I motivi della crisi del Napoli di Conte sono svariati, ma dopo il terribile mese di febbraio attraversato dai partenopei, inizia a saltare all'occhio un dettaglio importante: che fine ha fatto il Romelu Lukaku che abbiamo conosciuto a inizio stagione? Ci riferiamo al vero numero 9 che non solo si fa trovare pronto all'appuntamento con il gol, ma gioca benissimo spalle alla porta e fa salire la squadra, creando triangolazioni semplici ma efficaci per arrivare con due tocchi in porta.
Ecco, il giocatore che aveva portato il Napoli in vetta non è più lo stesso, e a risentirne è proprio il gioco degli azzurri. Se escludiamo l'assist per Raspadori nell'ultima partita contro la Lazio, il bomber non riesce più a trovare la via del gol, e questo è un grande problema per Antonio Conte, che fa del belga un vero e proprio perno della squadra.
Se escludiamo il gol siglato su calcio di rigore contro la Juventus (lo scorso 25 gennaio), il bomber belga non segna su azione dal 18 gennaio e, sempre su azione, ha segnato solo due gol negli ultimi due mesi e mezzo. La sua prestazione contro il Como è emblematica del momento di difficoltà che il giocatore sta vivendo in fase realizzativa.
Basti pensare che durante la gara disputata sulla laguna, il numero 11 azzurro ha toccato appena otto palloni in tutto il match: un dato allarmante per un giocatore chiamato a essere il punto di riferimento offensivo della squadra, come ha sempre voluto Conte.
In più, le difficoltà del Napoli nel creare occasioni pulite emergono sempre con più chiarezza. La squadra di Conte si affida quasi esclusivamente al recupero del pallone in zona avanzata per generare pericoli: un sistema che, alla lunga, non porta altro che a un dispendio di energia inutile e a un calo d'intensità in tutte le fasi del gioco.
L'attacco sterile che si ritrova ora il Napoli è certamente una conseguenza degli infortuni che hanno colpito il club campano, a partire da quello di David Neres e dalla necessità di Conte di passare alla difesa a tre per sopperire alle assenze non solo del brasiliano, ma anche di Olivera e Spinazzola.
Un cambiamento che sulla carta avrebbe dovuto dare più centralità al numero 11 e che invece lo ha reso nuovamente intrappolato e isolato nel suo reparto. Lukaku fatica ad attaccare in profondità, ma allo stesso tempo non si impone come punto di riferimento per i suoi compagni, risultando anche poco efficace nel gioco di sponda, che invece era l'aspetto che gli riusciva meglio.
Nonostante il mese di febbraio difficile, è chiaro che si tratta di un momento particolare per i partenopei, ma non decisivo. La lotta per lo scudetto resta aperta, e l'Inter è avanti di un solo punto rispetto agli azzurri, che non demordono. Il Napoli ha ancora tutte le carte in regola per giocarsi le sue chance fino alla fine: fondamentale sarà non solo ritrovare brillantezza morale e psicologica, ma anche adattare (compito di Conte) le risorse a un modulo che ora si rivela l'unico disponibile.
Conte dovrà fare di necessità virtù e recuperare uno dei suoi giocatori migliori: se Lukaku è al meglio, sta meglio tutta la squadra. Oltre al sogno tricolore, c'è un altro obiettivo imprescindibile da difendere, e si chiama Champions League, competizione che i partenopei vogliono tornare a giocare al più presto, dopo un anno intero senza coppe.
Una qualificazione alla massima competizione europea rappresenta, quantomeno, l'obiettivo stagionale prefissato dagli azzurri e almeno questo non deve essere disatteso.