Un gesto clamoroso e probabilmente deciso ben prima dell'occasione ufficiale, ma anche così resta ben chiaro il valore politico che Emma Ruzzon ha voluto dare alla sua "svestizione". Ieri 13 febbraio 2025 si celebrava l'inaugurazione dell'803° anno accademico all'Università di Padova, alla presenza della dirigenza dell'ateneo e alla rettrice e alla senatrice a vita Elena Cattaneo.
Ruzzon ha sfruttato, come accaduto anche negli anni passati, il discorso di inaugurazione per lanciare un messaggio potente all'attuale governo di centrodestra, così come in passato aveva denunciato le pressioni sociali e non che purtroppo spingono tanti studenti a suicidarsi.
Nel discorso di ieri la camicia nera che la presidente del Consiglio degli Studenti patavini si è tolta è diventata il simbolo di quella grettezza d'animo e di quel conservatorismo che attualmente in Italia rischia di sfociare nel ritorno al fascismo: in tanti sui social hanno celebrato o criticato le parole di Ruzzon.
Nata nel 2000 a Monselice in provincia di Padova, Emma Ruzzon è una delle figure più importanti della sezione patavina di Studenti per Udu e dall'inizio della sua carriera accademica si è spesa per migliorare le condizioni degli studenti dell'Università di Padova, anche tramite azioni dal forte impatto visivo.
Insieme ad altre persone Ruzzon si era accampata in tenda davanti alla sede istituzionale dell’Università per ricordare ancora una volta come sull’emergenza abitativa i passi avanti promessi dalla ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini non fossero stati sufficienti, nonostante i soldi presi a prestito grazie al PNRR e al programma NexGen EU.
Vergognatevi, basta repressione!
— Emma Ruzzon (@RuzzonEmma) February 25, 2024
Ecco come risponde sta sera Padova ai vostri manganelli! pic.twitter.com/6pAK0QM2zc
Un'attività, poi, che si è anche coniugata con un attivismo di sinistra e che comunque vuole salvaguardare l'ambiente universitario, rendendolo meno elitario ma soprattutto saldo contro gli attacchi da parte del capitale privato (specie quello che ha a che fare con lo sviluppo delle tecnologie militari) e le rimostranze di una certa area politica di destra.
Le manifestazioni studentesche a Pisa, Napoli, Roma e anche Padova erano state segnate da sconti con le Forze dell'Ordine, cosa che Ruzzon aveva giudicato come espressione di quella repressione del dissenso cercata dall'attuale governo di centrodestra. L'attività politica non ha però impedito alla giovane di laurearsi in Lettere nell'ottobre 2023, sempre all'Università patavina.
Tornando a ciò che è successo ieri 13 febbraio, Ruzzon non aveva di fronte come negli anni passati la ministra Bernini, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella o la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
C'era, come accennato, la senatrice a vita Elena Cattaneo, alla quale la giovane presidente degli studenti di Padova ha voluto ricordare come in Italia la libertà di pensiero e di ricerca, tipiche del mondo universitario italiano (che l'ha a sua volta ereditata dalle università protestanti prussiane), sia sotto minaccia: da parte di chi?
Di chi si ostina ad indossare la propria "camicia nera" e ne fa uno schema mentale e di agire (quasi un fattore di DNA, come disse il portavoce di AVS Angelo Bonelli nelle ultime celebrazioni del 25 aprile), di chi ritiene che esistano cittadini di Serie A e di Serie B, di chi a parole afferma che il confronto è importante ma sottostima e dileggia chi non è dalla propria parte o di chi pensa che nel fascismo "c'era uno straordinario spirito di libertà" (come affermato dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli).
Il video dell'intervento di Ruzzon è stato ricondiviso non soltanto dai media mainstream ma anche da diversi account su X, Instagram e Facebook. Subito c'è stata una divisione in due campi: nel primo si sono posti coloro i quali hanno concordato con il messaggio della ragazza patavina, nel secondo chi invece non si è trovato per nulla d'accordo con il suo grido d'allarme.
Orgogliosa che le nostre gloriose università statali sfornino ancora delle belle teste, che uniscono alla capacità di analisi e lettura del presente, il coraggio civile della denuncia. Ascoltate il discorso di Emma Ruzzon a Padova in rappresentanza degli studenti universitari https://t.co/TTbGR27SFs
— Monica Bergamaschi (@MonicaBergamas9) February 14, 2025
Il tono del discorso, ma soprattutto il gesto di togliersi la camicia nera in un'occasione tanto formale, hanno dato ulteriore forza al messaggio di fondo portato avanti da Ruzzon. Alcuni l'hanno accusata di essere la solita esponente di sinistra radical-chic invitata nei salotti di Augias o Formigli e che vede fascismo ovunque, altri l'hanno ringraziata per "averne dette quattro" a questo governo guidato principalmente da Fratelli d'Italia.
L’Inno di Mameli è il canto di un popolo che ha lottato per la sua libertà e la sua unità. Ogni parola racchiude la nostra storia, il nostro orgoglio, il nostro senso di appartenenza. “Fratelli d’Italia” è un richiamo all’identità e alla fratellanza di una Nazione che guarda… pic.twitter.com/U7IyiEAvE5
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) February 12, 2025
Gesto simbolico e politico di Emma Ruzzon: durante l'inaugurazione dell'803° anno accademico all'Università di Padova, Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli Studenti, ha usato il suo discorso per lanciare una critica forte contro l'attuale governo di centrodestra, accusandolo di minacciare la libertà di pensiero e di ricerca, con un riferimento alla "camicia nera" come simbolo di un pericolo di ritorno al fascismo.
Impegno politico e attivismo: Ruzzon, da sempre attiva in iniziative per migliorare le condizioni degli studenti, è anche impegnata in lotte contro l'emergenza abitativa e la repressione del dissenso, con una visione di sinistra e ambientalista. Ha anche denunciato le violenze contro gli studenti durante le manifestazioni.
Reazioni al suo discorso: il discorso e il gesto di togliersi la camicia nera hanno suscitato reazioni contrastanti: alcuni lo hanno visto come un atto coraggioso contro il governo, altri l'hanno criticata come sensazionalismo da parte della sinistra. Le opinioni sono state divise, ma il messaggio di Ruzzon ha avuto un ampio impatto sui social e nei media.