13 Feb, 2025 - 20:04

Le canzoni della tradizione italiana rivisitate secondo il politicamente corretto

Le canzoni della tradizione italiana rivisitate secondo il politicamente corretto

Che fine farebbe la storia della musica leggera, quella popolare e quindi amatissima, se fosse giudicata secondo il codice del politicamente corretto del 2025? In un mondo dove ogni parola è sotto osservazione e le sensibilità sono sempre più sottili, le canzoni che un tempo sembravano innocenti potrebbero scatenare giganteschi polveroni mediatici e gli artisti potrebbero ritrovarsi nel bel mezzo delle ormai famosissime "shit-storm" sui social.

Come sarebbero le vecchie canzoni italiane se fossero scritte oggi?

Dalla misoginia al razzismo, dalle allusioni sessuali agli stereotipi di genere, molte canzoni che una volta ci facevano ballare e cantare potrebbero suscitare oggi un dibattito sulle parole e sui valori che trasmettono. Ecco alcuni esempi ironici di come cambierebbero questi brani, se fossero sottoposti alle sensibilità del politicamente corretto di oggi.

"Che bambola" – Fred Buscaglione (1955)

Nel classico brano di Fred Buscaglione, la frase "Le grido piccola, dai, non fare la stupida" sarebbe sicuramente considerata un esempio lampante di "cat calling", ossia molestie verbali nei confronti di donne incontrate per strada. La canzone, che una volta sembrava una dichiarazione di charme spavaldo, oggi verrebbe rielaborata per rispettare i diritti delle donne e per evitare qualsiasi tipo di oggettivazione. Ecco la nuova versione:

"Ti dico, dai, vieni qui, non fare la timida, stiamo insieme in modo rispettoso e consapevole."

Un po’ meno spontaneo, ma senza correre il rischio di essere tracciato di "machismo".

"I Watussi" - Edoardo Vianello (1963)

"I Watussi" di Edoardo Vianello, uscita nel 1963, è diventato uno dei brani iconici della musica italiana dell'epoca, grazie al suo ritmo coinvolgente e al modo in cui descrive il popolo Watussi. Tuttavia, due dei versi più celebri della canzone "...ci sta un popolo di ne*ri che ha inventato tanti balli, il più famoso è l'Alligalli" e "siamo i Watussi, gli altissimi ne*ri", risultano oggi decisamente offensivi e censurabili. Il termine "ne*ri", infatti, è considerato un epiteto razzista e offensivo, che oggi non viene più tollerato in alcun contesto. Inoltre Watussi è un termine improprio per indicare i Tutsi, un popolo presente in Ruanda, Burundi e Repubblica Democratica del Congo. La versione aggiornata del brando potrebbe quindi essere:

"Siamo i Watussi, un popolo di grandi tradizioni."

"Zingara" – Iva Zanicchi (1970)

Un inno alla passione che ha fatto sognare generazioni, ma che oggi non potrebbe passare inosservato. La celebre frase "Prendi questa mano, zingara" sarebbe oggetto di discussione. Secondo il politicamente corretto, dovremmo essere più inclusivi e, magari, evitare stereotipi. Ecco come potrebbe suonare oggi:

"Prendi questa mano, persona appartenente al popolo rom."

Un po' meno poetico, forse, ma decisamente più "sostenibile" da un punto di vista linguistico.

"Se mi lasci non vale" – Julio Iglesias (1976)

Julio Iglesias partecipò come ospite d'eccezione al Festival di Sanremo del 1978, cantando uno dei suoi più grandi successi "Se mi lasci non vale". Nel brano, l’autore esprime il suo dolore di fronte alla fine di una relazione. Però, con la consapevolezza attuale che ogni persona ha diritto alla propria libertà, il messaggio potrebbe suonare più o meno così:

"Se mi lasci, capisco, hai diritto a porre fine alla relazione quando vuoi. E mi assicurerò che la separazione sia consensuale e rispettosa di entrambi."

Un bel passo verso una conclusione adulta, ma un po’ meno drammatica!

"Colpa d'Alfredo" – Vasco Rossi (1980)

Il brano iconico di Vasco Rossi, che racconta di un uomo che vive nel rimorso e nella rabbia per l’amico Alfredo, contiene il verso “È andata a casa con il ne*ro, la tr*ia!”, che suona decisamente razzista e sessista per le sensibilità moderne. Questo testo, oggi, sarebbe sicuramente oggetto di censura e rivisitazione. Ecco come potrebbe apparire, se fosse riformulato in modo più rispettoso:

"È andata a casa con un altro ragazzo, che non giudico per la sua provenienza o il suo aspetto. Non giudico neanche lei, che è libera di fare ciò che vuole."

Un cambio radicale, meno incisivo, ma sicuramente "racism-free", oltre che rispettoso della libertà femminile di avere più relazioni senza per questo essere giudicata una poco di buono.

"Voglio una donna – Roberto Vecchioni (1992)

Roberto Vecchioni, un poeta della musica italiana, è sempre stato ammirato per la sua profondità artistica e il suo impegno sociale. Tuttavia, nella canzone "Voglio una donna", la sua visione di compagna ideale potrebbe risultare un po' troppo tradizionalista e stereotipata. La frase «Prendila te quella col cervello, che s'innamori di te quella che fa carriera, quella col pisello e la bandiera nera» potrebbe essere rivisitata per un approccio più aperto e rispettoso delle scelte individuali:

"Prendila te quella con la mente aperta, che s'innamori di te quella che segue i suoi sogni, quella che lotta per la giustizia e l'uguaglianza, con un carattere forte e determinato."

Il linguaggio sarebbe certamente più soft, anche se il senso della canzone non cambierebbe e potrebbe comunque urtare la sensibilità delle ultra-femministe.

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Daniel Moretti
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