21 Feb, 2025 - 16:11

Fine vita, "De Grazia (Radicali): “Bene la Toscana, ora avanti per evitare disparità tra Regioni”

Esclusiva di
Tag24.it
Fine vita, "De Grazia (Radicali): “Bene la Toscana, ora avanti per evitare disparità tra Regioni”

L’approvazione, una settimana fa, della legge di iniziativa popolare "Liberi Subito" sul fine vita da parte della Regione Toscana ha riacceso un dibattito politico che, in realtà, non si è mai del tutto spento nel Paese, pur rimanendo irrisolto a livello parlamentare.

Sono trascorsi oltre cinque anni da quando la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di suicidio assistito, sollecitando il Parlamento a intervenire con una normativa specifica, che tuttavia non è mai arrivata.

Il tema dell’eutanasia continua tuttavia a essere considerato divisivo dai partiti di entrambi gli schieramenti, restii – per usare un eufemismo – ad assumersi la responsabilità di regolamentare un diritto riconosciuto dalla Consulta, oggi difficilmente accessibile a causa dell’assenza di una legge nazionale che garantisca percorsi di accesso chiari e uniformi in tutte le Regioni.

Fine vita, la Toscana riapre il dibattito

Ed è proprio per colmare il vuoto lasciato dall’assenza di una legge nazionale che diversi consigli regionali hanno iniziato a muoversi autonomamente. Il via libera della Toscana – prima regione in Italia ad approvare una normativa sul fine vita – potrebbe ora innescare un effetto domino, spingendo altre Regioni a seguirne l’esempio.

Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna hanno già avviato l’iter legislativo e stanno esaminando le proposte nelle commissioni competenti. In Lazio, Campania, Sicilia, Puglia, Liguria, Sardegna e Valle d'Aosta, invece, i disegni di legge, pur depositati, attendono ancora l’avvio dell’iter.

Nei prossimi mesi, la richiesta di un’accelerazione per dare finalmente attuazione alla sentenza della Consulta arriverà anche dalle piazze italiane. Marco Cappato, con l’Associazione Luca Coscioni, ha infatti annunciato due settimane di mobilitazione ad aprile, con il 5 come giornata fondamentale.

Radicali: “Bene Toscana, ora evitare disparità tra Regioni”

Tra i partiti che da sempre si battono per il riconoscimento del diritto al suicidio medicalmente assistito e alla libertà di scelta sul fine vita, ci sono i Radicali Italiani. Abbiamo discusso dell'iniziativa della Regione Toscana con Patrizia De Grazia, tesoriera del partito, per raccogliere il suo commento su questo passo storico:

È bello e significativo che la Toscana sia la prima regione ad approvare la legge per il fine vita: in questa terra, nel Granducato di Toscana, fu per la prima volta al mondo abolita la pena di morte. 

Tuttavia, dobbiamo ricordare come il voto del consiglio regionale non faccia che adempiere alle indicazioni date dalla Corte costituzionale nel 2019 e 2024. Mentre la Toscana compie un grande passo di civiltà, il Parlamento continua a non discutere del tema, nonostante la presentazione delle proposte di legge di iniziativa popolare, sottoscritte da centinaia di migliaia di cittadini italiani.

Se la legge in Toscana è una vittoria, il prossimo obiettivo è superare le disparità tra le regioni di Italia. Oggi un malato residente in Toscana potrà vedersi riconosciuto il diritto al suicidio medicalmente assistito, mentre quello di un'altra regione dovrà,  per far valere la propria volontà, rivolgersi al tribunale o recarsi in Svizzera, a proprie spese. Si tratta di una disparità intollerabile. Per questo saremo in piazza il 5 aprile”.

De Grazia: “Sul fine vita divisioni in tutti i partiti”

Nonostante i richiami della Consulta, negli ultimi cinque anni il Parlamento non ha mai legiferato sul fine vita. Neanche in questa legislatura, è stata ancora trovata una convergenza sui cinque testi presentati in materia di suicidio medicalmente assistito, un passaggio fondamentale per avviare la discussione e, infine, approvare una legge nelle due Camere.

Secondo De Grazia, questa paralisi è il risultato della tendenza dei partiti a evitare temi considerati divisivi:

"Questa stasi è dovuta proprio alla logica con cui si muovono i partiti: quando temono di non compiacere tutto il loro elettorato, preferiscono tacere, intervenendo solo quando sono certi del consenso. Ma questa dinamica non giova né ai partiti stessi né alla democrazia. Sul fine vita, poi, le divisioni attraversano tutte le forze politiche. Per esempio, la Lega ha sempre votato contro l’eutanasia: eppure al nostro fianco, nella raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare, c’erano anche consiglieri leghisti, oltre che di altre formazioni.”

