpi, ma un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste, anche in contatto con gli altri ministeri e con le altre istituzioni e gli altri organi dello Stato.

Come titolare di via Arenula, Nordio si è poi sentito in dovere di mettersi subito in contatto con le altre istituzioni dello Stato: è reso così palese il fatto che, quantomeno, anche altre figure apicali del governo siano state messe al corrente che il 18 gennaio 2025 Almasri era stato arrestato a Torino.

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Tanto più la richiesta proveniente dalla Corte Penale Internazionale è articolata e complessa, tanto maggiore deve essere la riflessione, anche critica, sul suo procedere logico, sulla sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni cui perviene. Coerenza che manca assolutamente, è un atto, secondo noi, radicalmente nullo.

In punta di diritto, Nordio ricorda che presto vorrà chiarimenti su quelli che lui ritiene difetti tanto gravi da invalidare l'intero atto presentato dai giudici de L'Aia. Per lui inoltre è inammissibile che la prima richiesta di arresto sia arrivata sulla sua scrivania in inglese, per poi essere "integrata" nei giorni successivi sul sito della Cpi senza alcun avvertimento.

Piantedosi: "Nessun ricatto al governo"

Viene poi il turno di Piantedosi. La sicurezza altrui è il fil rouge del suo intervento, rendendo per lui palese che il governo non ha voluto sottrarsi al confronto in Aula con le opposizioni. Sono state queste, però, a far confusione con una lettura ideologica del materiale giudiziario a disposizione.

Come accaduto nel caso di Nordio, il titolare del Viminale ripete quanto detto nei giorni scorsi e che riguarda la sfera della sua attività. Nonostante le pressioni di Giulia Bongiorno, avvocato e senatrice leghista che si è incaricata della loro difesa dopo esser stato accusato di peculato, a riferire i fatti senza aggiungere alcunché, Piantedosi reitera il messaggio che dall'Aia sia giunta in Italia una richiesta di arresto per Almasri soltanto perché questi aveva attraversato a metà gennaio il confine italiano.

Il "cittadino libico", così come chiamato da Piantedosi, ha potuto quindi fare gran parte del suo tour europeo indisturbato, fermandosi poi a Torino per seguire una partita della Juventus. La conoscenza di Almasri, da parte del governo, si ferma qui: nessuno lo ha mai contattato riguardo alla gestione dei flussi migratori che partono dalla Libia.

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Merita di essere preliminarmente precisato e sottolineato che il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio.

Piantedosi sciorina date, nomi di persone intervenute, spostamenti di Almasri con la cadenza di chi sta spiegando a piccole dosi un argomento troppo difficile da capire a persone (le opposizioni) che già sono pronte a criticare a prescindere.

Come a prescindere, secondo l'ex prefetto di Roma, è stato l'assunto che dal Partito Democratico ad Alleanza Verdi e Sinistra, da +Europa al Movimento 5Stelle è arrivato sui rapporti tra governo e Almasri: nessuno in Libia ha pensato di usare i migranti per spingere l'esecutivo italiano a liberare subito il generale accusato di torture e crimini di guerra.

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Smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni.

Nessuno ha tradotto l'atto della Cpi?

Si parlava, nell'introduzione all'articolo, di "faciloneria della politica italiana". Uno dei punti più interessanti dell'intervento di Nordio è stato il fatto che al ministero della Giustizia sia arrivato un plico di 40 pagine totalmente in inglese, cosa che ha rallentato il lavoro del ministro prima dei suoi colloqui con altri colleghi e organi dello Stato.

Nessuno ha fatto in tempo a tradurre quelle pagine? Nordio si trova in difficoltà con l'inglese a tal punto che non sapeva cosa i giudici della Cpi gli chiedeva? 

In attesa di risposte, Nordio e Piantedosi si sono esibiti in uno spettacolo penoso secondo le opposizioni. Per il ministro della Giustizia, Almasri è stato "vittima" dell'accanimento giudiziario da parte dell'Aia, mentre per il capo dell'Interno il libico era tanto pericoloso da non poter essere detenuto in Italia e da organizzare subito un volo di Stato.

Il tutto può essere chiuso dalle parole di Piantedosi:

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L’espulsione di Almasri è da inquadrare nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Interventi di Nordio e Piantedosi in Aula: i ministri hanno difeso l'operato del governo sul caso Almasri, spiegando l'espulsione del generale libico come una misura per proteggere la sicurezza dello Stato. Nordio ha criticato la Corte Penale Internazionale (CPI) per errori nell'atto di arresto, mentre Piantedosi ha ribadito che il governo non ha ceduto a pressioni esterne.

  • Controversie con le opposizioni: le comunicazioni in Aula hanno suscitato forti critiche dalle opposizioni, che hanno lamentato l'assenza della premier Meloni e accusato il governo di giustificazioni contraddittorie. Le opposizioni hanno chiesto chiarezza sul motivo dell'espulsione e sulla gestione del caso.

  • Accuse di "faciloneria" e difficoltà burocratiche: Nordio ha lamentato che l'atto della CPI fosse arrivato in inglese senza traduzione, rallentando l'intervento del governo. Entrambi i ministri hanno respinto le accuse di errori e ricatti, sostenendo che la sicurezza nazionale fosse la priorità.

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Pasquale Narciso
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