06 Mar, 2025 - 17:25

Riarmo, cosa ha deciso l'Italia? I partiti si dividono e Salvini attacca Macron e l’Europa

Riarmo, cosa ha deciso l'Italia? I partiti si dividono e Salvini attacca Macron e l’Europa

Il piano di riarmo europeo presentato da Ursula von der Leyen, noto come "ReArm Europe", ha suscitato un acceso dibattito in Italia, dividendo i partiti politici. Giorgia Meloni, è chiamata a decidere, ma la questione ha già creato fratture all’interno della maggioranza e dell’opposizione.

Cosa farà l'Italia, aderirà al piano di riarmo o si chiamerà fuori? Al momento non lo sappiamo, poiché, la presidente del Consiglio non ha rilasciato dichiarazioni riguardo la posizione che porterà al tavolo dei leader europei.

Il tema degli investimenti in armi e risorse destinate alla difesa è sempre stato un tema scomodo per entrambi gli schieramenti politici, ma nelle ultime ore si è trasformato in una ‘polpetta avvelenata’ capace di creare scompiglio tanto in maggioranza, quanto nell'opposizione.  

Il piano, che non richiede l'approvazione dei parlamenti nazionali, ha sollevato forti critiche. Mentre il Partito Democratico, la Lega e il Movimento 5 Stelle sono contrari, Forza Italia e Azione lo sostengono. Fratelli d’Italia, invece, non chiarito la propria posizione.

Il riarmo europeo, ecco perchè il Parlamento lo boccerebbe

Il tema del riarmo è diventato pericolosamente divisivo per coalizioni e partiti facendo saltare schemi e alleanze.

Il primo dato politico da evidenziare è che in Italia il partito ‘pacifista’ è quello che attualmente detiene la maggioranza in Parlamento. Se il piano di riarmo europeo dovesse essere votato, sarebbe bocciato sia alla Camera e sia al Senato.

Voterebbero per il ‘no’ il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, la Lega e Alleanza Verdi e Sinistra. Sarebbero favorevoli Forza Italia, Azione e plausibilmente Fratelli d'Italia.

La votazione, tuttavia, non ci sarà, perché Ursula von der Leyen ha scelto per il suo ReArm Europe uno strumento che non prevede l’approvazione dei singoli parlamenti, ma solo il voto dei leader nazionali. Scelta giustificata dall’urgenza del provvedimento, ma che di fatto scavalca gli organi decisionali nazionali.

Sarà Giorgia Meloni, in quanto presidente del Consiglio, a decidere la linea del Governo. Una linea su cui al momento non ci sono informazioni.

L'asse del 'no' Conte e Schlein e i mal di pancia Pd

Sul tema del riarmo si è ricreato, seppur a distanza, l'asse Pd-M5S con la convergenza dei due leader sulla stessa posizione.

Il 'no' di Elly Schlein al ReArm Europe ha creato una profonda spaccatura nel Partito Democratico. Un’ampia fetta di partito, infatti, non condivide la linea della segretaria che è stata interpretata come un voltafaccia all’Europa e all’Ucraina, per compiacere gli alleati di M5s e Avs apertamente schierati contro il piano di riarmo di von der Leyen. 

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“Confermo le critiche del partito democratico al piano di Ursula von der Leyen. Il Pd è fortemente a favore della difesa comune che andrebbe sviluppata con investimenti comuni che è una cosa diversa dal riarmo dei singoli 27 stati membri. Gli strumenti proposti sono molto più in centrati sull’agevolare la spesa di difesa nazionale che non sul creare le basi della difesa comune europea.”

Ha dichiarato Schlein che ha anche sottolineato l’intenzione di sollevare tali perplessità al pre-vertice socialista in programma oggi a Bruxelles.

La posizione della segretaria apertamente contraria al piano della von der Leyen è stata sconfessata anche dall’ex Commissario Europeo Gentiloni che oggi ha detto “penso che sia un primo passo, che vada nella direzione giusta”. 

Smentisce, invece, le voci di spaccature e divisioni, il deputato Matteo Orfini che sottolinea l'unità del partito intorno alla linea della segretaria.

