14 Feb, 2025 - 15:45

Basovizza, FdI attacca il danneggiamento del monumento alle vittime delle foibe: "Atto ignobile"

Basovizza, FdI attacca il danneggiamento del monumento alle vittime delle foibe: "Atto ignobile"

A sole 48 ore dal Giorno del Ricordo, dedicato alle vittime delle foibe, ignoti hanno danneggiato il monumento che ricorda tutte le persone uccise dall'esercito titino jugoslavo a Basovizza (in provincia di Trieste).

Nella notte fra il 7 e l'8 febbraio 2025 sono apparse tre scritte in vernice rossa che sono state lette, da tutte le forze politiche italiane, come un oltraggio alla memoria non soltanto degli italiani giuliano-dalmati lì morti ma anche di tutta l'Italia. Si sono espressi in questi termini sia il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che la premier Giorgia Meloni.

La polizia ha avviato le indagini e sta cercando di stabilire l'identità delle persone coinvolte in questo grave atto vandalico.

Vandalizzata la foiba di Basovizza prima del Giorno del Ricordo

Ogni 10 febbraio si celebra, come indicato nella legge n. 92 del marzo 2004, il Giorno del Ricordo per onorare la memoria di chi rimase vittima dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle zone di confine fra l'Italia e l'allora Jugoslavia.

Una celebrazione che nel tempo ha diviso le forze politiche in due campi, con Rifondazione Comunista e altri partiti di estrema sinistra che vedevano nel Giorno del Ricordo un modo per portare una visione storiografica anticomunista.

A rinfocolare le polemiche sono state quelle scritte apparse nella notte fra il 7 e l'8 febbraio 2025 sul piazzale antistante il monumento. Tre frasi in vernice rossa e in lingua slava, che ricordano come Basovizza (in provincia di Trieste) non abbia nulla di italiano e, che anzi, dovrebbe tornare nelle mani slave: una è “Trst je nas” (Trieste è nostra), mentre la seconda è "Trieste è un pozzo".

La terza, infine, è "Morte al fascismo libertà al popolo” (“Smrt Fasizmu Svoboda Norodom”).

La portata violenta delle frasi non è sfuggita a nessuna delle parti in causa, dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza di Forza Italia ai consiglieri comunali di Basovizza. Alcuni operai, mentre erano arrivati lì per preparare il piazzale agli eventi del 10 febbraio, hanno notato le tre scritte rosse e allertato di conseguenza le Forze dell'Ordine.

La Digos di Trieste ha iniziato le indagini per scoprire l'identità degli autori di quest'atto di vandalismo.

Per alcuni politici la matrice del gesto è più che chiara: per esempio il vice presidente vicario di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon, ha ritenuto di indicare nelle forze e nei gruppi comunisti i possibili autori dell'atto da molti definito come "ignobile".

Per Speranzon l'episodio di ieri è soltanto l'ultimo esempio di un certo sentimento anti-italiano che ancora è presente in certe frange antagoniste che vorrebbero cancellare o minimizzare una pagina tanto dolorosa della storia d'Italia:

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Sono sempre più numerose le iniziative da parte di associazioni filocomuniste che mirano a ridurre la portata se non addirittura a giustificare le migliaia di omicidi perpetrati dai comunisti nelle terre istriano dalmate. Il clima d’odio diffuso da chi ha paura della Storia e del suo giudizio, avvelena la coscienza di chi si rende responsabile di simili gesti ed arma le sue mani sporche di rosso, colore della bandiera comunista tinta con il sangue versato da migliaia di inermi ed innocenti colpevoli solo di essere italiani.

Le reazioni politiche: "Gesto vigliacco e ignobile"

A rilasciare il maggior numero di dichiarazioni sono principalmente esponenti di Fratelli d'Italia: uno dei suoi maggiori esponenti, l'attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, aveva proposto insieme a Roberto Menia (entrambi ex esponenti dell'MSI), quel disegno di legge che poi è stato tradotto nel 2004 in realtà.

