La recente critica della premier Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene ha suscitato un acceso dibattito politico e mediatico in Italia. Durante una seduta alla Camera dei Deputati, Meloni ha citato passaggi del documento del 1941, affermando: "Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia".
Un intervento che ha scatenato le reazioni delle opposizioni in Parlamento, ma ha anche aperto un dibattito nell'opinione pubblica che va avanti ancora oggi.
Sulla questione, è intervenuto a gamba tesa l'ex segretario di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti.
Ospite nella trasmissione "In altre parole" su La7 sabato sera, Bertinotti ha espresso una forte condanna delle parole di Meloni, affermando che, se fosse stato in Parlamento, avrebbe compiuto un gesto eclatante per sottolineare la gravità delle sue dichiarazioni.
"Io avrei lanciato alla Meloni un oggetto contundente, magari un libro. Mi sarei fatto cacciare e mi sarei autocondannato per questo gesto, ma sarebbe stato necessario. Serviva un gesto così clamoroso per far capire che si era oltrepassato il limite e che certe cose nel Parlamento della Repubblica italiana non possono essere ammesse".
Parole durissime dunque quelle dell'ex presidente della Camera che ha evidenziato come Meloni sia solita dividere i suoi interventi in due parti: quella istituzionale e quella provocatoria. Stavolta però, secondo Bertinotti, la premier ha davvero esagerato.
Il Manifesto di Ventotene, redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941, è considerato uno dei documenti fondanti dell'idea di un'Europa unita. La recente polemica attorno ad esso evidenzia come, a distanza di oltre ottant'anni, il suo contenuto continui a suscitare riflessioni e dibattiti sull'identità e sul futuro dell'Unione Europea.
Era considerato anche uno dei testi su cui si fonda la democrazia italiana. Lo era almeno fino a che Giorgia Meloni non lo ha stigmatizzato, facendo emergere una nutrita schiera di cittadini italiani che non si riconoscono nei principi contenuti in quel testo.