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Nel Pd rispetto al solito abbiamo una posizione abbastanza condivisa. Abbiamo detto che questo piano non ci convince che riarmare i singoli paesi sia una soluzione giusta e efficace.

Nettamente contrario al piano di riarmo europeo è anche il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che ha definito il piano della Presidente UE ‘una follia’.

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È inimmaginabile che il Governo italiano possa arrivare a spendere 30 miliardi in armi, quando invece destina solo tre miliardi contro il carovita e il caro bollette. Tutto questo non lo permetteremo. La sicurezza si costruisce con la volontà di dar vita ad un tavolo negoziale e non alimentando una guerra. C’è soltanto la convinzione che si possa procedere al riarmo. Una completa follia”.

Contrari a nuovi investimenti in armi anche i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.

Salvini contro Macron: “Non metto il futuro di mio figlio nelle sue mani”

Diviso anche il centrodestra, dove Giorgia Meloni si è trovata a dover mediare tra i due alleati. Da una parte la Lega contraria alle ipotesi di riarmo e dall’altra Forza Italia che, invece, continua a sostenere il piano di Ursula von der Leyen.

Oggi, il vicepremier Antonio Tajani, ha detto di non condividere le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ieri aveva parlato di un piano di riarmo frettoloso e senza logica.

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“Quella è la sua opinione. Io penso che sia invece un buon piano che dovremmo applicare, vedere e studiare. Io lo sostengo, sostengo anche che non bisogna utilizzare i fondi di coesione, questo mi pare chiaro, non li useremo mai.

Il leader della Lega Matteo Salvini ieri aveva detto: "Se oggi avessimo un esercito comune, Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra".

Oggi, a margine di un evento alla Camera, Salvini ha rincarato la dose sul tema sottolineando che non metterebbe il futuro dei figli in mano al Presidente Macron, commentando il discorso fatto ieri dal capo dell’Eliseo in materia di riarmo.

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“Il futuro di mio figlio in mano a Macron e alle sue testate nucleari non ce lo metto.”

Ha detto Salvini, criticando duramente la posizione dell’Europa sulla guerra in Ucraina. Il riferimento è alla proposta del presidente francese di estendere la ‘protezione’ delle armi nucleari transalpine agli altri stati europei così da ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.

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“Io penso che l’Europa debba mediare e unire. Nel momento in cui sia Trump che Zelensky dicono sediamoci e parliamo di pace, noi dovemmo accompagnare questo processo. Se uno mi dice: sei disposto a investire soldi sulle forze armate italiane per pagare meglio e di più le nostre forze dell’ordine, per aver dispositivi di sicurezza interna più efficienti, io dico di sì.”

L’Italia è pronta al riarmo? La sintesi in cinque punti:

  1. Divisione politica in Italia sul riarmo europeo: Il piano "ReArm Europe" proposto da Ursula von der Leyen ha suscitato forti divisioni politiche in Italia, con partiti come il PD, Movimento 5 Stelle e Lega contrari, mentre Forza Italia e Azione lo sostengono.
  2. Esclusione dei parlamenti nazionali: Il piano non richiede l'approvazione dei singoli parlamenti, ma solo il voto dei leader nazionali, bypassando così le decisioni parlamentari, un aspetto che ha sollevato critiche sulla democraticità del processo.
  3. Contrasti nel Partito Democratico: La posizione della segretaria Elly Schlein, contraria al piano, ha diviso il PD, con una parte del partito che non condivide la sua linea, accusandola di opporsi all'Europa e all'Ucraina.
  4. Critiche da parte di Giuseppe Conte e altri: Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle ha definito il piano una follia, affermando che l'Italia non dovrebbe spendere enormi somme per armi mentre affronta altre difficoltà economiche interne.
  5. Tensione nel centrodestra: Nel centrodestra, Giorgia Meloni cerca di mediare tra Lega, che è contraria al riarmo, e Forza Italia, che lo sostiene. Matteo Salvini ha criticato la proposta europea, dichiarando che non metterebbe il futuro dei suoi figli nelle mani della Francia e del presidente Macron.

 

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Maria Rita Esposito
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