È principalmente nell'area politico-culturale della destra (anche di origine missina) che nel corso degli anni si è costruito tutto quell'armamentario dialettico che ha cercato, anche in tempi più recenti, di mettere sullo stesso piano non soltanto le vittime dell'Olocausto, ma anche chi è morto nelle terre contese fra Regno d'Italia e Jugoslavia in quanto italiano (e non soltanto perché collaboratore del regime fascista).

Naturalmente un gesto come il danneggiamento nei pressi del monumento di Basovizza (le tre scritte sono state ben presto coperte da un telo) non ha portato a dichiarazioni di condanna da parte di esponenti del centrodestra, ma anche del centrosinistra.

Ad esempio Anna Ascani, vicepresidente della Camera e deputata del Partito Democratico, ha auspicato che questo sfregio alla memoria venga al più presto sanato. Piero Fassino ha parlato di un "abisso morale" che è ben visibile dopo un episodio del genere, facendo quindi eco alle parole di Ascani:

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Le scritte ignobili comparse alla foiba di Basovizza, proprio nei giorni del ricordo, sono un'offesa alla memoria del nostro Paese, agli esuli e alle loro famiglie. Uno sfregio che merita la più ferma e unanime condanna.

Meloni: "Quest'atto non resterà impunito"

Dal lato del governo, si sono espressi diversi ministri e la presidente del Consiglio in persona. Alessandro Giuli, ministro della Cultura, aveva già programmato una visita al monumento quando è stato informato delle tre scritte vandaliche.

Dopo una visita al centro di documentazione multimediale, Giuli ha ricordato come nessuno riuscirà mai a "vandalizzare la verità" di un massacro compiuto a danni di uomini, donne e bambini italiani

La premier Meloni ha, in una nota, indicato che il valore della foiba di Basovizza dovrebbe esser protetto con il rispetto della preghiera e non arrivando a gesti così vili e volgari. L'anno scorso Meloni era arrivata a Basovizza per la cerimonia organizzata lì ogni anno, ricordando come sull'esodo giuliano-dalmata per anni ci fosse stato un vergognoso silenzio.

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La Foiba di Basovizza è un luogo sacro, un monumento nazionale, da onorare con il silenzio e con la preghiera. Oltraggiare Basovizza, per di più con scritte ripugnanti che richiamano a pagine drammatiche della nostra storia, non vuol dire solo calpestare la memoria dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare la Nazione intera. Ciò che è accaduto è un atto di gravità inaudita, che non può restare impunito.

FdI è d'altronde quel partito che tramite Lucio Malan, nel maggio 2021, aveva proposto una modifica all'articolo 604 bis per estendere il reato di discriminazione etnica e religiosa anche all'apologia o negazione delle foibe. Non se ne fece nulla, ma fu il segnale che si cercò di far passare per legge il tentativo di equiparazione fra le vittime della Shoah e quelle delle foibe.

In tal senso, le vittime italiane della Seconda guerra mondiale lo sarebbero state non perché coinvolte in azioni belliche o perché responsabili di massacri, repressioni e italianizzazione forzata verso la popolazione slava, ma perché erano proprio italiane.

Uno scarico di responsabilità che cercava di minimizzare le responsabilità di una popolazione, quella italiana per l'appunto, che non viveva da solo nei territori giuliano-dalmata.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Vandalismo a Basovizza: a pochi giorni dal Giorno del Ricordo, il monumento per le vittime delle foibe a Basovizza è stato danneggiato con tre scritte in vernice rossa in lingua slava, offese alla memoria degli italiani giuliano-dalmati.

  • Reazioni politiche e condanne: il gesto è stato condannato unanimemente dalla politica, con Fratelli d'Italia che parla di un atto "ignobile e vergognoso" e la premier Meloni che garantisce che non resterà impunito.

  • Indagini in corso: la polizia, supportata dalla Digos, ha avviato le indagini per identificare i responsabili, mentre la vandalizzazione del monumento è vista come un tentativo di negare e minimizzare la memoria storica delle vittime delle foibe.

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Pasquale Narciso
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