Doveva essere solo una tappa per raggiungere gli ottavi per l'Atalanta, la notte del ribaltone in cui i nerazzurri avrebbero dovuto fargliela vedere ai belgi, che all'andata erano passati in vantaggio con un rigore beffa inesistente. Ma questa volta non esistono errori arbitrali: il Bruges ha vinto meritatamente e ha schiacciato una Dea troppo umana, privata del suo talento.
Ecco che già nell'aria si respira la polemica sul nuovo meccanismo delle coppe europee, quello dei play-off, quello che si è rivelato essere un'arma a doppio taglio per le grandi squadre, che lottano per tutta la fase iniziale e poi vengono battute dalle terze della classe.
Chiunque abbia assistito ai play-off di Serie B potrebbe vederci delle analogie: si tratta di un sistema in cui, spesso, le squadre che hanno messo in campo tutto per raggiungere i primi posti in classifica vengono poi beffate agli spareggi da formazioni che si sono classificate al sesto o al settimo posto, disputando un campionato discreto, ma non eccelso.
L'Atalanta ha vissuto lo stesso film, e alla fine gli avversari si sono rivelati più in forma.
Una trappola pericolosa per gli uomini di Gasperini e non solo: anche il Milan è crollato in un match che sulla carta prevedeva ben altro. Dopo il brillante percorso nella fase a gironi, i bergamaschi sono stati presi a pallonate dai belgi, una formazione che prima della partita d'andata era nettamente alla portata sulla carta.
Il risultato riflette in realtà una tendenza crescente in tutte le competizioni europee dall'introduzione del nuovo regolamento: le squadre che offrono un curriculum migliore nella prima fase di "campionato" finiscono per affrontare avversari che, seppur meno quotati, arrivano agli spareggi con una mentalità imprevedibile, e ieri abbiamo avuto l'esempio.
Tra i vari match di campionato, recuperi e coppe, alla fine la spunta la squadra che sta meglio fisicamente e mentalmente, e la tattica passa in secondo piano. È una vera delusione per le squadre italiane, per cui ormai andare agli ottavi è quasi obbligatorio, vista la storia del nostro campionato.
La sconfitta dei nerazzurri ha messo in evidenza molte fragilità dell'Atalanta, che ritrova Lookman, ma perde Hien, un altro pilastro in difesa. Il primo tempo è stato quasi un incubo per la difesa dell'Atalanta, che è apparsa disorganizzata e lenta nel contrastare le azioni avversarie. Non sono mancate le occasioni in cui la squadra di Bergamo non abbia reagito alla pressione dei belgi. A Retegui è stato annullato un gol per un millimetro e Zappacosta ha colpito un palo.
Anche Mignolet, il portiere del Bruges, è stato impeccabile, respingendo qualsiasi tiro e scoraggiando il parco attaccanti di Gasperini: ecco che pian piano l'entusiasmo della squadra si è spento, lasciando spazio alle letali azioni offensive degli ospiti, che hanno punito la squadra di casa alle prime occasioni.
Come se non bastasse, è arrivata l'espulsione di Toloi nel finale per una reazione spropositata con l'avversario.
Il sistema degli spareggi ha colto impreparato anche il Milan, che è stato eliminato dal Feyenoord ieri sera e ora si ritrova con un pugno di mosche. Una partita di ritorno in cui i rossoneri non sono riusciti a incidere.
L'impressione è che, in questo genere di partite, sia mancata lucidità alle squadre italiane, sia fisica che mentale, forse dovuta agli elevati ritmi dei campionati. Sia per il Milan che per l'Atalanta c'è stata una carenza di concentrazione, determinazione e resilienza.
Ora tocca alla Juve di Thiago Motta cercare di portare a casa il risultato questa sera a Eindhoven contro il PSV. Ai bianconeri basta solo un pareggio: in tal caso ci sarebbero almeno due italiane a proseguire il percorso in coppa.