Il governo Meloni ha adottato politiche fiscali per ridurre le tasse, come il taglio del cuneo fiscale e l'ampliamento della flat fax, ma i dati dell'Istat mostrano che nel 2024 la pressione fiscale è aumentata.
Il governo Meloni, quindi, ha davvero abbassato le tasse come dice di aver fatto? Una domanda solo apparentemente facile, dal momento che quando si tratta di fisco, due più due non fa sempre quattro. Capita così che gli stessi numeri restituiscano un risultato diverso a seconda dell’appartenenza politica di chi li legge, dando vita a interminabili dibattiti. Questi, oltre ad annoiare, confondono gli elettori, che alla fine non capiscono se quest’anno pagheranno più o meno tasse.
La risposta alla fine ha dovuto darla l’Istat che – dati incontrovertibili alla mano – ha stabilito che nel 2024 il Governo Meloni ha aumentato le tasse, anche se non per tutti, poiché le categorie che subiranno una maggiore pressione fiscale saranno quelle dei dipendenti e dei pensionati anche a causa di un fenomeno molto complicato chiamato ‘fiscal drag’.
Ecco, allora, cosa ci dicono i dati Istat e perché le misure del Governo, pensate per diminuire la pressione fiscale, hanno funzionato solo per alcune categorie di lavoratori.
L’Istat ha diffuso oggi – lunedì 3 marzo 2025 – i dati relativi al prodotto interno lordo (PIL) italiano nel 2024 da cui emerge un sostanziale aumento della pressione fiscale sui contribuenti.
Nello specifico, la pressione fiscale è aumentata di un punto percentuale rispetto al 2023, passando dal 41,4% al 42,6%.
In particolare le imposte dirette sono aumentate del 6,6% a causa dell’incremento dell’Irpef e dell’Ires, il che significa che i contribuenti – sia persone fisiche che imprese – nel 2024 hanno pagato più tasse dirette.
Lo stesso vale per le imposte dirette, che sono aumentate del 6,1%. Le imposte indirette sono quelle tasse come IVA e IRAP che vengono pagate sui consumi e la produzione e che pesano sui consumatori rappresentando un ulteriore aumento del carico fiscale.
Il dato dell'aumento della pressione fiscale emerge anche dal raffronto tra il dato relativo alle entrate totali della Pubblica Amministrazione e quello del PIL. Il primo è aumentato in misura maggiore, evidenziando un aumento della pressione fiscale sul contribuente. In sostanza lo Stato non ha incassato di più per una maggiore crescita economica, ma perché ha riscosso più tasse dai cittadini.
Il governo Meloni, tuttavia, continua a sostenere di aver abbassato le tasse. In effetti, in Manovra di Bilancio sono stati adottati provvedimenti che avevano l’obiettivo di diminuire la pressione fiscale come, ad esempio, il taglio del cuneo fiscale, la riduzione a tre delle aliquote Irpef e l’ampliamento della flat tax per le Partite Iva.
Misure che hanno come obiettivo la diminuzione delle tasse per i contribuenti delle fasce medio-basse. In realtà tali misure hanno portato un abbassamento delle imposte, ma solo per alcune categorie di lavoratori, mentre hanno portato a un aumento per altre.
Nel 2024, i contribuenti che hanno pagato più tasse sono stati i lavoratori dipendenti delle fasce medio-basse e i pensionati. Ciò è dovuto all’aumento dell’inflazione, che ha generato un fenomeno chiamato fiscal drag, che si verifica quando l’inflazione aumenta la base nominale, ossia il reddito imponibile, senza un vero aumento del potere d'acquisto degli stipendi.
In conclusione, il governo ha davvero messo in campo misure per abbassare le tasse che, però, alla prova dell’economia reale non hanno sortito gli effetti sperati. Sebbene alcune categorie abbiano beneficiato di riduzioni fiscali, altre hanno subito un aumento delle tasse.
In sintesi, le misure fiscali hanno avuto effetti contrastanti, con una riduzione per alcuni, ma un aumento per altri.