Tra un tour in Israele e una visita ai cantieri olimpici, Matteo Salvini ha anche trovato un momento per parlare della "grande sfida" del governo: il fisco. O meglio, la rottamazione delle cartelle esattoriali. Un'idea che ha trovato il sostegno compatto della Lega nell'odierno Consiglio federale.
Dietro l'apparente buon senso della proposta rischia di nascondersi una trappola populista: un fisco che perdona chi ha eluso, a danno di chi, come suo solito, ha pagato il conto. La "pace fiscale" vagheggiata da Salvini è davvero un aiuto alle casse statali o un regalo agli evasori fiscali?
Tra promesse elettorali e mancanza di risorse, la realtà però è una sola: non c'è pace per il fisco italiano, oscillante fra condoni e illusioni.
Si attendeva con un certo interesse il Consiglio federale della Lega, convocato con urgenza per oggi 12 febbraio 2025. Se tanti cittadini italiani e italiane sono distratti da Sanremo e dalle esibizioni dei cantanti in gara, Matteo Salvini invece no: fra un tour in Israele e una capatina ai cantieri per le Olimpiadi invernali del 2026, era tempo anche di mettere a fuoco la strategia leghista riguardo il fisco italiano.
L'intervento di #Salvini oggi sul #fisco pic.twitter.com/NwAL3VysT8
— Tag24 (@Tag24news) February 7, 2025
La nota al termine del consiglio non potrebbe essere più chiara: la Lega si mostra compatta nel seguire l'idea che Salvini vagheggia da un anno circa e che ha ripetuto in una recente conferenza stampa: permettere la rateizzazione delle cartelle esattoriali fino a 10 anni (in 120 rate), cancellandone tutti gli interessi e tutte le sanzioni.
Un colpo di scena, però, è contenuto giusto alla fine della nota. Giancarlo Giorgetti presiede il Ministero delle Finanze dal 2022 seguendo un proprio percorso che si potrebbe definire economico e non politico. Leghista, certo, ma da molti è stato notato come Giorgetti abbia fatto da "baluardo" nelle ultime leggi di bilancio contro le proposte economiche provenienti sia dalla Lega che da Forza Italia o Fratelli d'Italia.
L'appoggio del ministro delle Finanze alla proposta salviniana segue il copione del "si potrebbe fare, a patto che...": a patto che si trovino i circa 5 miliardi di euro che permetterebbero alle casse statali di non ritrovarsi con l'ennesima misura fiscale in cui ci va a perdere.
La rottamazione delle cartelle esattoriali porterebbe, secondo il leader leghista, alla pace fiscale. Un'espressione che pure si inserisce in quella visione portata avanti dalla premier Giorgia Meloni del "non disturbare chi fa", ma allo stesso tempo potrebbe ben presto scontrarsi con la realtà di un bilancio italiano gravato da molti oneri e debiti e che deve comunque adeguarsi ai nuovi parametri europei (distribuiti su 7 anni).
Prosegue il nostro impegno al Governo per la riduzione dell’IRPEF e la rottamazione delle caselle esattoriali.
— Forza Italia (@forza_italia) February 11, 2025
Con Forza Italia un fisco amico degli italiani. pic.twitter.com/AEla3CK3ev
Il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo in un colloquio con "Il Foglio" ha ricordato, dal canto suo, come la posizione all'interno di via Cernaia sia impostata sull'attenzione alla sostenibilità dei conti. Le affermazioni di Leo fanno il paio con quelle espresse, ufficiosamente, all'interno di FdI: una mano tesa a chi riscontra difficoltà con il fisco, ma allo stesso tempo il bisogno di non perdere risorse preziose.
Dal lato dei forzisti di Antonio Tajani le rimostranze sono simili, anche se poi cambia l'oggetto di difesa dei loro interventi economici. Se i meloniani puntano al cosiddetto "ceto medio", in FI si ricorda spesso la necessità di non inimicarsi i piccoli imprenditori o le partite IVA, che hanno spesso lamentato un carico fiscale troppo elevato.
La riduzione dell'Irpef o il taglio del cuneo fiscale sono misure che costano e che il governo ritiene di dover perseguire anche perché fanno riferimento a pezzi di elettorato che hanno portato al governo il centrodestra.
Volendo però difendere quei due punti, sarebbe la Lega a dover fare un passo indietro ma il Consiglio federale di oggi è servito proprio a Salvini per due motivi: il primo riaffermare la sua presa sulla leadership di partito in vista del congresso primaverile; il secondo riguarda il bisogno per la Lega di mostrare al mondo di non esser schiacciata fra i due alleati di governo.
ROTTAMAZIONE O TAGLIO TASSE AL CETO MEDIO?
— Luigi Marattin (@marattin) February 10, 2025
I populisti non avrebbero dubbi: tutte e due (e in più anche più soldi per la sanità, più soldi per la scuola, ecc ecc).
La realtà però è un’altra.
Ammesso - e assolutamente non concesso, visti gli ultimi dati sulla crescita del Pil…
L'adesione al concordato, che malignamente i leghisti addebitano come misura principalmente ai meloniani, è stata un parziale flop: ieri 11 febbraio, in Senato, un emendamento proposto da Fratelli d'Italia vorrebbe spostare di due mesi in avanti la scadenza per aderire alla seconda fase del concordato.
In un certo senso si cerca di fare necessità virtù ma il tema del fisco, considerato da Salvini "un'emergenza nazionale", genera in questi termini molto scetticismo non soltanto nelle opposizioni. I 5 miliardi per realizzare la rottamazione sarebbero a carico di tutti quei contribuenti in regola con lo stato, penalizzati economicamente e moralmente per le poche - se non nulle - penalità riservate agli evasori.
Allo stato, poi, converrebbe rinunciare agli interessi? La ricerca di soldi subito e senza troppi fronzoli porterà, per diversi analisti, a perdere la visione d'insieme del futuro economico italiano. Si ipoteca il futuro per garantire al presente un respiro sempre più corto: il gettito immediato, in altri termini, porta i contribuenti a far diminuire le basi imponibili dichiarate.
I condoni ripetuti non convengono allo stato e certamente non nel medio periodo: l'attitudine dei contribuenti a dichiarare correttamente i propri redditi scema non appena si ha notizia di qualche "colpo di spugna".
Proposta della Lega sulla rottamazione delle cartelle esattoriali: Salvini e la Lega propongono una "pace fiscale", che prevede la rateizzazione delle cartelle esattoriali fino a 10 anni, eliminando interessi e sanzioni. Tuttavia, ci sono preoccupazioni sul fatto che questa misura possa favorire gli evasori a discapito dei contribuenti onesti.
Difficoltà finanziarie e scetticismo: la proposta di rottamazione risulta problematica per il bilancio statale, con la necessità di trovare circa 5 miliardi di euro per evitarne un impatto negativo. Anche i partiti alleati, come FI e FdI, mostrano prudenza, insistendo sulla sostenibilità economica e sulle risorse disponibili.
Implicazioni economiche e politiche: mentre Salvini punta a consolidare la sua leadership e difendere gli interessi di imprenditori e contribuenti in difficoltà, gli analisti avvertono che misure come la rottamazione dei debiti potrebbero penalizzare il futuro economico del paese, diminuendo la capacità dello stato di raccogliere risorse in modo sostenibile.