Salvini apre al fine vita? I Radicali: “Servono i fatti”

Ecco perché, secondo De Grazia, l’apertura di Matteo Salvini sul fine vita – espressa attraverso i social – e le dichiarazioni di alcuni esponenti di Forza Italia rappresentano un segnale positivo, ma insufficiente se non seguito da azioni concrete:

"Come Radicali, parliamo con tutti e siamo sempre disponibili a cercare punti di contatto anche con forze politiche molto diverse da noi. L’obiettivo, però, è costruire un terreno comune che permetta di approvare le leggi senza ostacoli, attraverso un lavoro costante. Nel caso del centrodestra, spesso gli interlocutori cambiano posizione, rendendo il percorso più difficile. Accogliamo con favore le aperture di alcuni leader nazionali, ma in politica contano le azioni, non solo le parole.”

Perché fine vita non significa stop a cure palliative

Nel ragionamento della tesoriera dei Radicali, una delle questioni fondamentali è non contrapporre le cure palliative al fine vita, dato che questo è semplicemente un diritto fondamentale per garantire alle persone la libertà di decidere autonomamente del proprio destino: 

“Il tema suicidio assistito, ovvero la possibilità di scegliere se e come morire per mettere fine alle sofferenze determinate da una malattia irreversibile e una condizione fisica o psicologica disperata, riguarda persone che, purtroppo, sono destinate a morire comunque. Per questo, non si tratta di abbandonare i malati terminali o smettere di occuparsi di loro interrompendo le cure palliative. Semplicemente, si tratta di riconoscere il diritto di scegliere il proprio destino, garantendo alle persone la possibilità di decidere autonomamente.

Lo Stato non può ignorare un tema così delicato, né limitarsi ad affrontarlo solo quando un caso diventa mediatico. La politica deve assumersi la responsabilità di trattare questioni complesse, anziché inseguire il dibattito pubblico per qualche giorno e poi lavarsene le mani. Qui si parla di un diritto fondamentale: quello di essere proprietari del proprio corpo e di poterne disporre, anche nel momento in cui si sceglie di porre fine alle proprie sofferenze, congedandosi dai propri cari in serenità.”

Testamento biologico, ancora poca informazione

Il tema della libera scelta, è poi strettamente legato alla possibilità di sottoscrivere il testamento biologico, uno strumento che consente, in piena lucidità mentale, di indicare quali terapie si intende o non intende accettare nel caso di malattie e lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, tali da impedire una vita di relazione e costringere l’individuo a trattamenti permanenti con macchine e sistemi artificiali. Tema, questo, su cui vi è ancora scarsa informazione:

"Nonostante l’approvazione della legge nel 2017, pochissime persone in Italia sanno cosa sia il testamento biologico. Questo perché è completamente mancata una campagna informativa nazionale che guidasse i cittadini nella compilazione di questo documento. È un tema delicato, certo: nessuno vuole immaginare di trovarsi, un giorno, in uno stato di totale incoscienza. Spesso è un argomento tabù persino nelle famiglie.

Eppure, è fondamentale sapere che esiste la possibilità, sin da ora, di esprimere chiaramente la propria volontà su situazioni estreme, come la morte cerebrale. Fare informazione su questo tema è un dovere, e non può essere lasciato solo alle associazioni come la Luca Coscioni: deve essere lo Stato a farsi carico di questa responsabilità.”

Fine vita, la posizione dei Radicali in quattro punti

  • Il ruolo della Toscana e il dibattito sul fine vita
    La Regione Toscana ha approvato la legge "Liberi Subito", riaccendendo il dibattito sul fine vita in Italia. Il Parlamento, nonostante i richiami della Corte Costituzionale, non ha ancora legiferato in materia.
  • Effetto domino tra le Regioni e le mobilitazioni previste
    Altre regioni, come Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto e Lombardia, stanno già lavorando su proposte simili. Marco Cappato e l’Associazione Luca Coscioni hanno annunciato due settimane di mobilitazione per aprile, con il 5 come giornata centrale.
  • Le divisioni politiche e la posizione dei Radicali
    La mancanza di una legge nazionale genera disparità tra le regioni, costringendo alcuni malati a ricorrere ai tribunali o a spostarsi all'estero. I Radicali sottolineano le divisioni interne ai partiti sul tema e chiedono azioni concrete, non solo dichiarazioni di intenti.
  • Testamento biologico e informazione carente
    Il testamento biologico, introdotto nel 2017, è ancora poco conosciuto a causa della mancanza di campagne informative. I Radicali chiedono un maggiore impegno dello Stato per garantire ai cittadini la consapevolezza dei propri diritti sul fine vita.

 



 

AUTORE
foto autore
Federica Palladini
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE